Fiat o Volkswagen?

Penso che tutti conoscano la storia di queste due case automobilistiche, la prima nata a Torino a fine ‘800, con una piccola società e in seguito monopolizzata dal Senatore Giovanni Agnelli. La seconda fu creata in Germania da Hitler nel 1934, poiché egli voleva realizzare appunto una “macchina per il popolo” come dice il nome e si affidò a grandi specialisti dell’epoca quali Ferdinand Piech e a Ferdinand Porsche.

Entrambe le ditte percorsero un grande iter produttivo, che le portò, a metà degli anni ‘60, ad essere non soltanto grandi produttori europei, ma addirittura a livello mondiale.

Per l’Italia di quegli anni la Fiat era semplicemente l’Automobile, quelli che tutti potevano comprare e potevano possedere, tanto è vero che il peso della famiglia Agnelli era tale da poter condizionare tutto, o quasi, in Piemonte e in Italia.

Ricordo, a titolo personale, i giovani ingegneri del Politecnico di Torino che venivano “prenotati!” dalla Fiat prima della laurea, in modo da poter mettere le mani su personale qualificato e tutto sommato non troppo costoso.

Poi, dopo l’epoca gloriosa degli anni ‘60 e ‘70, terminò il predominio della Tecnica ed iniziò quello della Finanza ed arrivò, non a caso, da Roma, Romiti, che doveva portare ad una razionalizzazione della produzione, un aumento dei profitti ed una internazionalizzazione della Fiat a livello globale come società di utili e non più soltanto come produttrice di automobili.

Sappiamo come è andata a finire, la Fiat non appartiene più all’Italia, fa parte del gruppo Stellantis e le decisioni globali vengono prese a Parigi e non più a Torino.

Un altro gioiello della produzione italiana che è stato venduto, o meglio svenduto, nel nome degli interessi superiori del Capitalismo.

Al contrario, la Volkswagen ha puntato tutto sulla tecnica, sulle macchine, sul fattore umano ed è attualmente il secondo produttore mondiale di automobili, con un fatturato che va dai 150 ai 200 miliardi di dollari.

Si è permessa il lusso di creare dei brand importanti in vari paesi, come la Skoda, nella Repubblica Ceca, ma soprattutto ha creato con l’Audi una supercar che è considerata una delle migliori vetture al mondo al pari di Mercedes e BMW.

Quindi le due case automobilistiche, quella italiana e quella tedesca, partite a metà degli anni ‘60 con una produzione simile, hanno creato due curve completamente diverse, quella italiana verso il basso, controllata com’è dai nuovi padroni francesi, quella tedesca più forte ed esuberante che mai, pronta a sfornare i modelli adatti a questo decennio ed ai prossimi.

Non vorrei fare la Cassandra del settore automobilistico, ma mi sembra che i dati di fatto, la Realtà, ci parlano di un ripiegamento economico, e non solo, dell’Italia, come se gli ultimi trent’anni fossero passati senza reali progressi.

Certo, coloro che occupano i seggi al Parlamento possono parlare e proporre un futuro di progetti mirabolanti, spesso assurdi, mentre la realtà vera, dura, ci riporta alla competizione con i paesi che hanno saputo meglio organizzare la loro programmazione industriale.

E non occorre andare molto lontano dall’Italia…

Viator

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