I Minibot sono legali. Saranno anche efficaci?

Articolo 128  del TFUE (Trattato di Lisbona)

  1. La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.

  

Un assunto fondamentale del campo del diritto è che tutto ciò che non è normato positivamente ( ad es. nel nostro caso« le banconote emesse dalla BCE ….costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione») o negativamente ( in ipotesi« è fatto  espresso divieto di emissione di monete locali complementari avente circolazione interna ai singoli paesi membri dell’unione europea») è lecito, acconsentito e dunque legale. Già solo questa considerazione  smonta l’inverosimile ma prevedibile ondata di fake news propalate dal sistema dei media main stream italiano ( giornali e televisioni) così come da autorevoli rappresentanti delle istituzioni europee( il presidente della BCE Draghi) o italiane ( Il governatore della Banca d’Italia Visco)  o dalla meno commendevole agenzia di Rating Moody’s, tutti soggetti che, pressochè in coro,  non si sono fatti  pregare  dal bocciare la proposta presentata al parlamento italiano dell’emissione dei«famigerati» Minibot.

I Minibot in questione, ideati dal responsabile economico della Lega nonchè presidente della commissione finanza della camera, Claudio Borghi, non  sono altro che titoli di stato di piccolo taglio ( dai 5 ai 100 euro),   («Mini   buoni ordinari del tesoro») emessi dal Tesoro appunto ( l’attuale MEF) che si aggiungono agli altri titoli regolarmente emessi ogni mese. Costituiscono perciò un surplus di debito pubblico? No, perchè non sono messi in vendita alle aste marginali dei titoli agli investitori istituzionali ( con i meccanismi di vendita che favoriscono l’imposizione del tasso d’interesse più alto spuntabile dagli investitori stessi )  ma sono offerti a imprese private, famiglie e cittadini italiani che vantano da diversi anni un credito nei confronti dello Stato, sotto forma di prestazioni, forniture, esenzioni fiscali, etc.

Questo credito privato interno nei confronti dello Stato italiano ammonta a circa 57/ 60 miliardi di euro, è in sospeso ( cioè non incassato dai creditori) da molto tempo, e la sua mancata liquidazione ha causato il fallimento di un numero cospicuo di piccole e medie imprese italiane, contribuendo a provocare  nei casi più estremi quei suicidi di imprenditori il cui numero dall’inizio della«cosiddetta crisi economica» ammonta ormai a diverse migliaia.

Sanare questa situazione non sarebbe di conseguenza un atto irrilevante nè di poco momento. I Minibot, come già detto,  non costituiscono debito pubblico aggiuntivo perché il debito dello Stato nei confronti dei privati cittadini italiani  è già stato contabilizzato(  è già conteggiato nell’ammontare complessivo del debito pubblico).

Ma in che modo potrebbero funzionare come  rimborso dei crediti vantati? Semplicemente trasformando l’emissione di tali titoli in certificati di credito fiscale, ossia in moneta fiscale che i creditori potrebbero utilizzare per pagare in parte o in toto le tasse che sono tenuti a versare allo Stato. Con questo semplice meccanismo i Minibot non si presenterebbero   come mera  carta straccia senza alcun valore di scambio monetario,  ma strumenti efficaci per ridare ossigeno e sangue all’anemica circolazione di liquidità nel nostro Paese. Infatti una volta accettati  come strumenti di pagamento delle tasse dai privati cittadini, i Minibot potrebbero agevolmente estendersi alle transazioni commerciali tra imprese (  andando a sostituire altri strumenti di pagamento quali gli assegni postdatati o le cambiali tutt’ora in uso)   per giungere infine ad essere accettati come  strumenti di pagamento nella più diffusa e capillare rete generale del commercio, funzionando da vera e propria moneta complementare all’euro. Dunque i Minibot potrebbero diventare una moneta illegale? No, perché avrebbero un uso limitato al territorio nazionale lasciando all’euro la funzione di scambio per le transazioni economiche internazionali; inoltre i Minibot non sarebbero convertibili in euro, nè presso i privati nè presso le banche.

Come dicevamo in apertura, ciò che non è prescritto è giuridicamente lecito, e   di monete complementari di uso locale è piena l’Europa, dalla  trentina di monete complementari di carattere locale in Francia , al Wir svizzero,  al Bristol pound inglese, al Sardex utilizzato all’interno del circuito delle imprese sarde ma poi preso a modello anche da altri distretti economici regionali italiani (Venetex, Piemex, Tibex ,Felix ,  Valdex, le altre monete complementari sorte su territorio italiano).   Sono tutte monete«fiduciarie» cioè accettate all’interno di ben precisi circuiti produttivi, secondo modalità ben determinate e delimitate.

I Minibot avrebbero la caratteristica peculiare di costituire invece  una rete di distribuzione nazionale che sarebbe avvallata dallo Stato italiano, senza però  violare le regole del funzionamento dell’euro che rimarrebbe l’unica moneta ad avere corso legale nell’«Eurolandia». Nel caso in cui avessero successo potrebbero mettere in crisi o comunque relegare all’import export l’uso dell’euro? In teoria sì, in pratica non è così sicuro.

Mi spiego meglio. La carenza anemica, anzi ormai patologica , di liquidità nell’economia italiana, dovuta alle regole di funzionamento della BCE e al sistema complessivo delle banche private( il mostruoso credit crunch da cui è afflitto il nostro sistema economico) avrebbe bisogno di ben altra emissione di denaro nel sistema che non l’equivalente di 60 miliardi di euro previsti dai rimborsi dello Stato  ai suoi creditori.

Non a caso un altro progetto o modello di moneta complementare , i«certificati di credito fiscale »( CCF)  portati avanti da Marco Cattaneo in collaborazione con un pool di economisti e giuristi,   prevederebbe la distribuzione   progressiva da parte dello Stato di moneta fiscale ( ossia titoli con cui si possono pagare le tasse ) non solo rivolta ai creditori privati dello Stato ma  indistintamente a tutti i cittadini con priorità per le fasce sociali più disagiate.

Questa emissione di CCF dovrebbe ammontare nel giro di 2 anni a l’equivalente di circa 200 miliardi di euro  che,  una volta entrata nel circuito degli scambi,  potrebbe appunto funzionare da moneta complementare nazionale. Si tratterebbe di titoli di Stato a scadenza biennale , per cui lo sconto fiscale avverrebbe solo 24 mesi dopo la loro emissione, un termine temporale finalizzato a consentire una loro larga diffusione. L’ingente somma di liquidità corrispondente e i termini temporali di scadenza dei CCF costituirebbero a un tempo il pregio e il possibile limite di questa  misura economica, limite costituito dalla non immediata o rapida  praticabilità.

La praticabilità sarebbe invece la qualità specifica dei Minibot, a fronte però di alcuni evidenti limiti di efficacia. Il primo limite,  lo abbiamo già evidenziato, sta nella misura limitata di liquidità che tali titoli sarebbero in grado di mettere in circolazione. Il secondo limite sarebbe invece legato alla possibilità concreta che le aziende o  privati cittadini creditori dello Stato abbiano  in buona parte trasferito i loro crediti alle banche universali private, ottenendo in cambio una sorta di finanziamento.

In quest’ultimo caso i Minibot andrebbero a finire, come  già altre forme d’immissione di liquidità ( basti pensare al Quantitative Easing della BCE) nelle pance della banche senza creare quel surplus di circolazione monetaria necessario a rivitalizzare il sistema economico di  domanda interna -offerta in avanzato stato di sofferenza in questo paese.

Dunque tanto rumore mediatico e« terrorismo» giornalistico per nulla? Si e no,  perché la possibilità di scambiare beni e servizi utilizzando uno strumento alternativo all’euro, una« moneta fiduciaria »  e non a corso forzoso o legale quale è l’euro, solo per le transazioni indigene e comunque  in una misura limitata,  costituirebbe una incipiente presa di coscienza da parte degli italiani che« c’è vita ed economia» anche fuori dalla moneta unica

« paneuropea» e  predisporrebbe le condizioni minimali di« attuazione del piano B » in caso  di estrema necessità.

Paradossalmente i Minibot  o eventualmente i CCF si presenterebbero come uno strumento monetario che potrebbe a un tempo minacciare la sopravvivenza dell ‘euro in Italia  ed esserne invece il mezzo di salvezza. Infatti continuare lungo la linea del Titanic dell’austerity , del fiscal compact e del pareggio di bilancio,  incarnata dalla rarefazione del flusso monetario in Italia e  tracciata  e imposta  dalla Commissione Europea e dalla BCE,  porterebbe  inevitabilmente sul breve-medio termine a una situazione di rottura del nostro Paese  con le istituzioni dell’Unione Europea , una rottura da cui è difficile prevedere chi tra i due contendenti ne uscirebbe con i maggiori vantaggi o i minori danni.

In verità,   rispetto ai Minibot,  ci sarebbe anche un« surrogato alternativo» alla compianta e defunta sovranità monetaria,  e cioè un utilizzo particolare dell’euro stesso,  ridenominabile come«utilizzo dell’euro contro le proprie finalità primarie».

 Infatti è noto  come la moneta unica, qualunque ne sia stato lo story telling , abbia avuto fin dalle sue premesse e comunque sicuramente nei suoi esiti conclamati, lo scopo precipuo di favorire e massimizzare le speculazioni finanziarie degli investitori istituzionali ( grandi banche d’affari, fondi speculativi e fondi pensione) per le quali la stabilità e la rigidità del valore della moneta  nonchè il suo governo in mano ai potentati finanziari,  sono un imperativo categorico.

Utilizzare contro questa sua finalità l’euro non sarebbe nulla di clamoroso e inaudito , dato che di fatto è ciò che avviene regolarmente in altri Stati membri dell’ Unione Europea, Germania e Francia in primis, ma non in Italia, ahimè. Mi sto  qui riferendo semplicemente all’utilizzo di Banche a statuto pubblico  a cui la BCE e le sue succursali  nei singoli Stati ( Banca Italia da noi) sono tenute per statuto a dare liquidità a tasso d’interesse zero o addirittura negativo , così come avviene regolarmente per le banche private, trasformando queste banche pubbliche in prestatori di denaro in ultima istanza per Stati, istituzioni pubbliche in genere , nonchè per imprese, famiglie e privati cittadini, insomma tutto quel corollario di spesa per investimenti in deficit di cui in Italia si è sentita clamorosamente e drammaticamente l’assenza negli ultimi  undici anni di cosiddetta crisi.

Tra l’altro tanto i Minibot , che le costituzione di banche pubbliche per investimenti nell’economia sono previsti nel cosiddetto contratto di governo stipulato ormai un ‘anno fa tra Lega e Cinque stelle. Si è vociferato a lungo della possibilità di trasformare Casse depositi e prestiti così come le banche salvate dal fallimento con denaro pubblico( Monte Paschi di Siena, Carige e le banche venete) in tali banche a istituto pubblico, ma fin’ora , così come per i Minibot non se ne è fatto nulla e non se ne è più parlato da lungo tempo.

La«filosofia generale » dell’attuale ministro dell’economia  Tria , uomo di riferimento e di garanzia del presidente della repubblica Mattarella , non pare sintonizzata su questa lunghezza d’onda con la maggioranza di governo, e questo a lungo andare può essere un grave  intralcio sulla possibilità che l’attuale governo possa veramente dare una svolta alle politiche economiche del nostro paese.   Il riaccendersi delle tensioni con la Commissione Europea di queste ultime settimane non fa che riportare in primo piano la drammatica urgenza di pianificare l’introduzione di meccanismi alternativi di liquidità nel nostro sistema economico all’utilizzo«ordinario » della moneta unica euro ( secondo manovre di austerity , di riduzione del debito pubblico , di perseguimento del pareggio di bilancio , etc.). Un ‘estate molto calda ci attende su questi temi in vista della programmazione della prossima legge di bilancio autunnale.

Quello che è certo è che su queste questioni vitali si giocherà non solo il destino dell’attuale governo italiano ma anche le speranze di emancipazione del nostro Paese dall’attuale regime autoritario dell’Unione Europea.

 

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