Non sono uno che scrive per le elites

L’amore si rivela come responsabilità di un Io verso un Tu.
Martin Buber, “Il principio Dialogico”, Edizioni Comunità, 1959

Non sono uno che scrive per le elites.

Così testimoniava in una intervista Franco Battiato e, nonostante quello che i più continuano ad insinuare, Battiato scriveva proprio per tutti, certo per chi, come lui sussurrava nei suoi canti, era pronto a risvegliarsi.

Come infatti dice un frammento di Eraclito: i desti hanno un mondo in comune, i dormienti ognuno il suo proprio.

La dimensione mistica che Battiato praticava, e che si poteva sempre percepire nella sua musica, non è per pochi eletti, ma è una dimensione dell’umano che ha necessità d’essere risvegliata in ognuno di noi, e occorre tenacia, disciplina, passione e anche sempre una guida, un iniziatore, un maestro che può essere una persona, viva o morta, un gatto, un dolore, una gioia, una malattia, una caduta da cavallo.

L’IO ha necessità di un TU per conoscersi perchè, come dice un mistico con cui Battiato ha spesso dialogato: Raimon Panikkar: senza l’altro l’uomo non è uomo.

 Ne ” L’uomo in cerca di senso: uno psicologo nei lager e altri scritti inediti ” ( Franco Angeli 2017) Viktor E.Frankl scrive : “la ricerca del significato è la principale motivazione della vita dell’uomo e non una “secondaria razionalizzazione” degli istinti. Questo significato è unico e specifico per ciascuno di noi e ognuno di noi deve, e può, raggiungerlo; solo allora assume davvero un valore che soddisferà la propria volontà di significato.”

“Ma la più bella verità non giova a nulla — come la storia esaurientemente dimostra — se non è divenuta esperienza interiore e personalissima del singolo. Ogni risposta univoca e «chiara», come si suol dire, si arresta sempre alla mente, e solo in rarissimi casi giunge fino al cuore. Non ci occorre «sapere» la verità, ma farne esperienza. Non avere una visione intellettuale, ma trovare la via all’esperienza interiore irrazionale, forse inesprimibile: ecco il grande problema. Nulla è più vano che discutere come le cose dovrebbero essere, e nulla è più importante che trovar la via che conduce a queste mete lontane. Come le cose dovrebbero essere, quasi tutti lo sanno, ma chi mostra il cammino per arrivarci?
Così scriveva Carl Gustav Jung nel dicembre 1930, nella prefazione a “Il problema dell’Inconscio nella Psicologia Moderna”,( Einaudi.

Bisogna tornare al valore dell’esperienza. L’esperienza è qualcosa che non si può dimostrare: o ce l’hai o non ce l’hai, non possiamo discutere, non te la posso imporre. San Bonaventura afferma che tu non puoi vedere la bellezza di una poesia, se non vedi il tutto. Ma non puoi vedere il tutto se non leggi i versi. Tuttavia se leggi soltanto i versi parola per parola, se fai l’analisi, non va bene; se fai la sintesi nemmeno, perché la somma delle parti non è il tutto.” Ci diceva Raimon Panikkar in un dialogo a Centro Coscienza nel 2002, dialogo che potete trovare nei Quaderni di Maieutica di Centro Coscienza.

“La natura dei sentimenti è completamente diversa dalla natura dei fenomeni fisici. Un fenomeno fisico è ciò che avviene nel mondo materiale, accessibile dall’esterno attraverso i sensi corporei o mediante strumenti tecnologici. È ciò che dà luogo a un’esperienza in terza persona comune a tutti gli osservatori. Un sentimento è invece un’esperienza in prima persona, accessibile solo da chi lo prova al suo interno” , scrive Federico Faggin, in “Silicio”,Mondadori 2019.

“La filosofia deve cessare di essere considerata come disciplina per divenire motrice e guida nell’insegnare a vivere. Deve ridiventare socratica, cioè suscitare continuamente dialogo e dibattito. Deve ridiventare aristotelica, cioè mettere in ciclo (enciclopedizzare) le conoscenze acquisite e le ignoranze scoperte dal nostro tempo. Deve ridivenire platonica, cioè interrogarsi sulle apparenze della realtà. Deve ridivenire presocratica e lucreziana, reinterrogando il mondo alla luce e all’oscurità della cosmologia moderna”. Concludo questa serie di sollecitazioni con queste parole di Edgar Morin e Susanna Lazzari, in “Insegnare a vivere: Manifesto per cambiare l’educazione”.

E ho tra-scritto tutto questo per confermare quello che Battiato ha “cantato” per tutta la sua vita, la sua esperienza , l’incanto e il mistero, la nostalgia e la gioia, la continua infinita ricerca di quel centro di gravità permanente il cui centro è in ogni luogo e la circonferenza in nessuno.

di Patrizia Gioia

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