Come eravamo – Una breve presentazione

L’associazione politico-culturale “Città Futura”

e

in occasione dell’850° anniversario della nascita di Alessandria

presentano

Introduzione

di Pier Luigi Cavalchini

Viviamo in una città bellissima, al centro di un territorio pieno di storia e di luoghi incantevoli. Un’oasi temperata, con le giuste quantità di verde, alternate al giallo, al marrone, ai grigi dei campi, agli scuri delle città. Sotto un cielo sempre differente, a volte grigio, ma spesso (molto spesso) luminoso e con un azzurro profondo che notiamo solo al rientro da viaggi in terre lontane. Una città che sta cambiando composizione sociale, con un trend in discesa per quanto riguarda il numero di abitanti e in perenne, inesorabile, salita per quanto riguarda le percentuali di ultrasessantenni. Alessandria e il suo territorio saranno “altro” fra soli trent’anni, con il dieci per cento in meno di persone, e con il restante novanta progressivamente sempre più eterogeneo, con storie diverse che ci portano ai quattro capi del mondo. Un territorio con un nucleo abitato antichissimo, ben precedente il XII secolo delle cronache. A Villa del Foro, “frazione” di Alessandria si hanno resti accertati del VII secolo a.C. e, addirittura, tracce di presenze preistoriche risalenti al Paleolitico (con pietre scheggiate), così come è stato possibile rinvenire altri “segni” del Mesolitico nel “primo” Cristo, nell’area dell’antica fornace Testa. Di sicuro c’erano ponti in legno di una certa stabilità e robustezza sia sulla Bormida che sul Tanaro. E, strano ma vero, ben prima della mitica “fondazione”, probabilmente già in epoca romana, visto che l’attuale città si estende su parte di quello che era l’antico tracciato della Via Fulvia tra Derthona, Forum Fulvii (Villa del Foro) e Hasta (Asti), quella che “porta su” fino alle Alpi e poi alle Gallie.

Di quei tempi c’è rimasto poco… ma quel poco dovrebbe ricomparire, rifiorire, rinnovarsi, materializzarsi grazie ad abili ricostruzioni verbali o virtuali… anche perché la tecnica computerizzata ci permette, oggi, meraviglie.

Di solito, quando si vuole cercare qualche traccia “antica” in Alessandria, si ricorre al giro canonico “Santa Maria di Castello, Palatium Vetus, area della Chiesa di  San Francesco, area dell’antica Cattedrale, isolato del “Tinaio degli Umiliati” e area della Chiesa di San Rocco. Con qualche puntata nei due sobborghi posti ad est e ad ovest della città: Marengo e Villa del Foro. Ricordando, nei casi fortunati in cui si ha a che fare con “guide” degne di questo nome, che nei “campi” di Marengo – oltre ai resti napoleonici – sono stati rinvenuti meravigliosi “argenti” di epoca romana oltre a innumerevoli monete e che, nei pressi dell’antica Forum Fulvii sono state trovate, oltre a costruzioni di qualità, oggetti preziosi, monete e perfino un amuleto in oro con iscrizione greca che ci invidia mezzo mondo. Di Santa Maria di Castello, della Chiesa di San Rocco, del quartiere limitrofo di “Rezolia”, delle antiche porte stupidamente abbattute (tra cui quella storica del Comandante Ravanal), della bellissima antica Cattedrale tardoromanica rasa al suolo dall’insipienza combinata di famiglie nobili locali e della “grandeur” napoleonica, avremo modo di argomentare… “Come eravamo” è stato pensato apposta per questo. Una “finestra” del giornale “Citta’ Futura” sempre aperta su come si era e su come si sarebbe potuto essere. Sicuramente meglio con l’antico Duomo, con le mura milanesi restaurate a puntino e non abbattute “per far lavorare chi ritornava dal fronte nel 1919 (*)”. Senza dubbio in migliori condizioni se si fosse dato più spazio all’arch. Gardella o all’arch. Straneo o anche solo a Venanzio Guerci, mantenendo uno “skyline” adeguato e non irrimediabilmente rovinato da casermoni tutti uguali, più simili al “realismo socialista” che ad una città in naturale evoluzione. Una “finestra” con vista su quanto di bello è stato fatto in questi anni dalle associazioni di volontariato, da quelle che si impegnano per l’integrazione effettiva e per quanto è stato fatto per creare e mantenere lavoro e benessere. Una rubrica (la nascente “Come eravamo”) che potremmo definire meglio “come siamo” o come siamo arrivati ad essere quello che siamo oggi, che poi è lo stesso…

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