Rule Britannia

Fin da ragazzo, sono sempre stato molto attratto dal Regno Unito e devo dire che il lungo periodo trascorso in Inghilterra negli anni ’70, prima della maledizione thatcheriana, suscita in me un ricordo sempre affettuoso e simpatico.
D’altro canto, non posso dimenticare che la Storia di questo paese, dall’epoca di Elisabetta I in avanti, si è sempre segnalata per una serie di rapine, giustificate in gran parte come una guerra di corsa, meglio, di corsari.
Ripensiamo a Francis Drake, a metà del ‘500: i bottini che lui riportava in Inghilterra, avendo ricevuto dalla regina la patente di corsaro, erano talmente enormi da superare le entrate ufficiali del Regno.
Proviamo a immaginare questa guerra di corsa, indirizzata dapprima contro gli Spagnoli e i Portoghesi, poi, durante il XVII secolo e soprattutto il XVIII, applicata con un colonialismo duro e spietato contro gli indigeni, che a volta a volta si presentavano, e giustificata apertamente con quello che Rudyard Kipling definì “The burden of the White man”, cioè “Il fardello dell’uomo bianco”.
In realtà, tale definizione lapidaria conteneva la giustificazione di una continua politica di rapina, che è durata quattrocento anni, dall’epoca di Elisabetta I alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Certo, applicando all’Impero Britannico le coordinate mentali a suo tempo destinate a giustificare, ad esempio, l’Impero Romano, potremmo dire che anche quello britannico si presenta come una sorta di sopraffazione giustificata dal fatto di portare una civiltà “superiore” in mezzo a popolazioni arretrate che devono essere civilizzate.
Ma applichiamo una sospensione mentale a questo processo, comprendente rapina, colonialismo, razzismo, imperialismo, che si prolunga sino ai giorni nostri, ed occupiamoci specificatamente di una certa categoria mentale: vi racconterò un episodio accaduto ormai molti anni fa, quando mi trovavo per ragioni di lavoro nell’Emirato di Dubai.
Come ricorderete, era in atto un boom economico clamoroso, che giustificava la presenza di molti managers, come me, dediti alla vendita di tutti i prodotti che potessero riguardare lo sviluppo economico e commerciale di quel paese.
A un certo punto, mi fu offerta un posizione estremamente interessante, soprattutto dal punto di vista economico, cioè diventare il Direttore di un gruppo d’acquisto, che doveva importare e collocare il materiale per vari progetti.
La posizione offerta, scusate il dettaglio, era estremamente allettante, come si usava all’epoca: un salario mensile di 12,000 Dollari, una villetta climatizzata, con tanto di piscina, una vettura personale e vari altri “fringe benefits”, fra cui vari voli annuali da e per l’Europa.
In poche parole, una vera e propria chicca per un giovane rampante.
Mi sentivo molto sicuro del fatto mio, presentai il mio ponderoso Curriculum Vitae, ben trascritto in inglese, e fui estremamente sorpreso dal fatto che un signore inglese prevalse nella scelta dei selezionatori arabi.
Ma chi era costui?
Era un signore azzimato, ben vestito nel suo Principe di Galles, con un profumo alla lavanda che proveniva dal West End di Londra.
Volevo vederci chiaro, per cui un paio di settimane dopo la sua assunzione, mi recai al suo ufficio, mi presentai debitamente ed iniziai una sorta di piccolo quiz per capire cosa questo signore sapesse più di me: mi divertivo a stuzzicarlo molto sottilmente e davo per scontato che lui sapesse quello che per me era un gioco elementare, e gli accennai quindi alla porosità del marmo, alla struttura della ceramica e alle caratteristiche di vari materiali, che sono l’ABC di chi si occupa per mestiere di tali prodotti.
La tranquillità di Mr. WIlliam, lo chiameremo così, incominciò a vacillare e quindi non seppe far altro che interpellare il suo segretario filippino, che ne sapeva molto più di lui e che si sforzò di rispondermi.
Mr. WIlliam nel frattempo aveva addotto come scusa un appuntamento fuori ufficio e se la svignò.
Durò in quell’incarico per circa sei mesi, poi fu, evidentemente, licenziato, per insufficienza, ma cosa aveva quest’uomo più di me?
Soltanto una cosa: un passaporto britannico contro un passaporto italiano. Non voglio fare ulteriori commenti…
Ora, io non voglio spaziare da un caso particolare a uno generale, ci sono tantissimi professori e professionisti inglesi di alto valore, in tutti i campi del sapere e della scienza, però quello che ho citato è un caso emblematico: vedere nel 2020 questa piccola isoletta, che presume di poter comportarsi come nel lontano passato e di poter avere un posto tutto suo, quando ci sono attorno dei paesi-continente quali USA, Russia, Cina ed altri enormi paesi emergenti, è francamente un po’ ridicolo.
Come è ridicola la figuretta di questa piccola regina nei suoi cappottini color pastello, che rappresenta una monarchia falsamente inglese e veramente tedesca (che sia essa Hannover o Sassonia-Coburgo).
Non so se i sudditi di Sua Maestà sarebbero molto contenti nel conoscere le cifre esatte dei costi di questa vetusta istituzione del loro paese…
Per conto mio, io sono repubblicano, meglio, per dirla con John Kennedy, “Ich Bin Ein Republikaner”, anche se di una “Repubblica delle banane”.

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