Giorgia on my mind

La mia impressione su Giorgia Meloni, a parte le differenze politiche, è che si tratti di una donna sola al comando.
L’aspetto che più mi colpisce è appunto il suo voler raccogliere intorno a sé alleati, ma essere sempre sola.
Innanzitutto bisogna considerare che gli alleati sono Salvini e Berlusconi, i quali entrambi non brillano per un particolare filo-femminismo: Salvini è l’erede (non diretto) di Bossi, che sappiamo esser stato non particolarmente democratico a livello familiare, mentre di Berlusconi conosciamo benissimo la tendenza a crearsi un gineceo ovunque vada e dovunque disponga di una segretaria con annessa cassaforte.
Il re del Bunga Bunga non si smentisce e non si smentirà mai.
E poi, non dimentichiamolo, i due sono lumbard e non credo possano vedere di buon occhio una ragazzotta che proviene dal profondo sud ministeriale.
Se questi sono gli alleati, anche gli amici di partito, i confratelli, non le assicurano molta solidarietà, visto che Crosetto è attualmente impegnato a siglare contratti in favore dell’industria degli armamenti italiana (sic!) e l’ottimo La Russa, oltre a cercar di fare l’imparziale Presidente del Senato, è occupato giorno e notte ad abbracciare i suoi busti di Mussolini.
Gli pseudo oppositori politici sono ridotti al lumicino, ma schiamazzano, come galline nell’aia.
Letta ha ricevuto da Air France un biglietto di prima classe sulla tratta Roma-Parigi per andarsene definitivamente a costruire corsi di politica creativa in Francia, visto il “successo” in Italia.
Al Centro, vista l’irrequietezza di Renzi, non do per certa una lunga alleanza con Calenda, pingue Cicerone dei nostri tempi.
Quanto a Conte, non lo considero nemmeno, come ho sempre creduto non-esistente il M5S, sino dai primi vagiti del 2009 (i vagiti sono chiaramente le urla di Grillo).
Come vedete, la Meloni sembra combattere da sola e portare avanti da sola la sua linea politica, come una sorta di pulzella di Orleans, o, meglio, pulzella della Garbatella, per usare la porta di accesso alla Destra finiana.
In tale desolazione, non nego di provare personalmente, nonostante l’enorme differenza ideologica che ci divide, il muro di Berlino fra noi indistruttibile, una certa piccola simpatia, che non deve trarre in inganno, ma che si prova comunque per un essere umano che da solo porta avanti una battaglia per le sue idee.
Parafrasando il grande, immenso Ray Charles, potrei dire: “Giorgia on my mind”.
Giorgio Penzo

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