Il PD fra rinnovamento e implosione, un articolo di Antonio Floridia.

Antonio Floridia, editorialista del Manifesto e autore di vari saggi politici, è un attento osservatore delle trasformazioni degli organismi politici e in particolare ha analizzato la natura non sempre feconda del Partito Democratico. Il nostro, con una serie di articoli sul Manifesto, appunto, e anche con un volume, ha indagato la forma del partito liquido che il PD ha rappresentato, il partito fondato sul terreno sdrucciolevole e ambiguo delle ‘primarie di popolo’. Floridia ha sostenuto, riducendo brutalmente le sue tesi all’essenziale, che una compagine politica fondata su primarie aperte a tutti non può avere riferimenti culturali e di classe solidi e rischia di perdersi nella trasversalità fragile che impedisce a tale formazione di svolgere un ruolo storico e attuale nella società italiana.

Tuttavia Floridia ha aggiunto nell’articolo di venerdì 5 luglio alcune considerazioni degne di nota e che inquadrano la attuale situazione a sinistra in maniera, a mio avviso, mirabile. Le tesi di Floridia sono in sostanza queste:

  1. Il tentativo di rinnovamento di Zingaretti è certamente generoso quanto già contrastato, tuttavia non avrò successo se il nuovo segretario non affronterà i nodi di fondo con vero coraggio.
  2. Il rinnovamento non sarà tale finché non si affronterà criticamente la fase governativa renziana, e tale ripensamento non verrà percepito come consistente e sincero da una parte vasta della opinione pubblica.
  3. Se non ci sarà tale chiarimento il partito resterà di fatto ingovernabile, totalmente subalterno alla forza della destra, irrilevante per il resto del paese.
  4. Un processo di rinnovamento critico certamente porterà il PD a diventare più identitario, come sostengono i detrattori del nuovo corso, senza però comprendere, questi ultimi, che il PD è in crisi proprio perché non ha identità stabile ma pare una azienda dove chi ha più mezzi economici e coglie il vento delle effimere popolarità di massa può scalarlo e farlo diventare strumento di ogni azzardo politico e personale. Perché non ridefinirsi sinistra in una fase politica in cui non si pone come comprensibile cosa sia centrosinistra e cosa centrodestra?
  5. Senza una operazione ‘verità’, senza una conferenza organizzativa seria per le modalità, il partito resterà preda della battaglia priva di contenuti delle correnti e rischia seriamente l’implosione della struttura organizzativa.

Sulle basi di queste tesi Floridia avanza una proposta politica seria, ovvero che la prossima conferenza programmatica risulti essere aperta al voto delle tesi settoriali da parte degli iscritti e della sinistra diffusa che si impegna a dare un sostegno alla nuova impresa. Solo questo meccanismo organizzativo può rendere vincolante la conferenza e dare reale legittimità al nuovo corso dentro e fuori del mondo democratico. Non posso che trovarmi d’accordo con le considerazioni del politologo e con la sua proposta che non solo meramente amministrativa, ma si caratterizza per essere nella sua essenza politica. Vedo, infatti, quanto sia desolante, in particolare nella situazione attuale di forte successo delle destre, l’atteggiamento diffuso nella sinistra estrema e settaria che si definisce prima ancora che per ciò che afferma per ciò che nega: ciò che è fondamentale è essere contro il PD e dichiararsi distante da loro, tutte le altre questioni seguiranno come l’intendenza. Le cose però non vanno così, e se la sinistra radicale e antagonista raccoglie meno del due per cento non si può continuare a dire che l’unità della sinistra non è un problema e che ciò che conta è una supposta coerenza da anime belle. Se si è sterili politicamente con posizioni inutilmente settarie si può reagire e scrollarsi di dosso schemi logori e inadatti alla situazione costruendo un ruolo attivo e di proposta rispetto alla crisi democratica. Perché non avere sensibilità per la proposta di Floridia e perché non appoggiarla? Oppure ci si ritiene indifferenti alla necessità che dalla crisi non si esca con un ulteriore vuoto di rappresentanza ma, invece, con una nuova e più coerente forza di sinistra?

In altro modo, ma con uguale desolazione, non si può non notare quanto sia astratta la discussione sulla mancanza di rappresentanza politica del centro, come se la sinistra non fosse già scomparsa nel centro liberale e dentro gli elitari centri storici, e come se si potesse moltiplicare, aumentando le rappresentanze politiche del centro, la quantità degli elettori moderati. Il liberalismo è in crisi perché non vuole riconoscere la matrice nichilista e irrazionale come elemento ineludibile della modernità politica europea e di fronte a ciò non si può opporre la narrazione di una società felice e ridotta a mera funzione del mercato. La razionalità della lex mercatoria ha, in effetti, aperto una crisi di legittimità del potere democratico liberale e delle sue forme istituzionali che è percepito con chiarezza a livello di massa; è questo sentimento che fa avanzare le destre neo religiose e nazionaliste. La risposta ‘tradizionalista’, il mito del popolo comunità, pare un antidoto efficace verso l’invasione dei popoli barbari, degli estranei che ci rimandano una immagine di diffusa povertà e di degrado sociale.

Sono convinto che ha sinistra si debba reagire riconquistando il popolo partendo dal ribaltamento del discorso più diffuso, del luogo comune che va per la maggiore. Ho si rifonda la propria cultura reinsediandosi nei conflitti materiali della società, in primis quelli agiti nell’ambito della produzione, oppure la sinistra evapora, e sta già evaporando, con i suoi eterei ed astratti dover essere ideali. Siamo ancora lontani dalla presa di coscienza che il problema oggi, il problema del partito e dell’agire nella realtà concreta, richiede un opera di ricostruzione culturale e organizzativa, di un cambio di prospettiva e di obiettivi pratici, strategici e tattici.

Intorno al PD, torno a ribadire, spero non inutilmente, vi sono energie che possono essere raccolte e convogliate all’interno della organizzazione. E’ però chiaro che se si vuole che ciò accada si deve aprire il partito ad un mondo di sinistra laterale al PD che ormai è molto più consistente dei democratici stessi. Se, invece, vinceranno le logiche interne delle battaglie di corrente qualsiasi rinnovamento è pregiudicato in partenza. Se ne vedono già le avvisaglie nelle polemiche di questi giorni, negli attacchi ‘velenosi’ di Renzi ai sostenitori dell’attuale segretario che un tempo sostennero a spada tratta il fiorentino, oppure nella dinamicità che si proietta all’esterno dei Lotti e dei Calenda che, tuttavia, pretendono di condizionare il nuovo corso gestendo gli spazi sui giornali e i gruppi parlamentari. L’obiettivo di costoro su citati è chiaro, determinare la crisi della segreteria attuale e del PD, favorire la nascita di nuove forze moderate e di riedizioni degli improvvidi governi tecnici. Che dire, dunque? Che se si avrà coraggio e si saprà l’intelligenza che insita negli eventi si potrà sperare che la sinistra non abdichi ai suoi compiti storici e percorra strade opposte a questi ultimi su citati.

Alessandria 06-07-2019

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