Kherson e Dunkerque

Le truppe ukraine si fermeranno al Dneper o continueranno in “terra cognita” fino ai confini ante febbraio 2022? Su questa domanda gioca abilmente il nostro amico Cesare Manganelli. Si limita all’analisi e all’osservazione, come ogni buon storico dovrebbe fare. Prova ad ipotizzare un confronto con la ritirata da Dunkerque a inizio seconda guerra mondiale e, probabilmente, ci azzecca. Ma il fronte è ampio. Il territorio delle quattro regioni dombassiane è pari all’intero nord Italia, segnato da fiumi, alture, centri sparsi di ogni genere, impianti industriali importanti e, soprattutto, centrali nucleari. Un vespaio difficile da gestire. La linea del giornale resta legata alle trattative, quelle che Putin, scioccamente (e, a posteriori, criminalmente) non ha atteso e che ha voluto forzare. Ora…centinaia di migliaia di morti, un territorio enorme devastato e le economie di mezzo mondo in sofferenza. Bella soddisfazione davvero. E grazie a Cesare che ci ha permesso di riprendere l’argomento (n.d.r.)

 

Le analogie storiche sono per la loro natura sempre inesatte ed imprecise, soffrono infatti la malattia della singolarità indistruttibile del fatto storico; è accaduto in quel tempo, in tali condizioni e con quei protagonisti. Ma nondimeno, qualche volta, forse raramente, possono servire a intendere meglio il presente e le sue ragioni di fondo, solo un semplice stimolo a ragionare sul presente che si sta già facendo storia.

Il recente annuncio della ritirata russa dalla testa di ponte di Kherson potrebbe essere semplicemente una presa d’atto di una condizione obbligata a fronte della continua pressione ucraina. Una iniziativa che quindi non gode di alcun grado di libertà, una scelta obbligata. Oppure una mossa propagandistica che ha il solo scopo di sbilanciare lo spiegamento delle forze attaccanti. Molto più realisticamente sarà la scelta militarmente corretta di non sacrificare truppe esperte intrappolate in una testa di ponte che non si riesce più ad alimentare. Una condizione simile alla testa di ponte di Napoleone a Wagram. Si tratta di una scelta dolorosa dal punto di vista politico, ma evidentemente giudicata non rimandabile dalla Stato maggiore russo, composto da militari nominati da Putin, ma sempre militari di carriera di un grande esercito. Forse si sono fatti sentire con decisione prima di essere travolti dagli avvenimenti. Se il quadro delineato è perlomeno verosimile – ritirata volontaria a fronte del pericolo di una catastrofe imminente – dobbiamo osservare con attenzione il comportamento degli ucraini. Se la loro azione sarà quella di cercare di annientare le forze russe in ritirata, bloccando i ponti e utilizzando ogni mezzo a disposizione sapremo con certezza che all’orizzonte non vi è alcuna ipotesi di un cessate il fuoco de facto coordinato dagli americani e dai russi, o che gli ucraini non hanno alcuna intenzione di fermarsi fino al raggiungimento dei loro obiettivi politici. Se invece la forze armate ucraine “accompagneranno” ed incalzeranno la ritirata russa senza tentarne l’annientamento, ma tutt’al più danneggiando le colonne in fuga, ci troveremo di fronte ad una “ipotesi Dunkerque”, cioè ad una mossa di de-escalation non dichiarata. Il messaggio mandato diventerebbe chiaro: “non cerchiamo di annientarvi nella ritirata, ci basta la grande vittoria politico-strategica di aver fermato e sconfitto sul campo uno degli eserciti più forti del mondo, ma adesso non ne possiamo più, non siamo in grado di reggere un inverno senza acque e luce.” Se questa fosse la sequenza effettiva emergerebbe con chiarezza, perché confermata dai fatti e non dalla propaganda, che “l’ipotesi Dunkerque” è il primo passo concordato nei colloqui russo-americani. Ovviamente non si deve scordare che Hitler sbagliò completamente nel consentire di fatto l’evacuazione dell’esercito inglese poiché a lui mancava completamente la visione dell’impero inglese nel mondo e la storia del rapporto storico fra Gran Bretagna e continente europeo ( per tre volte abbiamo salvato l’Europa dai tiranni , Luigi XIV, Napoleone e Hitler diceva Churchill ), ma in questo caso la de-escalation non dichiarata potrebbe essere un primo passo.

Cesare Manganelli

 

 

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