Massimo Rostagno e il risveglio dei “putiniani” d’Italia.

Bello l’intervento di Massimo Rostagno che, per primi, pubblichiamo in forma integrale. Bello perchè ci fa capire che la nostra percezione della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) prima e della Russia, poi, era totalmente offuscata da una visione tra il mitico, il romantico e il nostalgico (per l’URSS? ma….forse per qualcuno anche quello). Bello perchè ci permette di fare il punto su come è cambiata la percezione della guerra di aggressione successiva al febbraio 2022, quella che veniva (e viene) definita ancora “operazione speciale”. Bello perchè, forse involontariamente, riecheggia quanto ripetuto più volte da organismi internazionali importanti e fra questi “Amnesty International” (1): Il conflitto in Ucraina non è nato all’improvviso: da anni nella regione le violazioni dei diritti umani non si sono mai fermate. Dopo le manifestazioni di Euromaydan, nelle due regioni del Donbass, le più ricche dell’Ucraina, con importanti insediamenti di industria pesante, i palazzi dei consigli regionali vennero occupati e vennero proclamate le repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, confermate con referendum popolari. La Russia mostrò e dichiarò il proprio appoggio per le due autoproclamate repubbliche. Da allora, le tensioni non sono mai diminuite e le violazioni dei diritti umani sono state all’ordine del giorno.” . Non esistono giustificazioni rispetto ad iniziative militari su vasta scala con miliardi di dollari di armi impiegati e , purtroppo, centinaia di migliaia di morti e feriti oltre a distruzioni inenarrabili. Se ci fossero motivazioni storiche , economiche o sociali di sorta, comunque, vanno esaminate ed affrontate nelle sedi ufficiali internazionali. L’uso delle armi, automaticamente, costringe gli analisti, tutti, a descrivere freddamente le cose come stanno: da una parte uno Stato sovrano con confini definiti attaccato in modo proditorio, dall’altra un freddo aggressore e, purtroppo, molti sodali più o meno convinti della bontà delle loro idee. A questi “sodali” è indirizzato l’articolo che, ripetiamo, con piacere pubblichiamo. (Pier)

“Nei giorni scorsi il sindaco di Modena ha concesso una sala comunale per lo svolgimento di un’ iniziativa il cui compito era di celebrare la splendida  rinascita di Mariupol conquistata militarmente dai russi a prezzo dello  sterminio perpetrato ai danni della popolazione  della città. Subissato dalle critiche, dapprima ha provato una goffa difesa della scelta del Comune che guida, poi ha fatto l’unica cosa giusta : revocare la concessione della sala.

Nella vicina Bologna, è stato convocato un convegno pro Putin in una sala comunale, che sembra essere stata poi revocata  dall’amministrazione. A Lucca, e’ prevista un’iniziativa con la partecipazione da remoto di Alexander Dugin – il celebre ideologo di Putin e teorico del cosiddetto “mondo russo” – per illustrare le meraviglie del nuovo pianeta dopo l’affermazione russa in Ucraina.

Tre indizi fanno una prova, verrebbe da dire. Ma non è questo l’importante, anche se il coinvolgimento di spazi pubblici in almeno due dei tre appuntamenti, getta le amministrazioni in un comprensibile imbarazzo. Il punto vero è che i putiniani d’Italia – a dispetto dei balbettii delle istituzioni – si sono risvegliati.

Già è noto che nel nostro paese  il partito “putiniano”  è forte e ramificato. Chi non ricorda la sovraesposizione mediatica dei “teorici della complessità”che fece seguito all’aggressione russa dello stato sovrano d’Ucraina? Personaggi per i quali l’aggressione non andava chiamata così perché la situazione “era più complessa”? In quei mesi della primavera del 2022 imparammo a conoscere un certo professor Orsini, fino ad allora sconosciuto ai più:  il docente  spiegava in televisione che, per  risparmiare vite umane, l’unica scelta possibile per gli ucraini era di alzare le mani, arrendersi al più forte. E che Zelenskj rifiutando la resa e decidendo la resistenza era -lui- il responsabile unico dei morti che sarebbero venuti. Assistemmo alla resurrezione mediatica di un vecchio guru della televisione come Michele Santoro che colse al balzo l’occasione  per tornare alla ribalta, spiegando che aiutare militarmente gli ucraini fomentava la guerra e che in fondo – pur esecrando formalmente l’aggressione putiniana- la vera colpa era della Nato e della sua aggressività espansionistica, che aveva spinto la Russia ad un’ inevitabile reazione. Ascoltammo intellettuali prestigiosi, di indiscutibile livello culturale, come Luciano Canfora ( insigne filologo e studioso del mondo antico, nonché comunista non pentito), o Franco Cardini, storico altrettanto illustre, già vicino al MSI e di dichiarate simpatie politiche di destra: tutti a spiegare che la situazione era più complessa, e che parlare di aggressore e aggredito era una semplificazione che si poteva propinare al volgo  ma non certo a chi conoscesse davvero come stavano le cose.

In quei mesi il fronte “putiniano” nei nostri mass media – soprattutto televisivi – era largamente rappresentato, e vezzeggiato dai nostri inamovibili anchhor men sempre alla ricerca di temi divisivi, polarizzanti, piuttosto che della corretta narrazione del reale.

Poi nell’ultimo anno  quel fronte – pur  vivo e forte –  si è fatto meno visibile, ed ora sembra appunto risvegliarsi dal sonno. Gli episodi di questi giorni non vano letti come fatti isolati e casuali, ma come segni di un più generale risveglio, del quale occorre essere pienamente consapevoli.

Nel frattempo, la situazione è mutata e le condizioni di oggi, per molti aspetti, sono peggiori di quelle di un anno e mezzo fa. E lo scenario internazionale presenta incognite enormi, capaci di determinare cambiamenti profondi.

Intanto, sullo sfondo vi è la mancata controffensiva ucraina che ci si aspettava nell’estate scorsa e che invece non si è realizzata, a dimostrazione del fatto che la guerra si presenta molto più lunga e complessa di quanto ci si potesse immaginare.

Sul piano della politica internazionale, ci sono appuntamenti importantissimi, che possono determinare svolte drammatiche.

Anzitutto, le elezioni europee. Più d’uno vede nel “risveglio” dei putiniani d’Italia l’espressione della volontà del Cremlino di intervenire nella campagna elettorale, a partire dai paesi più vulnerabili. In questo, per ragioni storiche, i russi sono maestri. La disinformatjia di quelle parti è addirittura proverbiale  e l’attenzione con cui seguono l’andamento delle opinioni pubbliche straniere – a cominciare da quelle europee –  è maniacale. Sono in grado di cogliere qualunque cedimento, qualunque crepa e di allargarla a dismisura. Si pensi all’azione svolta durante la campagna britannica per Brexit o  per l’elezione presidenziale americana del 2016. E’ il loro mestiere e lo fanno molto bene. L’Italia, per molte ragioni, sembra particolarmente permeabile all’azione propagandistica del Cremlino. E’ su questo che occorre attenzione  e la reazione all’iniziativa di Modena ha mostrato quantomeno l’esistenza di anticorpi pronti ad entrare in azione. E’ questo un compito che dovremo svolgere con grande determinazione nei prossimi mesi perché le cose non finiscono certo qui. Siamo appena all’inizio.

L’altro elemento che rende più incerto il quadro internazionale intorno alla vicenda ucraina è naturalmente l’elezione del Presidente USA nel novembre 2024. Già ora, con la presidenza Biden ancora in corso, è emersa una certa stanchezza nel Congresso americano riguardo al sostegno militare  alle forze ucraine. Specialmente al Senato, la consistente pattuglia di trumpiani è dichiaratamente schierata in senso contrario.

La prospettiva purtroppo realistica che occorre prendere in considerazione è dunque  che Donald Trump torni ad essere Presidente degli Stati Uniti d’America.

In quel caso, sulla testa di noi europei piomberà un interrogativo gigantesco, centrale,  capace di determinare il futuro del nostro continente: qualora una ipotetica  presidenza Trump decidesse di revocare gli aiuti militari all’Ucraina, che cosa farà l’Unione Europea? Continueremo a sostenere gli ucraini o li sacrificheremo lasciando via libera ai russi? E soprattutto: saremo consapevoli  delle enormi conseguenze – economiche, sociali, geopolitiche – che una scelta o l’altra comporterà per tutti noi europei?

Una campagna elettorale realistica e responsabile porrebbe una questione del genere al centro della propria attenzione. Ma questo implicherebbe trasparenza e assunzione di responsabilità, ingredienti poco appetibili per la politica contemporanea, specialmente quella italiana. Più facile che si parli del nulla, e che si preferisca, per l’ennesima volta,  nascondere la polvere sotto il tappeto. Sta all’opinione pubblica, e  a noi, impedire che ciò accada. (2)”

(1) https://www.amnesty.it/conflitto-ucraina-russia/ 

(2) Massimo Rostagno: si laurea in filosofia a Torino con Gianni Vattimo. Giornalista pubblicista dal 1988. Già collaboratore de il manifesto, l’Indice, Cuore e Linus.
Coautore insieme a Michele Ficco del “La gioventù che resta: libro-intervista sulla Resistenza, ed. Riuniti, Roma, 2005.
Docente di filosofia e storia in un istituto superiore internazionale. Recente (e molto interessante) il suo “La porta stretta del pacifismo italiano” – https://www.ilmondodipannunzio.it/la-porta-stretta-del-pacifismo-italiano/

1 Commento

  1. Notevole intervento che riesce a chiarire molto bene l’attuale situazione di debolezza dell’Europa!
    Grazie Massimo!

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