Ragazze

E’ un momento in cui sembra che le donne acquistino autorevolezza in tutti i settori, quindi è giusto parlare di loro, anzi, di ragazze, il che mi sembra più sbarazzino.

Per quanto riguarda l’Italia, in questo momento la più nominata è sicuramente Giorgia Meloni, che con il titolo di Primo Ministro sta guidando la politica di un paese relativamente importante quale l’Italia.

Dopo sei mesi di governo, però, bisogna rilevare una contraddizione fra le strategie e le promesse elettorali e la realtà: anche la Meloni ha dovuto accettare il fatto che bisogna rispettare quanto deciso a Bruxelles da paesi che contano, dispiace dirlo, più dell’Italia.

Ma questa è Realpolitik, a cui non si può sfuggire.

Certo, la ragazza è sveglia ed impara presto, ma bisogna capire se i suoi saranno in grado di seguirla in questi frangenti, non del tutto lineari.

Una cosa è fare infiammati comizi in cui si può dire il tutto e il contrario di tutto, un’altra governare un paese frammentato e disordinato come l’Italia (fuori dalla retorica).

Comunque aspettiamo le prossime mosse e speriamo per il meglio…

La sua principale antagonista è la Schlein, neo segretaria del Partito Democratico: dichiara pubblicamente di essere gay, è di origine ebraica e viene da una famiglia chiaramente ricca.

Ma, onestamente, visti i suoi competitori, devo dire che la ragazza si distingue nettamente dalla schiera di pinguini che costituivano il cuore e lo scheletro del vecchio Partito Democratico.

Non so come andrà a finire la sua avventura, ma devo dire che le premesse ci sono, ma tuttavia quello che Elly deve portare avanti è il raccordo con le masse popolari, che costituivano, molti anni fa, il cuore del vecchio Partito Comunista.

Temo soltanto che le ragnatele romane possano portarla lontano da questi inderogabili impegni.

Le prime mosse sono incoraggianti, ma, ripeto, c’è un passato polveroso da ripulire.

La terza ragazza, a mio avviso, è Roma, con i suoi duemilasettecento anni di storia e le sue incredibili vicende. Certo, è una ragazza un po’ stagionata, ma non per questo le discussioni su di essa possono essere evitate.

Roma è la capitale d’Italia da centocinquanta anni ed io sinceramente mi chiedo non se ha i titoli per esserlo, ma cosa in realtà ha combinato in questo periodo per meritarsi tale titolo e tale privilegio.

Chiarisco subito che io sono sempre stato a favore di una visione dell’Italia simile a quella di Carlo Cattaneo, il grande autore del Politecnico, che privilegiava una visione federale ad una centralistica, di stampo sabaudo.

Si possono fare mille critiche al progetto di Cattaneo, ma indubbiamente lui aveva sotto gli occhi la realtà della Confederazione Elvetica e quella degli Stati Uniti d’America, a cui noi potremmo oggi aggiungere l’esperienza della Repubblica Federale in Germania.

Basta con le risorse distribuite a pioggia, senza un piano organico o sistematico, per cui rivoli consistenti possono andarsene perduti in evasioni fiscali, corruzioni e soprattutto elargizioni ad organizzazioni mafiose.

In centocinquanta anni si è provato di tutto, ma si è visto che il modello centralistico non funziona, e che quindi va cambiato.

Si potrebbe obbiettare che in questo modo le differenze economiche nord-sud si potrebbero allargare ancor di più, ma segnalo e sottolineo che, ad esempio, negli Stati Uniti la differenza fra uno stato ricco come la California ed uno povero come il Mississippi rappresenta un contrasto stridente, ma nessuno se ne stupisce.

Sono troppo innamorato della Storia romana per potermi augurare l’arrivo di un Brenno, di un Alarico o, ancora peggio, di Annibale alle porte di Roma, ma secondo me questa città va goduta in tutta la sua immensa bellezza, vedendola come una grande attrazione turistica ed imprescindibile centro museale, ma per quanto riguarda la burocrazia, Iddio, ce ne scampi…

Ma ci sono venti ragazze piene di vivacità, di storie, di usi e costumi, di lingue o dialetti, di cucine tradizionali, che rappresentano tutte assieme la vera identità di questo paese e che nella loro diversità costituiscono un modello di civiltà: come nell’antico Impero romano le varie Provinciae si distinguevano dal centro, così le Regioni, prese una ad una, possono rappresentare un momentum di dinamicità e di forza molto superiore ad uno stato, che dall’alto offre, o meglio, lancia col paracadute, aiuti e prebende.

Non è un’operazione facile, tutt’altro, non è che io voglia invitare le singole regioni a seguire il celebre motto di Totò “arrangiatevi!”, ma la via è segnata, è quella, per cui non tutte le strade portano a Roma, ma tutte le strade partono da Roma, ed ogni regione deve organizzarsi al meglio per estrarre dal proprio corpo tutte le energie.

Viator

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*