Lettera aperta a Vittorio Feltri

Egregio signor Feltri,

la immagino quotidianamente alla ricerca tra le pieghe delle notizie del dettaglio, della sfumatura che riassuma il senso della giornata e dia senso all’incalzare del momento. E col tempo delle rotative che a sua volta incalza. Forse a volte senza neppure il tempo per riflettere che queste pieghe di inchiostro sono la vita delle persone.

Forse non avrà potuto trovare il tempo per leggere fino in fondo il mio post e non solo lo screenshot dei consiglieri leghisti.

A volte anche le fake news nascono così, con una certa dose di buona fede.

Oppure nascono “screenshottando” una parte precisa di un post, come hanno fatto ieri due consiglieri leghisti torinesi per poi trasformalo in un’arena dei reaziari. In mattinata ho risposto e ho segnalato anche ai colleghi che il tono non era da dibattito politico. Ma nessuno ha ritenuto di intervenire. Perché?

Perché vede anche lei nel suo fondo avvalora il fatto che la politica sia una sorta di porcile dove ogni mossa è lecita. Che sia normale che a corto di argomenti di confronto alle donne in questo paese si dica di “comprarsi un vibratore”. Che chi si impegna per la comunità debba mettere in gioco la famiglia. Che si inciti allo stupro di tre ragazzine adolescenti. Perché il tizio è un tizio, ma chi guidava le danze erano consiglieri comunali e circoscrizionali.

L’altro ieri io ho commentato tre notizie: la liberazione (perché questo è) delle ragazze violentate che attendevano le cure mediche da giorni sulla nave, il fascicolo di inchiesta a carico di Salvini, la reazione del Ministro che aspettava i giudici per offrirgli la grappa. Commentavo che la mia sofferenza da abitante di una delle periferie torinesi più vessata dal peso dell’immigrazione antica e moderna non sarebbe stata lenita dalle sofferenze di quelle ragazze e neppure avrebbero assicurato un momentaneo sfogo alla mia rabbia. E siccome, non secondo me, ma secondo i giudici, Salvini ha commesso un reato, auspicavo che con la legge, quella della Costituzione e non quella della giungla, rendesse conto del male fisico, morale ed etico che infligge alle persone, quelle dentro e quelle fuori dalla nave. Ho pensato a mio nonno che per darci uno stato con delle leggi si è fatto ammazzare da chi come Salvini sulla legge ci sputava. Ho pensato ai miei allievi e anche alle mie figlie a cui insegniamo la costituzione e la dichiarazione dei diritti dell’uomo e poi li costringiamo in una sorta di mondo alla rovescia appunto. E infine ho pensato che se rappresento una comunità in una istituzione non è giusto aver paura di dire le cose in cui si crede perché il vento tira da un’altra parte. Ho risposto pacatamente per tutto il giorno ai difensori di Salvini e non c’è stata una sbavatura, al di là di qualche turpiloquio passabile.

Ho altri strumenti? É in parte vero, ma non ho una prima pagina di giornale, né per dire a Salvini che non può calpestare in mio nome le leggi e le persone, né per rispondere a lei. Quindi uso i social per quello a cui dovrebbero servire, dibattito e confronto. La lapidazione é un’altra cosa.

Colgo infine l’occasione per porre alla sua attenzione il manifesto fascista che oggi il consigliere in questione pubblica sulla sua pagina.

Le auguro buon lavoro una buona giornata

Cordiali Saluti

Nadia   Conticelli

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