Così si vince…

Un anonimo, per noi, eletto della regione di Lipsia, Sven Giegold , un “gruene” di quelli tosti ci ricorda brevemente qual è stata  (e quale potrebbe essere anche per gli altri Paesi) l’alchimia giusta. Quella che ha permesso di portare una settantina di parlamentari “verdi” sulla collina del Parlamento Europeo a Bruxelles.  Una compagine, quella “gruenen”,  parimenti divisa fra uomini e donne con una media di età sotto i 40 anni, destinata ad essere – comunque – l’ago della bilancia delle future strategie europee. Sia entrando direttamente in coalizione con altre forze – comunque europeiste – sia rimanendo alla finestra, in funzione ben più “pesante” di quanto sia mai successo prima.

Fin dall’inizio della campagna elettorale i Verdi europei hanno sottolineato l’importanza di queste elezioni: “mai come quest’anno i nazionalisti minacciano il nostro continente in maniera così forte. In molti paesi si trovano a competere con l’obiettivo – dichiarato – di indebolire l’Unione Europea (UE) fino a distruggerla”; parole di una delle portavoci ufficiali, Ska Keller, anche lei eletta in un “laender” dell’ex Germania Orientale. Un refrain ripetuto in tutti gli ambiti possibili, magnificato con manifesti e, addirittura, stampato su fogli di carta riciclata utilizzata per fare la spesa nei “market a km zero”. Una percezione dell’importanza della partita, giocata con slogan azzeccati “solo in Europa possiamo migliorare” e – (per alcuni) fuori moda – come “nessuno deve restare indietro”.

Il loro manifesto riporta a caratteri cubitali “rinnovare le promesse dell’Europa” un impegno a cui non intendono venire meno. I temi che possiamo trovare agevolmente nel programma (per loro – sul serio –  “dirimente”) sono diversi così  come sono “varie” le anime del movimento verde. Chiedono (e per questo hanno ottenuto l’avallo di buona parte dell’elettorato vivo d’Europa) che l’Unione faccia ancora di più per la protezione del clima, per il lavoro vero, per tutte le tutele possibili. “Chi inquina deve pagare” come è stato detto, scritto, ascoltato (e trascritto in caso di “passi indietro) in tutte le occasioni possibili. E proprio partendo da questo obiettivo fondamentale, saranno in una settantina a chiedere  una tassa sulle emissioni di CO₂ senza compromessi e con tempi rapidi di realizzazione, anche con incentivi opportuni. Saranno sempre in una settantina a verificare il riciclo dei rifiuti, specie nel trattamento delle “materie seconde”, anche qui con opportuni incentivi a imprese grandi e piccole. Nella “politica agricola” hanno fatto presente che troppe sono state le deroghe (e i finanziamenti) per i grandi operatori dell’industria agro-zootecnica, mentre invece si dovrebbero rafforzare i piccoli agricoltori e premiare l’impegno per la biodiversità e la conservazione della natura. Parole che hanno colto nel segno, anche perchè riferite ai produttori piccoli (e medi) con impianti zootecnici caratterizzati dalla massima “gli interessi degli animali al centro”…  Altro “refrain” molto gettonato nella tornata elettorale appena terminata. Lo hanno scritto, detto, ripetuto in grandi consessi e talk-shows così come nei paesini più sperduti… E i risultati si sono visti.

In “politica economica” e in quella inerente il “sociale”, hanno dichiarato di voler  fare di più contro la dismissione delle aziende, specie quelle portatrici di tradizioni e “marchi” importanti per l’Europa. Ben inseriti nella trasformazione delle modalità di lavoro, nell’informatica, nella robotica ci tengono a mantenere la “centralità della persona”. Altro mantra scritto e ripetuto più volte. Sulle disuguaglianze e le ingiustizie non si è fatto altro che ripetere ciò che da trent’anni ricordano: libertà e diritti civili acquisiti (e nuovi) devono essere difesi e potenziati, non rimossi. Infine, le condizioni di vita tra gli Stati membri e all’interno dei Paesi dell’Unione dovrebbero trovare canali preferenziali di riequilibrio e collaborazione, non di scontro e di “erezione di muri”. Anche questo lo hanno scritto, detto e ripetuto. Sono stati ascoltati e hanno vinto.  Più volte è risuonata la frase “aiutiamo chi ne ha bisogno qui, nei Paesi di origine e ovunque” perché il mondo è uno solo e non ha senso tifare per questa o quella parte della Terra, come se ci fossero “amici” e “nemici”. Interessante, per esempio , ciò che ha detto Ska Keller nel suo comizio di chiusura a Berlino. Non una alzata di scudi a favore dell’Unione Europea contro tutti gli altri (Cina, America, Russia, Arabi ecc.) ma un appello alla responsabilità e alla riflessione: “Le multinazionali sottraggono all’Africa miliardi di dollari (11 miliardi di dollari sono stati sottratti all’Africa nell’arco del solo anno 2018), grazie all’utilizzo di uno tra i tanti trucchi usati dalle multinazionali per ridurre le imposte. Tale cifra, è sei volte l’equivalente dell’importo che sarebbe necessario a colmare il vuoto di fondi nel sistema sanitario di Sierra Leone, Liberia, Guinea, Guinea Bissau, tutti Stati in cui è presente l’ebola. Il nostro compito è quello di dare più responsabilizzazione agli abitanti dell’Africa, non un incentivo a continuare la predazione”. E ancora “Ben vengano i Cinesi, i Russi e gli Arabi (come gli Americani e gli Inglesi) se si pongono in una posizione di rispetto per le realtà locali, non ci cerchino se vorranno continuare ad usare l’Africa come un supermarket”. Su questo tema scottante, all’origine delle migrazioni in atto (anche se non ne è l’unica motivazione) si è cimentato anche Sven Giegold: “Nel 2018, l’ultimo anno di cui sono disponibili i dati, le compagnie multinazionali hanno evitato di pagare tasse per un ammontare di 40 miliardi di dollari statunitensi, grazie ad una pratica chiamata trade mispricing – nella quale una compagnia stabilisce prezzi artificiali per i beni e servizi venduti tra le proprie sussidiarie, al fine di evitare la tassazione. Con le corporate tax rates che hanno una media pari al 28% in Africa, ciò equivale a 11 miliardi di dollari statunitensi come entrate sotto forma di tasse”.  Una modalità circostanziata di esprimersi che si ritrova in decine di altri ambiti, proprio perché la “forma partito” in cui è strutturata la federazione internazionale “Verde”, al contrario di quella italiana, tiene conto dei dati scientifici più recenti e validati in campo economico, delle migliori  politiche sociali, ambientali e di tutela del lavoro. Oltre a mantenere  una “concretezza” invidiabile che ha portato, in passato , alla stesura comune e condivisa di piani “Grandi Opere” comprendenti  gallerie, tunnel, interventi su canali, fiumi, argini, imprese (anche  ardite) di recupero e valorizzazione. Giegold, a Lipsia il martedi’ prima delle elezioni, è arrivato a stimare in due milioni di nuovi posti di lavoro in tutti gli Stati dell’Unione per lavori, studi e interventi correlati alle “Grandi Opere Intelligenti” (1), così le ha definite, dimostrando nei fatti – e con le realizzazioni già messe in atto – che non si trattava di chiacchiere ma di realtà possibili.

Qui  in italia, invece,  siamo al solito balletto “Si Tav – No Tav” dimenticando che gli obiettivi per la “trasportistica” devono essere due: agevolare il traffico passeggeri su brevi, medie e lunghe percorrenze (pigiando sul concetto “più treno, meno auto”) e portare davvero il traffico merci da gomma a rotaia. Con una logistica appropriata, non condizionata dalle piccinerie della politica territoriale (vedi “querelle” fra diverse aree di scalo merci) e con scelte responsabili e, soprattutto, realizzabili. E’ la concretezza che ha premiato i partiti europeisti più accorti e attrezzati (tra cui i “Gruenen”) non l ‘ “annuncite” e, ancor meno, la condizione di guerra politica perenne. I cittadini votanti vedono, leggono, si documentano, si condizionano l’un l’altro (o vengono “condizionati”), sicuramente hanno una loro vita, loro abitudini e obiettivi…e non amano il chiasso e la polemica, specie se sterile. Se la proposta politica è “rumorosa”, indistinta e poco documentata , avremo sempre più astensione o, come si è visto, il rifugio nel “deja vu” del “nazional-popolare” e del “difendiamo il nostro orticello”. Ma quell’ “orticello” ha le ore contate. Solo una visione globale e mondiale con proposte concrete e raggiungibili potrà invertire la tendenza in atto.

(1) https://www.br.de/nachrichten/deutschland-welt/gruene-ziehen-mit-keller-und-giegold-in-den-europawahlkampf,R8zvbtA

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