Le prime reazioni della Turchia sull’operazione militare in Siria

Le Forze Armate della Repubblica di Turchia, una settimana fa, hanno lanciato una nuova operazione militare, per via aerea, in diverse zone del nord della Siria e dell’Iraq.

Secondo Ankara si tratta di un intervento di “legittima risposta” attuato con l’intento di “colpire i terroristi che hanno compiuto l’attentato il 13 novembre a Istanbul”. Invece secondo le fonti locali sono stati colpiti anche diversi civili ed edifici non militari quindi si tratterebbe di “un’invasione”.

In merito a questo nuovo intervento militare anche in Turchia diverse realtà si sono espresse contro mentre altre hanno deciso di tacere.

In realtà non si tratta di una retorica nuova per il regime al potere in Turchia. Il nord della Siria ossia Rojava è una questione di sicurezza nazionale per via delle formazioni politiche e armate presenti sul territorio e legate direttamente o indirettamente all’organizzazione armata, PKK, definita “terroristica” dalla Turchia.

Dal 2016 ogni intervento militare avviato da Ankara è stato legittimato con questa motivazione. In un paese come la Turchia che possiede tristemente un passato ricco di genocidi, conflitti armati/sociali/religiosi/razzisti e immersa in una cultura militarista e nazionalista non è solo la coalizione di governo a cantare gli inni della guerra e promuovere le operazioni militari oltre il confine nazionale ma sono anche tanti altri partiti politici e non.

Tuttavia nonostante ciò e nonostante la sistematica limitazione della libertà di espressione, una parte della società civile si pronuncia ancora contro le politiche di guerra e lotta per consolidare la pace.

Una delle prime reazioni arriva dall’ex Primo Ministro, Ahmet Davutoglu, attualmente è il Presidente di un partito d’opposizione, Gelecek Partisi. Nonostante il forte confitto che c’è tra Davutoglu e la coalizione di governo, l’ex braccio destro di Erdogan ha espresso il suo sostegno con queste parole: “Auguro un successo alle nostre forze armate eroiche nella loro operazione oltre confine avviata contro la minaccia di terrorismo contro la nostra nazione”.

Poche ore dopo è arrivato il messaggio di solidarietà anche da Meral Aksener, Presidente generale di un altro partito d’opposizione, Iyi Parti. L’unica donna a guidare un partito all’interno della coalizione d’opposizione. Va ricordato che Iyi Parti è una formazione politica che nasce dalle costole dello storico MHP(Partito del Movimento Nazionalista, attualmente nella coalizione del governo). Aksener si è espressa con queste parole: “Auguro il successo all’esercito turco. Spero che tutto proceda come prevediamo e secondo le sensibilità del nostro popolo. E’ un periodo difficile, Allah renda più facile il vostro lavoro”.

Mentre invece da uno degli ex colleghi di Erdogan ossia Ali Babacan, attualmente il leader del partito d’opposizione DEVA finora non è arrivato nessun messaggio di sostegno e nemmeno di protesta in merito a quest’operazione. La stessa posizione è stata assunta anche dal principale partito d’opposizione ossia CHP.

A esprimere la sua posizione nettamente contraria all’intervento militare, tra i partiti parlamentari, è stato l’HDP, il secondo partito d’opposizione della Turchia: “L’attentato di Istanbul, frutto di un gioco losco, è stato utilizzato per bombardare il territorio settentrionale e meridionale della Siria. La coalizione del governo cerca di compensare la profonda crisi economica, per la quale non ha nessuna soluzione, attuando, fuori dai confini, delle strategie di conflitto. Nella giornata di lunedì, 21 novembre, l’HDP ha provato a organizzare vari presidi e proteste contro l’operazione militare, in diverse città della Turchia. La risposta della polizia è stata dura, almeno 73 persone sono state prese in detenzione provvisoria.

Un’opposizione dura è arrivata anche dal partito DBP: “La cultura delle guerre che cresce creando nuovi massacri e controlla ormai quasi interamente gli apparati dello Stato cerca di mantenersi in vita colpendo Kobane e Rojava”. Anche uno dei principali partiti extraparlamentari, EMEP, si è espresso contro l’intervento militare: “Le operazioni vanno fermate. È fondamentale vivere in pace con i popoli dei paesi confinanti. Dobbiamo far crescere una vita equa e libera a casa e per la pace e democrazia nella nostra area”. L’ESP è uno dei partiti che hanno dato vita all’esperienza politica dell’HDP e anche loro si sono espressi contro la guerra: “Tutte le forze di sinistra devono unirsi per creare una resistenza comune contro quest’operazione di occupazione”. SOL Parti invece è uno dei partiti extraparlamentari più importanti dell’ala socialista della Turchia, anche questo si è espresso in modo chiaro contro le politiche di guerra: “Le operazioni militari sono l’inizio della propaganda elettorale. La Turchia è diventata una base militare per colpire la Siria. Le politiche siriane devono essere ripristinate comprese quelle che hanno generato una forte crisi migratoria. Tutte le operazioni militari devono essere fermate e tutte le forze occupanti devono lasciare la Siria”.

Le reazioni contro l’intervento militare di Ankara in Siria sono arrivate anche dagli albi dei legali. In totale 16 albi si sono pronunciati attraverso una lettera dicendo: “Le operazioni militari causano altri morti. Nelle zone liberate dall’ISIS vivono prevalentemente i curdi che sono le zone attualmente colpite dalle forze armate turche. Come paese, abbiamo sperimentato per anni con grande dolore che la guerra, il conflitto e la violenza approfondiscono i problemi piuttosto che risolverli. Di cosa abbiamo bisogno oggi? Non si tratta di risolvere il problema organizzando operazioni militari in aree dove i curdi vivono intensamente, ma di fare pace con tutti i segmenti della società. È essenziale per tutti che la Turchia mantenga le sue relazioni con i popoli vicini osservando la pace. Individui, gruppi e popoli hanno il diritto di vivere in una pace indispensabile, giusta, sostenibile e duratura. La responsabilità per la protezione di questo diritto spetta agli Stati. A noi sottoscritti ordini degli avvocati spetta la difesa della pace contro la guerra. Consideriamo pericolose per la pace tra i popoli le operazioni che causeranno nuovi problemi piuttosto che risolvere i problemi nella regione, e continuiamo a cercare soluzioni politiche più pacifiche ai problemi invece di interventi militari da parte del governo”.

Gli ordini degli avvocati la cui firma è nella dichiarazione sono i seguenti: Ağrı, Batman, Bingöl, Dersim, Diyarbakır, Hakkari, Mardin, Muş, Siirt, Şanlıurfa, Şırnak e Van .

Foto di copertina. “Soldato al valico di Cizre tra Syria e Iraq” (copyright “Laboratorio Synthesis”)

 

 

 

 

 

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