Riportare la fiducia in ciò che è “umano”

 

In ogni punto di vista ci sono elementi da rifiutare. Se pensiamo che
una tesi – la nostra – contenga tutto il bene e le altre tutto il male ,
ci precludiamo la possibilità di progredire.

Gianrico Carofiglio, Il bordo vertiginoso delle cose
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L arma più potente nelle mani dello oppressore è la mente dello oppresso.

Stephen Bantu Biko
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Se vuoi costruire una nave non chiamare la gente che procura il legno,
che prepara gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non
organizzare il lavoro. Prima invece risveglia negli uomini la nostalgia
del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa
sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.

(Antoine de Saint-Exupery)

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In questi giorni – per il centenario della nascita di Primo Levi – si parla molto del suo scrivere.

Ascoltando un’intervista dove si parlava di lui, si disse che non ce la faceva più a vivere ( per questo pose fine alla sua vita).

Mi son chiesta se è proprio stato così? Davvero una persona che riesce a sopravvivere a tanta disumana atrocità, non sopporta più la vita sino a decidere di togliersela?

Leggendo le righe-  che gentilmente Paolo mi ha inviato – su Adorno, ho sentito in me come un parallelo con quel che ho pensato per Levi e che lo unisce alla fine di Adorno ( la disperazione lo soffocava da più di un anno) .

Perchè , per entrambi, di disperazione si tratta.

Ma da che parte arriva la disperazione ? Cosa la fa montare in noi? Cosa la fa crescere sino – anche se non sempre – al fatale esito?

Ecco, io penso, che quando hai vissuto una vita da persona umana consapevole e responsabile, quando vedi che tutto quello per cui hai lavorato, per cui hai sofferto, per cui hai sperato…si tramuta in nulla …….( la shoa, il 68 dovranno pur essere serviti a qualche cosa per l’umano !!!???? ) , beh…è qui che non c’è più posto per l’utopia della speranza, ma rimane solo la disperazione e il disincanto: a nulla è servito quel che ho fatto, e la mia vita ?!

Certamente non tutti soccombono, ma ci sono età individuali e momenti storici dove più forte è -nell’umano in contatto con il Sè- la profezia.

E’ vedere come l’umano non trae mai ( o assai poco ) nutrimento dalle rovine del passato che può far perdere la vita, anche per chi continua a viverla.

I grandi ci precedono e indicano la via, quei “mistici” di cui parla l’articolo, non potevano essere davvero “mistici”, avrebbero non solo visto ma fatto altro se la loro visione fosse stata quella che rende l’essere che siamo davvero “libero”, e la libertà, si sa, non lascia solo mai nessuno.

un Autore, un co-creatore è simbiosi con l’Essere degli esistenti, con l’Albero della Vita. E più pienamente partecipa alla vita dell’intero universo.

E’ quando perdi questa Fede che la disperazione trova il pertugio ove entrare, e in modi diversi uccide.

Bisognerebbe riportare in vita le virtù, le pagane cardinali ( temperanza, prudenza, fortezza, giustizia ) e le cristiane teologali ( fiducia, speranza, amore) così da rimettere al centro il centro della Vita – che è dentro e fuori di noi.

E’ il POST UMANO quel che odoravano Levi e Adorno…sta a noi riportare a loro quella fiducia che nell’umano non avevano più…rimanendo umani nel processo di continua conoscenza e amore.

 

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