Intelligenza Artificiale con nubi all’orizzonte

Joseph E. Stiglitz, premio Nobel, economista e analista dei fenomeni sociali e del lavoro di fama mondiale ci dà qualche suggerimento su come approcciare quella che sarà una realtà sempre più presente e incontrovertibile del prossimo futuro.

Le stesse  Università, gli stessi Centri Ricerca con finanziamenti miliardari cominciano a frenare su tutto il comparto, riportando al centro la questione dei controlli e dei “limiti”. La  comunità di ricerca sull’IA ha, d’altra parte,  un ruolo fondamentale da svolgere in questo senso, imparando a condividere tendenze e scoperte importanti con il pubblico in modi informativi e attuabili, privi di clamore e chiari sui pericoli e le conseguenze indesiderate insieme alle opportunità e ai benefici. Il tutto, poi,  da ricondurre a protocolli ben chiari. I ricercatori di intelligenza artificiale stanno riconoscendo che la completa autonomia non è l’obiettivo finale dei sistemi di intelligenza artificiale….anzi. “La nostra forza come specie deriva dalla nostra capacità di lavorare insieme (fra umani e in condizioni “ibride”) realizzando più di quanto ognuno di noi potrebbe fare da solo.” (1). L’intelligenza artificiale deve essere incorporata in quel sistema a livello di comunità, con chiare linee di comunicazione tra decisori umani e automatizzati. Alla fine del processo sperimentale e nel momento stesso del pieno inserimento delle IA nei sistemi operativi consueti ,  “sarà possibile effettuare una valutazione partendo dal modo in cui ha dato potere a tutte le persone, non dall’efficienza con cui le macchine svalutano proprio le persone che stiamo cercando di aiutare”. (1)

Un fatto recente che fa riflettere…

Per la prima volta dagli anni sessanta, autori e attori di Hollywood sono in sciopero contemporaneamente. Una delle ispirazioni del movimento congiunto è l’ intelligenza artificiale (IA) generativa, termine con cui si indicano i programmi che producono testi, immagini, audio e video simili a quelli umani in modo più rapido ed economico rispetto agli artisti. Gli scioperanti temono che l’uso di strumenti d’IA generativa da parte degli studios sostituisca o svaluti il lavoro umano. Si tratta di una preoccupazione ragionevole: uno studio (2)

mostra che a causa dell’IA sono già stati persi migliaia di posti di lavoro, mentre un altro studio approfondito (3) stima che globalmente potrebbero essere automatizzati centinaia di milioni di impieghi.Se non controllato, questo sconvolgimento del lavoro potrebbe concentrare ulteriormente la ricchezza nelle mani delle aziende e lasciare ai lavoratori meno potere che mai.” . D’altronde il refrain è noto è fa parte del bagaglio tecnioco culturale di cui è portatore il prof. Stiglitz: “Il capitalismo senza freni, l’innovazione senza freni non portano al benessere generale della nostra società“. Questo è uno dei risultati della disarticolazione del sistema che ha tentato più volte di stigmatizzare. Lo sciopero dei lavoratori, come quello dei sindacati degli autori e degli attori che si stanno attivando in questi giorni, potrebbe rappresentare una limitazione all’automazione del lavoro. Anche la regolamentazione governativa potrebbe limitare la capacità dirompente dell’IA.  E Stiglitz , su questo e su diverse altre cose non si è fatto pregare ed ha rilasciato una corpora intervista al “Scientific America”… Ma prima dei detrasttori, vediamo cosa afferma chi sostiene senza remore particolari l’IA come agente primario di innovazione.

Cosa ne pensa l’Europa?

(4) Molto chiara la posizione europea espressa nel “Libro bianco sull’intelligenza artificiale Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia “. Nell’introduzione del documento si dice a chare lettere che “L’intelligenza artificiale si sta sviluppando rapidamente”. Cambierà le nostre vite migliorando l’assistenza sanitaria (ad esempio rendendo le diagnosi più precise e consentendo una migliore prevenzione delle malattie), aumentando l’efficienza dell’agricoltura, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento ai medesimi, migliorando l’efficienza dei sistemi di produzione mediante la manutenzione predittiva, aumentando la sicurezza dei cittadini europei e in molti altri modi che possiamo solo iniziare a immaginare. Non siamo noi a dirlo/scriverlo ma il circo europeo che abbiamo imparato a conoscere in questi anni.

Al tempo stesso, per onestà, il documento non dimentica di ricordarci che l’intelligenza artificiale (IA) comporta una serie di rischi potenziali, quali meccanismi decisionali opachi, discriminazioni basate sul genere o di altro tipo, intrusioni nelle nostre vite private o utilizzi per scopi criminali. In un contesto di forte concorrenza globale, è necessario un solido approccio europeo, basato sulla strategia europea per l’IA già ptresentata in Parlamento europeo ben sei anni fa .

Per sfruttare le opportunità e affrontare le sfide derivanti dall’IA, l’UE dovrebbe parlare con un’unica voce e definire il suo modo di promuovere lo sviluppo e la diffusione dell’IA basandosi sui valori europei. E su “questi valori europei” verranno spese una quarantina di pagine atte a ricordarci di cosa si tratta. Comunque, è ripetuto in varie occasioni: “La Commissione si impegna a favorire i progressi scientifici, a preservare la leadership tecnologica dell’UE e a garantire che le nuove tecnologie siano al servizio di tutti gli europei e ne migliorino la vita rispettandone i diritti. “  La stessa preoccupazione di Stiglitz. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato  un approccio europeo coordinato alle implicazioni umane ed etiche dell’intelligenza artificiale e una riflessione volta a migliorare l’uso dei big data per favorire l’innovazione. La Commissione sostiene pertanto un approccio normativo orientato agli investimenti con il duplice obiettivo di promuovere l’adozione dell’IA e di affrontare i rischi associati a determinati utilizzi di questa nuova tecnologia.

Non solo. Nell’ “Introduzione” si prova ad indirizzare tutto il processo in senso positivo. Dando risalto, ad esempio a frasi come “poiché la tecnologia digitale diventa una parte sempre più centrale di tutti gli aspetti della vita delle persone, queste ultime dovrebbero potersi fidare di tale tecnologia. “ Vero, in termini teorici. L’’affidabilità è inoltre un prerequisito per la sua adozione. “Si tratta di un’opportunità per l’Europa, dato il suo forte attaccamento ai valori e allo Stato di diritto, nonché la sua comprovata capacità di costruire prodotti e prestare servizi affidabili, sicuri e sofisticati dal settore aeronautico a quello energetico, automobilistico e delle apparecchiature mediche”. La crescita economica sostenibile attuale e futura e il benessere sociale dell’Europa si baseranno sempre di più sul valore creato dai dati. Almeno questo è quel che pensa la Commissione Europea.

Oggi, giusto per ricordarci come siamo piazzati,….la maggior parte dei dati riguarda i consumatori ed è conservata e elaborata in infrastrutture centrali basate su cloud. Un’ampia fetta dei dati di domani, ben più abbondanti di quelli di oggi, proverrà invece dall’industria, dalle imprese e dal settore pubblico e sarà conservata in vari sistemi, in particolare dispositivi di calcolo funzionanti ai margini della rete. Ciò dovrebbe aprire nuove opportunità per l’Europa, che avrà una posizione forte nel settore del digitale e delle applicazioni tra imprese (businessto-business), ma – si teme – avrà ancora  una posizione relativamente debole per quanto riguarda le piattaforme destinate ai consumatori.

Semplificando possiamo dire che l’IA è un insieme di tecnologie che combina dati, algoritmi e potenza di calcolo. I progressi compiuti nell’ambito del calcolo e la crescente disponibilità di dati sono pertanto fattori determinanti per l’attuale crescita dell’IA. L’Europa potrà, certamente,  combinare i suoi punti di forza industriali e tecnologici con un’infrastruttura digitale di elevata qualità e un quadro normativo basato sui suoi valori fondamentali per diventare un leader mondiale nell’innovazione nell’economia dei dati e nelle sue applicazioni, come indicato nella strategia europea per i dati. Potrà succedere e sarà solo su questa base che  l’Europa potrà  sviluppare un ecosistema di IA che consenta alla sua società e alla sua economia nel loro complesso di godere dei benefici apportati dalla tecnologia. … Giusto per curiosità, andiamo a vedere quali sono i vantaggi elencati nel documento…

  • i cittadini potranno usufruire di nuovi vantaggi, ad esempio una migliore assistenza sanitaria, un minor numero di guasti degli elettrodomestici, sistemi di trasporto più sicuri e più puliti e servizi pubblici migliori;
  • nello sviluppo delle imprese sarà possibile, ad esempio, avvalersi di nuove generazioni di prodotti e servizi nei settori in cui l’Europa è particolarmente forte (macchinari, trasporti, cibersicurezza, agricoltura, economia verde e circolare, assistenza sanitaria e settori ad alto valore aggiunto come la moda e il turismo);
  • i servizi di interesse pubblico potranno beneficiare, ad esempio, della riduzione dei costi di fornitura di servizi (trasporti, istruzione, energia e gestione dei rifiuti), migliorando la sostenibilità dei prodotti e dotando le forze dell’ordine di strumenti appropriati per garantire la sicurezza dei cittadini , con adeguate garanzie quanto al rispetto dei loro diritti e delle loro libertà.

Dato l’impatto significativo che l’intelligenza artificiale potrà avere sulla nostra società e la necessità di creare maggiore fiducia, è essenziale che l’IA europea sia fondata sui nostri valori e diritti fondamentali “quali la dignità umana e la tutela della privacy”. L’impatto dei sistemi di IA dovrebbe inoltre essere considerato non solo da una prospettiva individuale, ma anche dal punto di vista della società nel suo complesso. L’uso dei sistemi di IA può svolgere un ruolo significativo nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e nel sostegno al processo democratico e ai diritti sociali. Con le sue recenti proposte nell’ambito del Green Deal europeo , l’Europa è in prima linea nella risposta alle sfide legate al clima e all’ambiente.

Le tecnologie digitali quali l’IA sono fattori abilitanti fondamentali per conseguire gli obiettivi del Green Deal.

Tuttavia l’attuale impronta ambientale del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è stimata a oltre il 2 % di tutte le emissioni globali. La strategia digitale europea che accompagna il presente libro bianco propone misure per la trasformazione verde del settore digitale anche se, come abbiamo visto, non potrà essere questo il fattore di cambiamento. Gli strumenti di IA potranno – in ogni caso –  costituire un’opportunità per migliorare la protezione dei cittadini dell’UE dalla criminalità e dagli atti di terrorismo. Tali strumenti potrebbero, ad esempio, contribuire a individuare la propaganda terroristica online, scoprire transazioni sospette nelle vendite di prodotti pericolosi, individuare oggetti pericolosi o sostanze o prodotti illeciti nascosti, offrire assistenza ai cittadini in situazioni di emergenza e contribuire a guidare il personale di primo intervento.

Ci sarà, inoltre, una forte attenzione per l’impatto ambientale dei sistemi di IA durante il loro intero ciclo di vita e lungo l’intera catena di approvvigionamento, ad esempio per quanto riguarda l’uso di risorse per l’addestramento degli algoritmi e la conservazione dei dati. Sarà necessario un approccio comune europeo all’IA per raggiungere dimensioni sufficienti ed evitare la frammentazione del mercato unico. Ovviamente queste dichiarazioni di intenti fanno parte dei contenuti del documento europeo citato e ci auguriamo, sinceramente, che non restino lettera morta.

Ma la fede degli etensori europei è incrollabile e va segnalata: “Tramite un partenariato tra il settore pubblico e privato, l’obiettivo di tale quadro è mobilitare risorse per conseguire un “ecosistema di eccellenza” lungo l’intera catena del valore, a cominciare dalla ricerca e dall’innovazione, e creare i giusti incentivi per accelerare l’adozione di soluzioni basate sull’IA, anche da parte delle piccole e medie imprese (PMI); · gli elementi chiave di un futuro quadro normativo per l’IA in Europa, che creerà un “ecosistema di fiducia” unico.” A tal fine, deve garantire il rispetto delle norme dell’UE, comprese le norme a tutela dei diritti fondamentali e dei diritti dei consumatori, in particolare per i sistemi di IA ad alto rischio gestiti nell’UE. La costruzione di un ecosistema di fiducia è un obiettivo strategico in sé e dovrebbe dare ai cittadini la fiducia di adottare applicazioni di IA e alle imprese e alle organizzazioni pubbliche la certezza del diritto necessaria per innovare utilizzando l’IA. Il documento, un po’ più di duecento pagine, è citato in fondo e ai cultori dell’ “occulto europeo” lasciamo volentieri l’incombenza della lettura integrale.

Molti vedono l’ IA come una panacea…invece Stiglitz “mette in guardia”

Ora è venuto il momento di vedere cosa pensa veramente l’economista americano sulla questione. Abbiamo l’impressione che intorno all’ Intelligenza Artificiale girino molti interessi e qualcuno abbia già impegnato miliardi, intorbidando tutta la parte di ricerca…ma fose è solo una nostra impressione. Per cui ci affidiamo al parere dell’esperto. (5)

 

“L’IA generativa sta già sconvolgendo il mercato del lavoro. Molti copywriter [figure che si occupano di scrivere testi nell’ambito della pubblicità e del marketing, n.d.r.] sono stati licenziati a favore di programmi di generazione di testi come ChatGPT. IBM ha dichiarato che sospenderà le assunzioni per migliaia di ruoli che potrebbero essere svolti dall’IA. Ritiene che questa tendenza possa continuare?

Sì, penso di sì, ma non sappiamo fino a che punto. Ritengo che sostituirà le persone in lavori più di routine – lei ha citato il copywriting e il copy editing [la figura che si occupa della revisione linguistico-formale dei testi]. Laddove ci sono regole, l’IA è in grado di leggere un testo e verificare se queste regole vengono seguite. Rispetto a un essere umano potrebbe però non avere lo stesso occhio per le eccezioni, quindi ritengo che ci sarà ancora bisogno di un’interfaccia IA-essere umano: le persone useranno l’IA come strumento per aumentare la produttività.

Non credo che l’IA sia al punto in cui ci si possa fidare del suo intervento autonomo, ma penso che sia uno strumento molto potente per svolgere un’ampia gamma di lavori che comportano molta routine. Qualcuno ha addestrato ChatGPT sui miei dati e io stesso l’ho testata per vedere come avrebbe risposto a ipotetiche domande dei giornalisti. Ho inventato le domande e ho esaminato le risposte. Ritengo che a metà delle domande abbia risposto in modo perfettamente corretto. In tre di esse, invece, ha sbagliato completamente. Quindi credo che il mio punto di vista sia: l’IA non si potrà scatenare senza una forte interazione con gli esseri umani. Occorrerà controllare non solo la qualità delle risposte, ma anche se l’IA è vittima di bias, o se si è infilata nella “tana del bianconiglio” uscendone con risultati strampalati.

E la possibilità che l’intelligenza artificiale crei posti di lavoro? Potrebbe riuscire a compensare alcuni dei posti di lavoro che scompariranno nella nuova era dell’intelligenza artificiale?

No, non credo. Credo che si creerà una domanda di competenze diverse. Per esempio, l’IA è una scatola nera. E con questo intendo dire che nemmeno le persone che la creano capiscono esattamente come funziona. Per questo alcuni hanno ipotizzato che la gestione di un’IA potrebbe richiedere più competenze linguistiche umanistiche che matematiche. E potrebbe creare un cambiamento nel tipo di competenze che hanno valore nel mercato del lavoro. A mio avviso, almeno in molti settori, la produttività aumenterà abbastanza da far diminuire la domanda di lavoro. Si creeranno certo posti di lavoro, ma a mio avviso se ne perderanno di più.

Potremmo ritrovarci in una situazione in cui il lavoro realizzato dagli esseri umani è un prodotto di qualità superiore, così come alcuni consumatori sono disposti a pagare di più per maglioni tessuti a mano che per quelli fatti a macchina?

Sì, c’è una sensazione diffusa che i materiali generati da ChatGPT siano un po’ scontati. Ci sarà sempre una domanda di creatività. Penso che le aree in cui ci sostituirà sono quelle in cui, ora, non diamo molta importanza all’autore: penso a una newsletter o a qualcosa per cui non avrebbe troppa importanza se a generarli fosse stata una macchina. Non si tratta della qualità letteraria dell’informazione; vogliamo solo che sia accurata e che sia messa nella forma giusta.

Una grande rivoluzione del lavoro come questa avrà un impatto sulla disuguaglianza economica. Da persona che studia a fondo questo tema, come vede questi cambiamenti nel mercato del lavoro contribuire alla disuguaglianza sia nel breve termine sia per i prossimi anni?

Sono molto preoccupato. In un certo senso, i robot hanno sostituito il lavoro fisico di routine. E ora l’intelligenza artificiale sta sostituendo il lavoro di routine dei colletti bianchi, o non lo sta sostituendo ma ne sta riducendo la domanda. Quindi i lavori di routine dei colletti bianchi, credo, saranno a rischio. E ce ne sono abbastanza da avere un effetto macroeconomico sul livello di disuguaglianza. Ciò potrebbe amplificare il senso di disillusione: nei luoghi in cui si è verificata la deindustrializzazione, c’è stato un aumento delle morti per disperazione. Erano localizzate in luoghi particolari, ma questo lavoro di routine si verifica ovunque, cioè può essere rilevato in ogni ambito di lavoro.

Ora, questo comporta un vantaggio e uno svantaggio. Il problema è che tutto ciò può significare che ampie frazioni del mondo, o in particolare degli Stati Uniti, dovranno affrontare questa disuguaglianza. D’altra parte, se la nostra politica macroeconomica è corretta e creiamo posti di lavoro, i posti di lavoro saranno creati ovunque. Le persone non saranno costrette a spostarsi come avviene ora, dove i posti di lavoro creati sono nelle città costiere e quelli persi sono nel Midwest, nel Sud, nelle città industriali degli Stati Uniti. Quindi alcune delle disuguaglianze geografiche, che hanno giocato un ruolo importante nella divisione degli Stati Uniti, potrebbero non essere così gravi.

E vede qualche potenziale soluzione al problema della riduzione della domanda di lavoro dei colletti bianchi? C’è un modo per ridurne l’impatto?

Certo. Le raccomandazioni possono essere due: aumentare la domanda aggregata [la domanda di beni e servizi formulata da un sistema economico nel suo complesso, ndr] per mantenere l’economia più vicina alla piena occupazione e adottare politiche attive del mercato del lavoro per formare o riqualificare le persone per i nuovi lavori creati dall’IA. Con buone politiche distribuite, può darsi che le persone dicano: “Beh, il nostro tenore di vita è sufficientemente elevato, non abbiamo bisogno di tanti beni materiali”, e quindi accettino di avere più tempo libero; potremmo così passare a una settimana lavorativa di 30 ore. In effetti, il nostro prodotto interno lordo (PIL) misurato non sarebbe così alto come se avessimo una settimana di 35-40 ore. Ma il nostro obiettivo non è il PIL misurato, bensì il benessere. Potremmo decidere di passare a un equilibrio con settimane lavorative complessivamente più brevi e più tempo libero. E questo potrebbe essere uno dei modi per soddisfare l’aumento della produttività e dell’innovazione.

Come possiamo incentivare le aziende ad accorciare la settimana lavorativa accettando una riduzione della redditività complessiva?

Potrebbe esserci la necessità di ricorrere a una regolamentazione governativa, a causa della debolezza del potere contrattuale dei lavoratori, soprattutto negli Stati Uniti. Durante la Grande Depressione fu approvata la “legge sulle ore e sui salari” (il Fair Labor Standards Act del 1938), che limitava la settimana lavorativa a 40 ore. È stato molto tempo fa, e ora siamo in un mondo nuovo. Forse la cosa giusta è fissarla a 30 o 35 ore, con molta flessibilità, in modo che se le aziende vogliono far lavorare i lavoratori più di così, debbano pagare gli straordinari. Dobbiamo riconoscere che abbiamo creato un sistema in cui i lavoratori non hanno molto potere contrattuale. In questo tipo di mondo, l’intelligenza artificiale potrebbe essere un alleato del datore di lavoro e indebolire ulteriormente il potere contrattuale dei lavoratori, con il rischio di aumentare ulteriormente le disuguaglianze. Il governo ha il compito di cercare di indirizzare l’innovazione verso modalità che aumentino la produttività e creino posti di lavoro, non che li distruggano.

È interessante paragonare la rivoluzione dell’IA a eventi storici, perché sconvolgimenti come questo hanno spesso paralleli storici. L’impatto dell’IA è analogo a un altro evento?

Bisogna sempre stare attenti a fare paragoni storici. Alcune persone hanno fatto, credo, un’analogia sbagliata. Hanno detto: “Nei casi precedenti, l’innovazione ha creato più posti di lavoro di quanti ne abbia distrutti: le automobili hanno distrutto i posti di lavoro legati alla gestione di cavalli e carrozze, ma hanno creato nuovi posti di lavoro nella riparazione delle auto”. Non c’è una teoria che dica che deve essere per forza così. Credo che sia un modo pigro di leggere la storia: “In molti casi sono stati creati più posti di lavoro”. Ma non è inevitabile, e si può facilmente immaginare il contrario.

Nel complesso, si sente ottimista o pessimista riguardo alla situazione?

In generale, credo di essere pessimista per quanto riguarda la questione delle disuguaglianze. Con le giuste politiche, potremmo avere una maggiore produttività e una minore disuguaglianza, e tutti starebbero meglio. Ma si potrebbe dire che l’economia politica, il modo in cui la nostra politica ha funzionato, non è andata in questa direzione. Quindi, da un lato, sono fiducioso che l’IA possa essere fantastica, a patto di fare la cosa giusta. Ma la domanda è: faremo la cosa giusta nel nostro spazio politico? E credo che questo sia molto più problematico.

In quell’ “in generale credo di essere pessimista” c’è condensato tutto il suo pensiero, per cui non Andiamo oltre….Augurandoci, però, che I decisori politici (in Europa come negli States) tengano conto anche di chi – per lavoro – questi argomenti li tratta e approfondisce da anni.

.1. Stanford University: “Rapporto studio sull’intelligenza artificiale” . Marzo 2021.

https://ai100.stanford.edu/gathering-strength-gathering-storms-one-hundred-year-study-artificial-intelligence-ai100-2021-3

 

.2. (https://omscgcinc.wpenginepowered.com/wp-content/uploads/2023/06/The-Challenger-Report-May23.pdf      –  CHALLENGER REPORT MAY 2023 LAYOFFS JUMP IN MAY ON TECH, RETAIL, AUTO; YTD HIRING LOWEST SINCE 2016 CHICAGO, June 1, 2023 –) – U.S.-based employers announced 80,089 cuts in May, a 20% increase from the 66,995 cuts announced one month prior. It is 287% higher than the 20,712 cuts announced in the same month in 2022, according to a report released Thursday from global outplacement and business and executive coaching firm Challenger, Gray & Christmas, Inc. So far this year, companies have announced plans to cut 417,500 jobs, a 315% increase from the 100,694 cuts announced in the same period last year. It is the highest January-May total since 2020, when 1,414,828 cuts were recorded. With the exception of 2020, it is the highest total in the first five months of the year since 2009, when 822,282 cuts were tracked through May. “Consumer confidence is down to a six-month low and job openings are flattening. Companies appear to be putting the brakes on hiring in anticipation of a slowdown,” said Andrew Challenger, labor expert and Senior Vice President of Challenger, Gray & Christmas, Inc.

 

.3. Global Economics Analyst: “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth” (Briggs/Kodnani)  per Goldman Sachs https://www.gspublishing.com/content/research/en/reports/2023/03/27/d64e052b-0f6e-45d7-967b-d7be35fabd16.html  . https://www.gspublishing.com/

.4. Libro bianco sull’intelligenza artificiale Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia https://commission.europa.eu/system/files/2020-02/commission-white-paper-artificial-intelligence-feb2020_en.pdf

.5. (L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American” il 1° agosto 2023. L’impatto dell’IA sulle disuguaglianze sociali, il punto con Joseph Stiglitz di Sophie Bushwick/Scientific American

Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001,

 

Traduzione ed editing a cura di “Le Scienze”. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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