Dialogo tra Carl Gustav Jung e il pirata John Silver su uno strano genere di oro

Su segnalazione del "civis" F. L. volentieri pubblichiamo un piccolo testo teatrale psicologico junghiano di Valeria Bianchi Mian e Annamaria Frammartino, due psicologhe junghiane, che per un convegno di “psicodramma” hanno immaginato un dialogo tra Jung e il pirata Silver, uno dei personaggi dell’”Isola del tesoro”.

Dialogo tra Carl Gustav Jung e il pirata John Silver su uno strano genere di oro

di Valeria Bianchi Mian e Annamaria Frammartino

Nel novembre 2019 a Torino si è tenuta una giornata di confronto tra psicologi che fanno uso del metodo dello psicodramma e psicanalisti junghiani, promosso da Wilma Scategni. Tra i testi teatrali, basati su una “full immersion” nella psicologia junghiana, c’è stato quello che segue, in cui si immagina un dialogo tra il fondatore della psicologia analitica e il più intelligente e ironico tra i pirati di “L’isola del tesoro” di Stevenson. Il pirata è interessato all’oro, ma l’oro che interessa Jung è l’”aurum philosophorum” della psicologia analitica, per lo svizzero descrizione traslata del cammino dall’Io al Sé. Ma anche il pirata, via via, risulterà più prossimo al Sé, di cui l’”aurum philosophorum” è per Jung simbolo, di quanto all’inizio si sarebbe potuto immaginare.

Il navigatore esperto è quello che allarga sempre il cerchio, che capisce che l’incertezza è l’unica certezza a disposizione.

(Long John Silver)

Personaggi

Caro Gustav Jung, analista

Long John Silver, pirata letterario

Narratore

NARRATORE – Siamo sul ponte della nave, di giorno. Jung apre gli occhi e si accorge di essere legato a un palo. Scricchiolio di legni. Una botte, una cassa. Sopra uno sgabello è seduto un pirata, intento a intagliare un pezzo di legno per creare una piccola scultura.

JUNG – Che cosa…? Ma… dove mi trovo? Dio, la mia testa …

SILVER – Eccolo qui, lo psicologo analista! Buon risveglio, dottor Jung! Benvenuto a bordo della Mammona, la nave più bastarda delle Indie Occidentali. Non datevi cruccio! Il vostro mal di testa passerà presto… non appena avrete bevuto un sorso di buon rum! Oppure, chissà, quella testa potrebbe alleggerirsi qualora voi siate così ben disposto a confessare il segreto dell’”oro perenne”, dando al qui presente capitano di ventura la possibilità di realizzare ogni desiderio e ritrovando così, s’intende, la vostra libertà. E state pur certo che io mantengo la mia parola.

J.UNG – Segreto dell’oro? Non capisco di che cosa parliate. Ma voi chi siete? (Si massaggia la testa, lamentandosi).

SILVER – Le presentazioni … Ma certo! … Facciamo gli inchini come si conviene nella buona società. Il dottor Jung vuole sapere chi sono io. (Si interrompe un attimo, si alza, fa un ironico inchino). Io sono Long John Silver, quartiermastro sulle navi pirata più famose della storia. Braccio destro e mente dietro la mente del crudelissimo Flint, nonché condottiero letterario di questo vascello d’assalto, scopritore di isole e di tesori scritti e narrati, zoppo come il diavolo perché senza una gamba … perduta per via di un piccolo e spiacevole incidente, a causa di una palla di cannone sparata a tradimento dall’infido Deval, ma sempre e ancora con àncora levata o gettata in porto… vivo! E che il diavolo mi salvi! … Ma diamoci del tu. Tra grandi uomini si possono lasciare da parte i convenevoli.

JUNG – Sto sognando? Sono qui con un pirata che esce dalle pagine dell’Isola del tesoro, con un’immagine perfetta dello “zolfo alchemico impuro”, del Mercurio venefico nel suo aspetto maschile? Che cosa vuole costui da me?

NARRATORE – I due si guardano. Long John ride. Pacca sulla spalla dello psicologo svizzero da parte del pirata.

SILVER – Che cosa voglio? Bella domanda. Dillo tu, Carl …! Che cosa desiderano i pirati? Una parolina che ha tre lettere e si legge allo stesso modo da sinistra a destra e viceversa…

JUNG – Una parolina? Un palindromo. Oh, beh… io so che i pirati ambiscono… all’oro…

JUNG e SILVER- (Gridano) ORO! Oro! È oro!

JUNG – I pirati vogliono tutto e lo vogliono subito. Ma “tutto” cosa? Che cos’è questa completezza alla quale i mascalzoni ambiscono? E i tempi? Come si fa a dire “subito” quando, per ottenere l’oro che non è del volgo (aurum non vulgi) occorre l’attesa del momento giusto?

SILVER – Adesso? Ora! L’oro che non è del volgo: quello che tu, caro Jung, indichi come inesauribile fonte di forza e libertà.

NARRATORE – Long John Silver afferma che Jung lo ha trovato, l’oro, e che nella sua opera, nonché attraverso le parole dei suoi seguaci – gli junghiani, appunto – lo psicologo svizzero guida le persone verso un ‘centro’, e che le invita a condursi anche da sole alla scoperta del Sé. Questo Sé, a suo dire, è come l’oro degli alchimisti. Sul tema dell’oro ha scritto molte pagine, Jung, e di certo Long John Silver le ha lette per cercare di capire come trasformare qualsiasi materia oscura “in ORO”, appunto. Dal piombo al gioiello, dal veleno alla cura, dalla merda alla Pietra Filosofale … ma che significa tutto questo simbolismo? Non si poteva di certo lasciare Jung lì a dormire nella sua torretta a Bollingen, su quel lungofiume silenzioso. Era necessario… prelevarlo!

JUNG – Rapito! … Ora ricordo! Mi avete rapito! Ma io, io stavo lavorando alla mia opera! Stavo scrivendo… oh, non ricordo più nulla… il Mysterium coniunctionis forse… Che mal di testa… (Rifiuta il rum offertogli da Long John).

SILVER – Io non mi agiterei, se fossi in te. I tuoi libri di alchimia sono al sicuro: Psicologia e Alchimia, Mysterium coniunctionis, e il Libro Rosso, naturalmente… Abbiamo tutti i tuoi testi … A me piace la letteratura. D’altronde, ho in dote la realtà dell’immaginazione. Robert Louis Stevenson, mio padre, era un uomo straordinario. Un viaggiatore, sai? (Silver è eccitato) Scrisse Elogio dell’ozio nel 1877 mentre cercava di curare i propri dolori viaggiando. Non si diede mai per vinto. Creò ME per curare sé stesso. Io nasco dalla mente di un grande artista!

JUNG – Sei il genio scappato dalla bottiglia. Sei il diavolo o lo Spirito della Santa Libertà?

SILVER – Santa Libertà, sempre! Tornando alle tue bozze, ecco… trovo che i tuoi libri siano molto interessanti. In alcuni punti – vedi qui per esempio … – illustri la corrispondenza tra l’alchimia e il percorso creativo che ogni uomo potrebbe compiere per andare verso quel famoso Oro/Sé. Tu sei come il mitico Paracelso, ma ancor di più come il Gerardus Dorneus che apprezzi, e che mise in luce l’aspetto interiore della ricerca. Però, alla fine… io voglio sapere come posso ottenere la Pietra Filosofale! Mi parli dell’oro, del fuoco che cuoce le materie, del giungere al centro, ed esprimi il concetto che, da un certo punto in poi, la ricchezza sgorghi copiosa e non si fermi più, vitale come la fontana dell’eterna giovinezza … Bene! Adesso tu sei qui e hai tutto il tempo per raccontarmi come possiamo creare io e te questo speciale oro. (Apre gli occhi, con espressione crudele). Conto su un bel bottino inesauribile, con rum in abbondanza … se vorrai …. Non per me, poiché io mi ubriaco di fantasia. Diciamo che io, essendo una leggenda, sono un po’ anomalo. Non ho mai avuto bisogno di rum. A differenza di Low, di Teach detto Barbanera, e di quelli della sua risma. Esseri umani. Pirati in carne e ossa. Ma l’oro! L’oro è un’altra storia. Quello fa gola a tutti. Agli spiriti e agli uomini. Andiamo, raccontami di come possiamo creare quanto ci occorre.

JUNG – Beh, anch’io… non è che…

SILVER – Oro! Che altro occorre per far felice un gentiluomo di ventura? Che altro? … Donne? Tu ne sai qualcosa, eh, Carl? … L’oro che fa felice me si chiama Libertà, e so che tu hai sì insinuato che la Libertà arriva quando una persona trova se stessa e impara a creare l’oro che non è del volgo. Ti ho tenuto d’occhio! E allora mi sono detto: “Lo porto con me per quel viaggio nel mare che – come sanno i tuoi alchimisti – è l’opera stessa”. Oro e rum sono più facili da spartire… delle donne. Tra amici, si intende… Lasciamo il rum e teniamo l’oro!

JUNG – Ma… non posso. Non conosco nessun segreto per creare l’oro… materiale… C’è davvero un equivoco! Si tratta di tutt’altro. Tu sei uno Spirito, non un essere umano. Sei un demone dell’animo, non un uomo che può individuarsi. Piuttosto, sei tu un potenziale elemento che si incontra sul cammino verso il centro, ma sei un elemento deviante fino a quando non comprendi il tuo valore. Ora devo andare, altro che oro! Ho i miei pazienti, la mia famiglia… devo rientrare assolutamente…

SILVER – Stai scherzando? So benissimo che ti interessa principalmente la ricerca, e la tua è una ricerca individuale. Individualità, oltre il collettivo. Individuazione, eh? (Sogghigna) Pensi solo per te, tu …, e fai bene. Che te ne importa degli altri, in fondo? Sei sempre stato un solitario. Anche a me importa poco della gente. Molto poco. Sono il daimon, io? È così. Sono la forza del singolo, la spinta che fa ripartire, che non si arrende. Vedi, di queste cose, di energia per andare avanti, sotto forma di Spirito, io ne ho fornita a tutti i gentiluomini di ventura che ho incontrato, più di quanto possa regalar loro una fiaschetta di rum.

NARRATORE – Al tramonto, i due sono seduti vicini sul cassero e osservano il Sole. La luna crescente si fa già bella dall’altra parte del cielo.

JUNG – Se tu sei l’energia del pirata e vero filibustiere, allora è molto meglio che ti allei a me. Mercuriale, Long John, sei un trickster, e sei zoppo come il diavolo, sei Saturno ma intelligente come Hermes … Tu Long John, dovresti liberarmi adesso… e fare di me un amico. Ci saranno di certo… junghiani… che un giorno parleranno di te e magari racconteranno questa storia. Narreranno di questa conversazione. L’oro che cerchi, sì, è proprio quello stesso meraviglioso individuo che puoi essere tu stesso quando un bambino, un ragazzo in vena di avventura, una donna o un uomo che si appassionino alle tue storie ti rendano vivo dentro loro stessi … O vuoi diventare materiale come chiunque non abbia vitalità? Silver, dunque tu somigli al Mercurio degli alchimisti. È con te che Stevenson ha saputo creare l’oro nella narrazione. Anch’io ho incontrato, sai, personaggi con cui mi sono confrontato a lungo e che mi hanno ispirato, con i quali ho conversato nel mio mondo immaginale: Filemone, per esempio, il vecchio saggio alato, nel Liber Novus. Libro rosso. Ma è un tipo decisamente diverso da te.

SILVER – Non so chi sia questo Filemone. Io ho fremiti indomiti. Ancora e sempre ho voglia di nuove avventure e dico “per Dio demonio!”, andiamo alla ricerca dei tesori, andiamo avanti per i sette mari, apriamo nuovi libri e scriviamo pagine di storia! E tu, Carl… hai anche tu dentro di te, dunque, il diavolo che non rinuncia mai, il filibustiere, alla voglia di viaggiare… e allora, sei un po’ pirata anche tu … Sai, io parlo da sempre come un libro stampato. Sono uno che sa il latino, bla bla bla. Ho studiato, eh, prima che a scuola mi prendessero a calci nel sedere perché andavo leggendo la Bibbia a modo mio – “Non avrai altro Dio all’infuori di Me” – Ah! Ah! Ah! … Dunque l’oro sono io stesso, in qualità di Spirito Pirata. E questo sapere può dare a chiunque la forza per viaggiare, per andare a cercare la fonte della giovinezza, la Pietra Filosofale, e tutte le ricchezze che descrivi quando parli di alchimia. È così?

JUNG – La ricchezza di cui parlo nei miei libri non è l’oro… materiale. È aurum, ma non aurum vulgi. Non è del volgo! Non può essere creato da tutti, questo oro. Non da chiunque! No! Ci vuole una spinta… speciale! Bisogna mettersi all’opera senza fretta, senza arroganza e privi di qualsivoglia ambizione materialista, ma solo perché si sente davvero la necessità di trovare sé stessi, la propria autenticità (che è “oro”). Occorre attraversare le varie fasi: cercare la Prima Materia, che è diversa per ogni adepto, ed è materia oscura che va adeguatamente preparata. È la feccia, l’escremento, il sangue e la carne, il piombo della nostra anima. Una volta trovata e resa idonea al percorso, ecco che la nostra Prima Materia attraversa la Nigredo, che è “morte”, o depressione psichica. Tutte cose che bisogna imparare operando con sé stessi, poiché si tratta di sentimenti. Non c’è fretta, nella morte simbolica, e poi, piano piano, nel nostro alambicco psichico, ove compaiono i colori, e dopo ancora l’Albedo. Il bianco è Unio Mentalis, un incontro che significa coscienza al di là del piano materiale. Capisci che si tratta di un discorso profondo …. Cosa ne vogliono sapere dell’anima i pirati di oggi, quelli interessati solo al guadagno, all’economia spicciola, allo sfruttamento delle persone? La Rubedo, ovvero la fase alchemica dell’oro, è un punto di arrivo simbolico che significa movimento interiore verso il centro. Ora mi capisci, Silver?

SILVER – Ti comprendo. Io non sono un pirata qualunque. Sono frutto dell’immaginazione di Stevenson, e sono uno che affronta la vita e il sangue, con un senso di giustizia che non corrisponde alle regolette sociali, alla giacchetta che tu stesso indossi, alle tazze di porcellana di Emma Jung, all’argenteria e alle poltrone di pelle nello studio. No, non c’è nessuno come il Sé. Non c’è nessuno come me. Non c’è nessuno come il Buddha, ma nemmeno come il Dio e il Diavolo. Non abbiamo eredi, noi, anche se tutti noi individualmente seminiamo oro. Ecco… mi stai svelando il segreto facendo in modo che sia io stesso a parlare. Sei furbo… dottore. L’oro che colgo da te è quello stesso fuoco che mi ha spinto a nascere dalla mente di mio padre: io, specchio di tutti i daimon, e a navigare oltre la carta per attraversare i secoli nelle anime dei piccoli e grandi lettori. Chi non conosce Long John Silver? Sono famoso, io. Ecco… il segreto dell’opera che rende la vita vera ed eterna è l’incarnazione dello Spirito libero e indomito nelle vite altrui, in carne e parola e narrazione, nel significato che con la nostra esistenza – vera o fantastica – trasmettiamo. Oro non è monete (necessarie a vivere, certo), denaro (idem), assegni (pure), bitcoin (e altre novità). L’oro non del volgo “è”.

JUNG – Il tuo creatore ha scritto anche la realtà dell’Ombra, con Mr Hyde. Pensa che prima di scrivere aveva sognato quella storia. Il tuo oro è dunque l’immaginazione.

SILVER – Ho cercato l’oro alla fine di un arcobaleno …

JUNG – Balzac scrive, nella Comedie Humaine: “… l’oro rappresenta tutte le forze umane; ho viaggiato ho visto che ovunque c’erano pianure e montagne. Le pianure annoiano, le montagne stancano i luoghi non significano nulla. Dunque conta solo l’oro”. Ma io la penso un po’ diversamente. Guardo a un altro oro. Povero per me è chi conduce una vita misera e senza anima. Il denaro profana, intossica, assorbe, rende dipendenti è… inferno. È tentazione, separazione diabolica, conflitto, vizio, degradazione. Per lui ti approfitti delle situazioni, traffichi, sfrutti, truffi, strumentalizzi, abusi, estorci, carpisci, spenni, mungi, spilli, spolpi, strangoli, dissangui, mandi in rovina!

SILVER – Così non è per me. Io provo piacere nello scorrere delle cose… è mio il viaggio. Sono il creativo, lo spirito della marea.

JUNG – L’oro non del volgo rende liberi… e se già si è lo Spirito della Libertà, come te, si può solo scoprire se stessi e riconoscersi.

Postilla.

SILVER – Ora lascia che il vecchio Silver ti dia un buon consiglio. Impara a raccontare storie. Impara a inventare e a mentire. Te la caverai sempre. Restar muto e non avere risposte è la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo. Sempre che tu voglia diventare un uomo, si capisce. Altrimenti non importa.

Opere citate

Carl Gustav JUNG, Psicologia e alchimia (1944), Bollati Boringhieri, Torino, 1972.

Carl Gustav JUNG, Mysterium Coniunctionis (1956), Bollati Boronghieri, Torino, 1991 (“Opere”, vol. 14)

Carl Gustav JUNG, Libro Rosso, Liber Novus (1913/1928 con poscritto del 1958, ma edito postumo nel 2009 e, presso la Bollati Boringhieri di Torino, 2010,

Björn LARSSON, La vera storia del pirata Long John Silver, Iperborea Edizioni, Milano, 1998. (In compact disc, Emons Italia, Roma, 2019).

Gian Piero QUAGLINO, “Sul buon uso del denaro” in I quaderni di Eduardo Descondo, Moretti & Vitali 2018.

Robert Louis STEVENSON, L’isola del tesoro (1883), tr. di P. Jahier, Einaudi, Torino, 1943.

Robert Louis STEVENSON, Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde (1886), tr. di C. Fruttero e F. Lucentini, Einaudi, 1996.

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