“Oh Capitano, mio Capitano!: Di tifoserie contrapposte e di un Paese meschino

Da una parte, i tifosi della squadra nero-verde pubblicano le foto del proprio capitano lodandone il cipiglio; dall’altra quelli della squadra bianco-rossa inneggiano al proprio nuovo capitano, un acquisto fresco, fresco dal mercato tedesco. La partita in campo in tanto va avanti così, brutto gioco, con complessivamente poveri giocatori. Dagli spalti, però, di questo match, il pubblico sembra poco interessato: l’importante è urlare più forte, sovrastare con canti e urla il proprio avversario. Se l’arbitro fischia, comunque sia, sarà sempre cornuto: poco ci interessa delle regole di questa partita, di quello che dicono regolamenti internazionali e quelli nazionali o di serie. “Dagli contro”, “M****!” “T****!” e via con il turpiloquio in questa partita che dura ben più di 90′ minuti; in questa partita che purtroppo non è un ipotetico match SPAL – Vicenza, ma è il presente della nostra comunità che vogliamo ancora chiamare democratica.

“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” scriveva Brecht tanti anni fa. Le parole di Madre Coraggio riecheggiano attuali, guardando uno scenario politico fatto di tifosi e non di cittadini. Le dinamiche non migliorano neppure nei partiti, tutti, ad uno ad uno, avviluppati in retoriche e pratiche di personalismi. Qual è lo stato della nostra politica, specchio della nazione? Meschino.

In questo momento di cui tanto parliamo di multicultura, meschino è l’aggettivo giusto: retaggio arabo, retaggio di quelle origini mediterranee e islamiche della nostra cultura, che ci siamo dimenticati di avere. Parola ancora più giusta perché ci racconta del vivere da derelitti nelle nostre città, al margine con la mano protesa alla sorte.

Vogliamo veramente continuare a vivere così, alla mercé dell’oggi e del domani, persi nel mantra del “mio capitano, o mio capitano”!?” Nulla contro Whitman e lo spirito della poesia, ma tanto, tanto contro il nostro confonderci ruoli e posizioni. Saremmo teoricamente noi, ognuno di noi, capitano di questo vascello che chiamiamo nazione e comunità. Allora?

Allora, forse è meglio alzarci dallo sporco della strada; alzarci e ritrovarci partecipanti e soprattutto tutti in cammino: bianchi, verdi, rossi e blu, costruendo un percorso che possiamo riconoscere non in casuale accadimento, ma in storia.

Il giorno che vedrò finalmente tutti noi discutere non delle gesta di altri ma di cosa ognuno di noi ha fatto giorno dopo giorno per essere felice e far felice le persone attorno a sé, in quel momento saprò che finalmente siamo di nuovo moltitudine e nazione, e non individui meschini gettati nel mondo senza una direzione.

Per ora, mi congedo con una domanda ed un invito: verso quale meta iniziamo il nostro cammino?

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