Come raccontare la crisi

Si può essere più o meno d’accordo con le tesi – al solito tranchant – espresse ieri sul Corriere da Tremonti sul caos economico e finanziario globale, e l’incapacità delle vecchie elites di gestirlo. Resta il fatto che stavamo appena sgusciando fuori dal tunnel della pandemia che siamo stati scaraventati sulle montagne russe di un’inflazione senza precedenti recenti. Con un brusco cambio di storytelling. Per un anno avevamo visto il governo come il guardiano dei soldi del Recovery. Spenderli in modo trasparente e efficiente, con Mario Draghi a fare da garante di una rapida ripartenza. Poi c’è stata la parentesi confusionaria della corsa al Colle. E, al risveglio, lo scenario è cambiato. Sono arrivate le prime truffe clamorose, e i molti campanelli d’allarme su una macchina amministrativa inceppata. Ma, ancora più preoccupante, si è insinuato nei cittadini il dubbio che, se è difficile far quadrare i conti della finanza pubblica, quelli privati di ciascuno di noi già hanno preso una pessima piega. Tra le bollette e il carrello della spesa, ogni famiglia sta sperimentando rincari salati e imprevisti. Ed è certo che la sera, a tavola, molti stiano cominciando a chiedersi cosa ne pensi Supermario.

I partiti hanno afferrato al volo l’occasione. Visto che la responsabilità di non sforare il bilancio pesa tutta sulle spalle del Premier, sono partite da destra e da sinistra le bordate perché siano stanziati subito aiuti alle categorie più colpite. E conoscendo come funzionano i partiti, c’è da scommettere che le bordate aumenteranno, in modo indiscriminato. Nell’anno preelettorale che ci attende, il modo migliore per provare a riguadagnare consensi è mettersi a suonare la grancassa della spesa facile, e immediata. Salvini, che è il più lesto a sfruttare le opportunità di comunicazione, ha già cambiato registro e agenda. Potete scommettere che Conte – appena risalito in sella – tornerà ad indossare la toga preferita di avvocato del popolo. La Meloni è già schierata da tempo sul pulpito dell’opposizione dura e pura. Da che podio – e con che linguaggio – Draghi risponderà a questi attacchi?

Gli esordi non sono stati incoraggianti. Ha sorpreso che, nella conferenza stampa, entrasse in polemica diretta con una legge del suo predecessore, sugli incentivi edilizi. La legge – priva di procedure di controllo – era stata scritta male, anzi malissimo. Ma fino ad oggi il Premier era rimasto diverse spanne al di sopra delle faide nella sua coalizione. Scendere da quel piedistallo – anche se per una causa sacrosanta – non conviene. La forza di Draghi non risiede nell’appoggio delle nomenclature che, se potessero, ne farebbero molto volentieri a meno. Ma nell’ammirazione di cui gode in ampie fasce della popolazione, che hanno fiducia nelle sue qualità, e nella sua moralità.

La novità di questi ultimi mesi è che il Premier non può limitarsi a spendere questo credito sulla partita del PNRR. La sfida si è ampliata, il futuro appare più incerto. Al di là degli esiti immediati del conflitto scoppiato in Ucraina, lo scacchiere geopolitico appare più sfavorevole. Il tentativo di rilancio europeo si inceppa nella debolezza della leadership americana, mentre è sempre più saldo il blocco sino-russo, e la sua crescente capacità di attrazione in Asia e in Africa. In estate stavamo celebrando i timidi ma incoraggianti successi delle scelte ecologiche di un tavolo che aveva unito i grandi della terra. Solo pochi mesi dopo, rispolveriamo le vecchie mappe dei gasdotti, dei rubinetti al rallentatore che costringono molte industrie a chiudere. E i piani energetici appena varati che rischiano di dover esser riscritti in fretta.

Certo, dobbiamo onorare le cambiali del PNRR. E Draghi ha un ruolo cruciale in questa sfida. Ma il premier è anche uno dei pochi leader su piazza ad avere il know-how e il temperamento per orientarsi sulla scena globale. E per orientare il paese. È sperabile che cominci a farlo nel tour che nei prossimi giorni lo porterà a visitare alcuni dei cantieri – e delle città – simbolo della ripresa economica. È un’occasione preziosa. Ma rischia di essere rivolta prevalentemente al milieu istituzionale che anima in genere questi appuntamenti. È quella che in gergo tecnico si chiama comunicazione orizzontale. Ristretta agli addetti ai lavori. È augurabile che il premier riesca al più presto ad affiancare un messaggio – ed un linguaggio – rivolto direttamente al grande pubblico. Utilizzando molto di più i social di quanto abbia fatto finora. Entrando in prima persona nelle case dove già a metà mese si tira la cinghia. Per spiegare che l’Italia può farcela, e in che modo. Usando parole semplici, e schiette. C’è chi ha apprezzato che a Genova citasse un bellissimo verso di Caproni. Nel prossimo viaggio in Sicilia, magari conviene ricordarsi che su Facebook funziona meglio Garibaldi.

di Mauro Calise.

“Il Mattino”, 14 febbraio 2022.

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