Non solo TARI, quando il pagamento è doppio

      -1. L’Asino Mandrogno, nella rubrica di Città Futura del 31/10/2023, si domandava se non ci fosse un metodo per ridurre la TARI, la tassa per il finanziamento dei servizi di raccolta, smaltimento e riciclo dei rifiuti urbani. La domanda è più che opportuna. In effetti, se non s’interviene drasticamente, la TARI è destinata inesorabilmente ad aumentare per una serie di motivi. Anzitutto, la crescita del volume degli imballaggi dovuto alla diffusione della vendita per corrispondenza. Abbiamo poi l’elevata inflazione che, a parità di servizio, fa aumentare i costi della raccolta. Poi, ancora, la povertà sempre più diffusa che produce un aumento degli utenti insolventi e dunque minori introiti per chi si occupa della raccolta. Infine, un peso l’ha anche la riduzione del numero delle utenze abitative e commerciali, che produce anch’essa, accanto a una diminuzione del volume dei rifiuti, una diminuzione degli introiti. Dunque è proprio vero che possiamo attenderci costi sempre più salati nelle bollette dei rifiuti. Si tratta allora di capire quali interventi siano possibili.

      -2. Se andiamo a vedere qual è la composizione media di ciò che si ritrova nei cassonetti, vedremo che i rifiuti di imballaggio costituiscono il 35 – 40% in peso e il 55 – 60% in volume. Una delle strategie praticabili per ridurre la TARI potrebbe essere allora quella della diminuzione dei costi relativi al riciclaggio degli imballaggi. Nel nostro Paese, i rifiuti di imballaggio sarebbero recuperabili per la quasi totalità attraverso la raccolta differenziata. Si produrrebbe così un utile che potrebbe ripagare in gran parte i costi di raccolta, permettendo così di diminuire la TARI. Com’è possibile tutto ciò? Si tratterebbe di applicare bene i principi dell’economia circolare.

      -3. Gli imballaggi nel nostro Paese sono già soggetti alla normativa sull’economia circolare. Vediamo meglio cosa significa. Nel prezzo finale di qualsiasi merce imballata è già compreso un contributo anticipato per la raccolta e il riciclo del relativo imballaggio. Chi ha prodotto l’imballaggio e chi l’ha usato per confezionare qualsiasi merce ha già dovuto pagare un contributo ambientale.

Se compro un cartone di birra al supermercato, nel prezzo che pago è già compresa una quota destinata a pagare i costi di riciclo del vetro e del cartone. Dovrebbe allora chiedersi il consumatore finale: se quando ho acquistato il cartone di birra insieme al suo costo ho già pagato anche per la successiva gestione degli imballaggi, perché quando butto il vetro e il cartone nel cassonetto sono costretto a pagare di nuovo i costi dello smaltimento con la TARI? Come si vede bene, il rischio è quello di pagare due volte. Questo accade sicuramente se l’imballaggio, invece di essere differenziato e riciclato, viene buttato in discarica nell’indifferenziato. Tutte le volte che non differenziamo gli imballaggi, paghiamo due volte!

Tuttavia può accadere che, anche differenziando correttamente, se qualcosa va storto nel procedimento di raccolta dopo la fase del cassonetto, rischiamo di pagare due volte lo stesso. Può capitare cioè che il meccanismo non funzioni a dovere. Nel meccanismo complesso del riciclo possono esserci degli intoppi che inducono sprechi, duplicazioni dei costi, inefficienza. Si tratta allora di capire cosa dicono le normative, come funziona il meccanismo, quali sono i momenti critici e da dove possono nascere le disfunzioni. E cosa si può fare per porvi rimedio, nell’interesse di tutti.

      -4. Ma vediamo meglio come dovrebbe funzionare il tutto. Lo svedese Thomas Lindhqvist – della Lund University – dal 1984 ha studiato la politica di gestione responsabile del prodotto ed ha introdotto per primo il concetto di EPR (Extended Producer Responsibility), cioè “responsabilità estesa del produttore”. Si tratta di una “strategia per raggiungere l’obiettivo di un minore impatto ambientale totale di un prodotto, facendo il produttore responsabile dell’intero ciclo di vita del prodotto e soprattutto per il ritiro, il riciclaggio e lo smaltimento finale”.

In Italia il principio dell’EPR è stato recepito con il Decreto Ronchi (Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n. 22). Per gli imballaggi veniva introdotto il principio della responsabilità condivisa: «Al fine di assicurare la responsabilizzazione degli operatori economici conformemente al principio “chi inquina paga” nonché la cooperazione degli stessi secondo il principio della “responsabilità condivisa”, l’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio si ispira, inoltre, ai seguenti principi: a) individuazione degli obblighi di ciascun operatore economico, garantendo che il costo della raccolta, della valorizzazione e dell’eliminazione dei rifiuti di imballaggio sia sostenuto dai produttori e dagli utilizzatori in proporzione della quantità di imballaggi immessi sul mercato nazionale e che la pubblica amministrazione organizzi la raccolta differenziata».

      -5. Il Decreto Ronchi ha determinato la strutturazione del sistema CONAI e dei Consorzi rappresentativi dei materiali, che hanno consentito dei sicuri sbocchi logistici alle raccolte differenziate per il successivo riciclo. Il sistema CONAI a livello europeo costituisce un’eccellenza italiana per gli ottimi risultati di riciclo dei materiali raggiunti. Il CONAI indirizza l’attività e garantisce i risultati di recupero di 7 Consorzi dei materiali: acciaio (Ricrea), alluminio (Cial), carta/cartone (Comieco), legno (Rilegno), plastica (Corepla), bioplastica (Biorepack), vetro (Coreve), garantendo il necessario raccordo tra questi e la Pubblica Amministrazione.

Il CONAI è finanziato tramite il Contributo Ambientale CONAI che ripartisce tra i produttori e gli utilizzatori il costo per gli oneri della raccolta differenziata, per il riciclaggio e per il recupero dei rifiuti di imballaggio. Questi costi – come abbiamo anticipato – sono già compresi nel costo finale dei beni di consumo imballati. Quindi il consumatore, in fase di acquisto di un bene imballato, provvede già a pagare gli oneri per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi.

      -6. In pratica, coloro che raccolgono i rifiuti differenziati, che da noi sono di solito i Comuni o i Consorzi di comuni, possono conferire il differenziato ai diversi Consorzi CONAI per i rispettivi materiali. In cambio ricevono una quota del Contributo CONAI che i produttori e utilizzatori di imballaggi hanno già versato. Questa quota serve a coprire i costi della raccolta. E dunque dovrebbe servire a far diminuire la TARI in maniera sensibile. Insomma, una parte dei costi di raccolta va a carico dell’economia circolare.

Funziona il meccanismo? Il meccanismo funziona, ma bisogna dire che attualmente funziona al minimo. Per rendercene conto dobbiamo andare a vedere quanti dei costi, necessari per la gestione dei rifiuti di imballaggio, sono effettivamente a carico dei produttori e degli utilizzatori degli imballaggi. Disponiamo in proposito di una “Indagine conoscitiva  sul mercato dei rifiuti urbani. Meno discariche, più raccolta differenziata” del 2016.Dall’indagine risultava che i corrispettivi a carico dei produttori per il recupero degli imballaggi coprivano al più il 20% del costo dell’attività di raccolta differenziata. Si tratta ancora di una quota piuttosto bassa, anche se può darsi che dal 2016 qualche incremento ci sia stato.

      -7. In questa materia, nell’agosto del 2023 è stata emanata una deliberazione dell’ARERA (che è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) inerente la copertura dei costi per la gestione dei rifiuti di imballaggio. La deliberazione di ARERA dispone che: «[…] i costi necessari per fornire tali servizi di gestione di rifiuti sono posti a carico dei produttori e degli utilizzatori (di imballaggi) nella misura almeno dell’80 per cento. Tali somme sono versate nei bilanci dei Comuni ovvero degli Enti di Gestione Territoriale Ottimale, ove costituiti e operanti nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti, al fine di essere impiegate nel piano economico finanziario relativo alla determinazione della tassa sui rifiuti (TARI)».

 I costi per la raccolta degli imballaggi, seguendo il flusso delle raccolte differenziate, dovranno dunque avere d’ora in avanti un abbattimento stabilito nella misura di almeno l’80%. Certamente non saranno rimborsi a piè di lista, i costi dovranno essere efficienti. I materiali raccolti a loro volta dovranno avere le caratteristiche qualitative tali da rendere agevole il riciclo.

      -8. Cosa succede se in determinate realtà territoriali, gli imballaggi non vengono conferiti e raccolti in modo differenziato? In questo caso il consumatore pagherà due volte. La prima volta in fase di acquisto del bene di consumo imballato e la seconda volta con la TARI per gli oneri di raccolta e smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Quando, erroneamente, magari senza stare troppo a pensarci, mettiamo gli imballaggi riciclabili insieme con i rifiuti indifferenziati, oppure quando differenziamo male, mescolando materiali incompatibili tra loro, danneggiamo il “bene comune” del servizio di raccolta. Cioè danneggiamo noi stessi.

Dopo la deliberazione di ARERA cui s’è accennato, sembra proprio che non ci siano più scuse. Per le Amministrazioni locali si tratta ora di attivare sistemi di raccolta che siano efficienti e che determinino e incentivino sempre più la differenziazione degli imballaggi. Questa innovazione dovrà diventare al più presto una vera priorità politica per le Amministrazioni locali, proprio per evitare ai Cittadini un doppio pagamento di oneri.

Anselmo Rinaldi  (12/11/2023)

 

 

 

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