Quello che disse Craxi sull’OLP oggi vale anche per Israele

Quella mediorientale è da sempre una vicenda esplosiva ma complessa, dove non è possibile dividere nettamente il bianco dal nero, i torti e le ragioni sono mescolate in modo indistricabile. E’ necessario però, se si vuole condurre dopo tanti anni questa vicenda a una soluzione (due popoli e due stati rimane la più razionale vista la disparità del tasso demografico) mantenere un minimo di lucidità e distacco, anche davanti ai terribili eventi che su entrambi i fronti stiamo vedendo in questi giorni. Quello che ultimamente, una sinistra rimasta ormai priva di qualsiasi dottrina politica non riesce più a fare. Naturalmente uno dei due fronti è quello più debole, mentre l’altro è armato fino ai denti e ha una superiorità tecnologica e strategica (cioè ha l’atomica anche se per varie ragioni non lo ammette) indiscutibile. Nondimeno il più debole con la complicità e l’addestramento di altri regimi è riuscito con un’azione cinica e criminale – ma sorprendente – a mettere sotto scacco il più forte. Che ora è sotto choc, ha avuto il suo “11 settembre” e non sa esattamente come reagire e reagendo in modo cieco, rischia di compromettere ulteriormente la sua posizione e di perdere la guerra, se le mosse che farà saranno quelle sbagliate. Non a caso il presidente Biden ha messo in guarda il premier Netanyahu (che in realtà non è cieco, ma pensa di avere trovato un modo insperato per salvarsi dalle inchieste giudiziarie): non fate gli errori che abbiamo fatto noi americani dopo l’11 settembre.

La sinistra italiana a cena con Arafat anno 1982

Per parte nostra però, per quanto possiamo apprezzare il complesso e rischioso tentativo di mediazione degli USA (rischioso perché gli USA ne hanno combinate anche loro troppe e sono meno credibili di un tempo) non possiamo come italiani ed europei continuare a pendere dalle labbra degli USA ma avremmo bisogno di una dottrina politica autonoma e indipendente (come sta facendo il Brasile di Lula che su vari dossier ha assunto la posizione che dovrebbe essere del socialismo europeo per il momento defunto). Il socialismo mediterraneo di Craxi (ma nei fatti anche di Berlinguer con il suo euro-comunismo) non è un esempio perfetto, perché aveva dei problemi, soprattutto nella mancanza di profondità della politica economica (correre dietro alla retorica di Mitterand anziché scegliere la socialdemocrazia avanzata di Olof Palme e Willy Brandt, vedi le riflessioni di Varoufakis in merito) ma è comunque un punto di partenza. Soprattutto nella politica estera. Una politica estera che per complesse ragioni aveva il pieno appoggio anche di gran parte della DC, cioè di Andreotti, anche nella durissima vicenda di Sigonella.

In un celebre intervento parlamentare, che suscitò scalpore, il leader socialista e presidente del consiglio (del pentapartito, non del fronte leninista antimperialista) Bettino Craxi affermò (facendo arrabbiare qualcuno nei banchi dell’estrema destra del MSI e suscitando invece il plauso dei comunisti) che la lotta armata dell’OLP per la liberazione della terra di Palestina era legittima.

E cita Mazzini, che preso dallo sconforto per i mancati risultati politici, attanagliato dalla tempesta del dubbio non solo era incline alla lotta armata, ma “quell’uomo così nobile, così religioso, così idealista” (dice Craxi) “concepiva gli assassini politici: questa è la verità della storia”. E giù applausi da un lato e proteste dall’altro. Era cioè, come si dice oggi contro qualunque scomodo avversario politico che si voglia mettere al bando, un terrorista: la parola magica con cui si vuole chiudere qualsiasi discussione, sei un terrorista o un supporter dei terroristi. Sei fuori dal club, sei un terrorista, la parola magica che però, purtroppo, non risolve niente perché prima di tutto ottunde la mente di chi la usa. Per sconfiggere il nemico, serve mettersi nei suoi panni e ragionare con la sua testa. Finché l’apparato di sicurezza israliano ha funzionato bene, del resto, faceva proprio così. Vuoi catturare un criminale nazista nascosto in Sudamerica? Ebbene, devi entrare nella sua testa o non lo prenderai mai.

Al che anche qualche deputato repubblicano (gli eredi di Mazzini ma imborghesiti) che non voleva riconoscere la dimensione mistica e religiosa di Mazzini, si arrabbiò (la telecamera si sposta sul compassato La Malfa che accusa il colpo). Poi Craxi proseguì sottolineando come la lotta armata, per quanto legittima, era però sbagliata, e non avrebbe prodotto risultati se non la morte di molti innocenti.

La stessa cosa oggi, paradossalmente, vale per Israele per quanto riguarda la risposta militare al problema della sicurezza dello stato. Molti errori tattici e strategici sono stati commessi negli ultimi decenni dalla leadership israeliana, che ha finito per compromettere la sicurezza dello stato, dei suoi abitanti (che non sono solo ebrei ma anche cristiani e arabi) e in prospettiva pone a rischio la stessa sopravvivenza di Israele, se il conflitto si dovesse allargare. Leggere per credere quello che scrive da anni il quotidiano Haaretz, capofila del giornalismo progressista israeliano e occidentale, contro la deriva fascistoide della classe dirigente israeliana, con i laburisti ormai marginalizzati.

Ma comunque è vero che Israele ha subito un grave e vile attacco da parte di Hamas e che la risposta militare di fronte a un simile attacco è legittima: ma direbbe Craxi, non è la soluzione perché Israele si trova sotto scacco sotto ogni fronte. L’idea di impiegare gran parte dell’esercito per scortare i coloni che occupano illegalmente la Cisgiordania non è stata molto brillante. Molti fronti sono scoperti e agitarsi, ora, serve a poco. Porterà come sta facendo alla sofferenza e alla morte di migliaia di civili. Aumenterà, come sta facendo, il grande bacino del dolore e dei lutti e del risentimento. Le azioni dei lupi solitari jihadisti in Europa come sta succedendo in questi giorni. L’insicurezza dei bravi cittadini israeliani, che da molti mesi protestano contro le gravi violazioni dello stato di diritto commesse dal governo Netanyahu.

E’ dunque necessario agire decisamente per una de-escalation, convincendo Israele a trovare una via d’uscita diversa e ripristinare il dialogo con la legittima leadership palestinese, che non essendo stata coinvolta nei discussi “accordi di Abramo” (curioso come Trump che ne è l’autore venga indicato come pacifista mentre era interesse di tutti proseguire con l’accordo fatto da Obama con l’Iran, rescisso dall’ex presidente isolazionista coi capelli arancioni) ne è uscita ulteriormente screditata a tutto vantaggio del fondamentalismo islamista di Hamas, o eventualmente nazionalismo radicale travestito da islamismo, il risultato comunque non cambia: il potere va verso il dominio del fanatismo a sfondo religioso che coltiva lo scontro di civilità anziché una leadership laica che pur fra contraddizioni si mostra disponibile a discutere la pace. E va dunque detto che non manca l’interferenza dell’elemento religioso, fra tutte le forze in campo, che non è certo appannaggio solo della fratellanza musulmana. Ma anche ovviamente di Israele e di noi europei che con residuo religioso ci ostiniamo a chiamarla “terrasanta” (cioè fra le righe vogliamo continuare la santa Crociata per scopi che a chi scrive non sono del tutto chiari, forse è una tradizione in cui ci sentiamo confortati). L’elemento religioso è quello che ci fa fare le guerre pensando di essere i dominatori del pianeta. In fin dei conti se siamo eletti da dio, che guida i nostri eserciti, che abbisognano ancora delle benedizioni dei cappellani militari, i cambiamenti climatici sono una bazzeccola che non ci riguarda, con la tecnologia metteremo a posto tutto: peccato che usiamo una grande e avanzata tecnologia senza mai studiarla e approfondirla fino in fondo, cioè non la dominiamo appieno e giochiamo d’azzardo, tanto dio è “fondamentalmente” dalla nostra.

Chiudendo l’inciso personale contro la religione e tornando a bomba (è proprio il caso di dire), come hanno pazientemente dimostrato Lucio Caracciolo di Limes in questi giorni, e altri commentatori competenti e indipendenti, dopo l’azione criminale (ma riuscita) di Hamas Israele ha subito una botta strategica di prima grandezza e non ne uscirà certo seguendo i consigli di quei commentatori televisivi esagitati che incitano alla guerra finale, magari con il sottofondo musicale della “Cavalcata delle Valchirie” wagneriana. Occorre pazientemente riprendere la strada della razionalità pur sapendo che è una strada difficile perché non piace a tutti quelli che hanno molto più a cuore i soldi, il potere e si sentono gratificati in questa loro ricerca “diabolica” dalla convinzione religiosa, o si nasconodono dietro la religione per dissimulare le loro mire, il risultato non cambia.

Filippo Boatti

19 ottobre 2023

Incontro a Montecitorio fra Andreotti e Arafat. Si noti che Arafat è armato. Fonte Archivio Andreotti

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*