Il 1° maggio

Per tanti anni il 1° Maggio è stato un giorno molto importante nella vita dei lavoratori.

Ma in questo periodo di decadenza politica si tende a dimenticarlo, a farlo considerare come un fenomeno del passato.
Non è così.
Sia nei paesi capitalisti che in quelli socialisti è una data molto importante, che rappresenta il riscatto delle classi lavoratrici, dominate da sempre, per affermare con vigoria i propri diritti e la propria dignità.
Lo sventolio delle bandiere rosse voleva significare, in modo anche retorico, l’opposizione netta al padronato ed anche a quei governi che si inchinavano rispettosamente al capitalismo.
Però c’era un altro aspetto: l’affermazione del proprio valore, l’affermazione che il lavoro, comunque e dovunque, è fondamentale per la vita stessa degli individui.
Il lavoro per certi versi è una definizione dell’individuo.
In questo confuso mondo globalizzato, tutti i vecchi valori ottocenteschi e novecenteschi, rappresentati dal 1° Maggio, sembrano andare in fumo.
Secondo me, bisogna riutilizzarlo come arma potente contro coloro che ne vogliono smussare ed infine cancellarne il significato.
A livello nazionale, ritengo che con questa manifestazione bisogna ricacciare all’indietro le opzioni sovraniste, che puntano tutto su un discorso quasi autarchico e ne respingono i principi internazionali, che vedono nell’abbracciarsi di tutti i lavoratori di tutti i paesi un aspetto fondamentale e della civiltà.
C’è in Italia in atto un tentativo di questo genere e, senza sventolio di bandiere, senza dichiarazioni retoriche, bisogna che i lavoratori prendano atto che essi rappresentano, in un certo senso, il sale della terra e che devono essere costantemente affratellati con quelli degli altri paesi.
Il nazionalismo è il Male ed è l’autostrada verso il fascismo.
A livello europeo, ritengo che bisogna smetterla con questo bellum omnium contra omnes, per cui ogni paese europeo ha una posizione propria contro gli altri.
Sembra che sia ritornato il clima politico del 1914, all’inizio del primo conflitto mondiale, quello dei nazionalismi efferati.
E’ necessario che ogni paese, prima di criticare gli altri, eserciti un’autocritica severa verso se stesso ed impari ad Ascoltare gli altri, quello che possono dire e quello a cui possono contribuire.
Quest’Europa egoista ed allo sbando, che vediamo in questi giorni, è il risultato di una rivoluzione culturale mai realizzata, nel senso che i cittadini dei singoli paesi non hanno mai voluto diventare europei.
Sic et simpliciter.
A livello globale, bisogna che si incominci a comprendere cosa significa questa parola, globale, e convincersi che nella globalizzazione ci sono molti dati positivi, non solo negativi, ma per distinguerli, accettarli, farli propri, bisogna appunto esercitare un esame di coscienza su se stessi, una vivisezione culturale.
E’ molto più facile lasciarsi andare, lasciarsi cullare dai ricordi di una antica, grande civiltà piuttosto che vivere pienamente il presente, così irto di ostacoli.
A mio avviso, il 1° Maggio, oggi, deve essere tutto questo: un rispetto dei valori passati, un riconoscimento di quello che bisogna fare oggi, fisicamente ed intellettualmente, ed una prospettiva sul futuro che non sia come al solito sfruttatrice degli uomini e dell’ambiente.
Il 1° Maggio come celebrazione di un Homo Novus.

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