Lavoro, territorio e Covid 19

“L’eccesso di pena, sorride”.

Queste parole di William Blake ben rappresentano – a mio sentire – la nostra realtà.

Un dolore infinito che, non sapendo più che pesci pigliare, si abbandona a un mortificante, disonesto, violento sorriso.

Ma non un sorriso disarmato, bensì un sorriso armato fino ai denti e che sa parlare solo di guerra, contro tutto e tutti.

Perchè sempre contro e non incontro ?

Guerra anche contro questo Covid 19, potente opportunità invece di riprendere in mano le redini dei nostri due cavalli imbizzariti, ridargli quiete e fiato per la nuova via sulla quale insieme incamminarci.

E’ di questa possibilità che si è umanamente dialogato domenica 1 maggio per via virtuale , un convegno “glocal” dove realtà locale e cosmica si sono pienamente tenute insieme, toccando i molti punti che potremmo portare in vita se davvero questa pandemia ci insegnerà qualcosa.

Non è mia intenzione riassumere i vari interventi, tutti interessanti e realizzati da uomini e donne che sanno tenere insieme mano-testa e cuore.

Non ho preso appunti e dunque vado per rammemoro, l’intervento di Finzi mi ha dato finalmente la prova di avere sconosciuti  fratelli di pensiero, siamo strangolati da una realtà tecnocratica e da un capitalismo neoliberista dai quali dobbiamo robustamente liberarci. Non ci sono vie di fuga, i “cul de sac” li abbiamo già toccati tutti, ora si tratta di cambiare la nostra vita.

Come scrive il poeta Rilke: “ poichè qui non c’è posto che non ti veda, devi cambiare la tua vita “.

E smettiamola di dire  imbecillità sulla parola “decrescita”, che Serge Latouche non ha mai detto felice; decrescita significa solo di non aderire più alla volgarità della crescita, a quello sviluppo infinito che non ha storia alcuna nell’umana natura. Siamo infiniti solo perchè “mai finiti”, sempre in trasformazione, sempre che la trasformazione la facciamo, e questa volta o la facciamo o il ramo che abbiamo già segato per il 99% si spezzerà definitivamente.

Il Covid 19 ci sta parlando chiaro, e ci sta parlando attraverso l’altro aspetto della realtà, quello simbolico, che noi abbiamo sprezzantemente esiliato e continuamente deriso. Ma, uomini e donne di poca fede, il simbolo è vivo e ci rende vivi, la realtà è anche – e forse soprattutto – simbolica.

Sapete che durante questa forzata chiusura non ci sono sogni importanti, come per esempio ci furono durante il disastro di Cernobil?

E l’interessante ipotesi che lo psicanalista junghiano Daniele Ribola fa è che c’è qualcosa in questo virus che fa parte inscindibile dall’inconscio collettivo stesso. Come dire che è l’Anima del mondo che non ce la fa più a sopportare la nostra protervia, il nostro narcisismo, la nostra paranoia.

Ci sta chiamando da tempo, ma la sentiamo o no???!!!

Noi non crediamo più nel Genius Loci, quello spiritello che è custode dei luoghi e che va onorato.

Noi illuministi l’abbiamo esiliato dai suoi luoghi e dalle nostre vite, ma lui è vivo ! E, se non viene onorato, si trasforma in drago e si sa quel che il drago fa.

David Quammen nel 2012 pubblico Spillover. Era un libro profetico ( come molti altri, inascoltati) , fatto di quelle profezie che l’umano sa fare quando tiene insieme tutte le sue dimensioni, e soprattutto quella profonda.

Spill-over, tracimare, andare oltre. Quando l’uomo va oltre il suo limite e invade regni non suoi, ecco che accade quel che è accaduto e che, se non ne prendiamo coscienza, tracimerà ancor più verso la catastrofe.

Alberto Rossetti ci ha diplomaticamente ma concretamente detto che la comunità europea non è in via di estinzione, ma invece sta cooperando affinchè lo spirito di servizio in cui fu immaginata e creata possa ancora fecondare le nostre vite, senza nazionalismi sterili, senza cori alle finestre o applausi, ma con quella coscienza storica e astorica che ci fa incamminati verso una terra sempre promessa, ma vivibile nel passo che dobbiamo compiere insieme.

Ma non pensate mai a quegli uomini chiusi nelle carceri per le loro idee di libertà, che hanno dato la vita per la nostra ?!

E che ne facciamo di questa libertà ? La invochiamo continuamente, ma ne abbiamo così paura, che la affidiamo a man troppo spesso inaffidabili.

Non è la felicità che l’uomo desidera, ma il potere e per il potere è disposto anche a perderla la felicità.

Mentre la cura è ritrovamento di una verità nascosta, dove la verità è ogni volta relazione e rivelazione,  è riallacciarsi alle nostre radici per scoprirle più variegate e più intrecciate di quel che crediamo; reale è ciò che agisce, così come la Parola è energia che crea realtà e saremo giudicati per le parole vane dette.

Dovremmo imparare dalla musica per infondere un sano ritmo alla nostra realtà, così come  il presente della musica contiene sempre il passato e il futuro, è necessario che il nostro passato rinasca nel presente e in questo presente sia atteso il futuro. Passato e futuro si condensano nella relazione del presente e per fare questo occorre fare silenzio. Il covid 19 ci ha forzatamente indotti al silenzio, anche se in troppi ancora stanno ancorati alledisoneste parole e immagini che i media trasmettono, proprio per coprirlo il silenzio e negare la sua possibilità salvifica.

Sto divagando, ma è stato proprio questo convegno a ridarmi la voglia di alzarmi e camminare !

Grazie a tutti quelli che nel giorno dei lavoratori hanno ri-dato onore a questa parola : Lavoro. Dignità umana di cooperare alla creazione, ognuno col suo talento, ognuno con la sua voce. E se manchiamo al nostro compito, ci sarà un buco nel corpo mistico del mondo.

Davvero possiamo parlare ancora di Lavoro? Ecco questa è la domanda che mi è sorta durante il convegno. La disumanizzazione in atto non sta forse  distruggendo quella sana forza umana che il lavoro porta con sè?  Il capolavoro dell’artigiano era anche la sua trasformazione, realizzata ” senza fretta, senza sforzo, col ritmo giusto , al momento opportuno.  Dobbiamo imparare da come il bocciolo produce il fioreper realizzare la bellezza umana ” scrive Raimon Panikkar, uno dei maggiori fautori del dialogo tra fedi, culture e tradizioni, e continua :”  la nostra cultura dovrebbe essere almeno tanto naturale quanto lo è la natura del fiore “.

E ancora le riflessioni di  Giancarlo Rossi e la sua militanza non armata e la storia della terra maremmana, storia che non conoscevo, come non conosco tante cose del pianeta che mi ospita, che ci offre gratuitamente un paradiso che sappiamo ignorantemente e quotidianamente disonorare.

Tanto ancora questo bel momento di riflessione mi ha dato, buon pane per il cammino che dovremo fare. Ah! se fossero questi i modi e i tempi delle nostre reti televisive! Questi gli interventi, pacati e in ascolto l’uno dell’altro, con la sapienza del vero sapiente, che sa di non sapere, ma è curioso . E’ la domanda che ci fa incamminati, di risposte siamo sazi.

La misteriosa lega de “Il pellegrinaggio in oriente ” del mio amato Hermann Hesse, ha proprio questo servizio, quello di farci partecipi di un grande viaggio, un viaggio che, pur in solitaria, non è mai in solitudine. Smettiamola di star seduti davanti ai mortiferi schermi, diventiamo ancora scardinatori, riappropriamoci della nostra straordinaria facoltà di immaginare, nuotiamo ancora contro corrente, togliamo dal rogo tutti i magnifici che ci hanno salvato e che ancora ci salveranno.

Come Etty Hillesum, ricontattiamo l’umiltà di inginocchiarci, si fa più vicino la parola dell’Angelo, più vicino anche la terra a cui torneremo, ma che ora dobbiamo tornare a onorare.

L’anima del mondo ci ha chiamato, e la nostra anima, inseparabile dalla sua, ha la sua morale che si contrappone determinatamente a quella comune. Lei non cerca vantaggi, ma consapevolezza, rischio, coraggio e trasformazione.

Sapremo ascoltare il suo richiamo ?!

Patrizia Gioia, domenica 3 maggio 2020 – Milano

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