Sindone, lituo e simpulum

Cosa c’entrano le monete con la Sindone? E’ il telo in cui fu avvolto Gesù, o un condannato a morte, dopo l’esecuzione.

La Sindone è sottoposta a continui esami nella ricerca costante della prova definitiva della sua autenticità.

Fra i ricercatori, un gruppo non molto numeroso ma qualificato, padre Filas e il professor Baima Bollone(tanto per fare due nomi), ha identificato, all’altezza delle arcate sopraccigliari dell’uomo sindonico, due forme rotondeggianti, simili a bottoni, del diametro di 15 millimetri circa e del peso di un grammo e mezzo, corrispondenti a due monetine emesse proprio da Ponzio Pilato fra il 29 e il 36.

Si tratterebbe(usiamo il condizionale) di due pezzi molto piccoli, i più piccoli del sistema basato sulla dracma(diffuso nel Mediterraneo orientale), lepton, in greco, o prutah, in ebraico.

Erano le monete delle necessità quotidiane, quelle che il popolo maneggiava di più, non chiamiamole spiccioli, lo erano per i ricchi non certo per i poveri. Con esse si compravano il pane, le uova, le verdure.

Ne circolavano molte in Palestina, emesse da autorità diverse: i tetrarchi, i governatori romani, le città della costa siriana, o sovrani e regni ormai scomparsi da tempo.

Le monete di Pilato avrebbero dovuto riportare,oltre alla leggenda in greco, l’effigie di Tiberio, ma, per evitare tensioni con la comunità ebraica, fedele alla norma di non riprodurre immagine umana, si preferì rappresentare oggetti.

Nella fattispecie il lituo, una specie di bastone pastorale, e il simpulum, una coppa sacrificale, usati dai sacerdoti pagani. In questo modo si voleva comunque manifestare la supremazia romana sugli israeliti.

Sull’occhio destro dell’uomo sindonico gli studiosi avrebbero identificato la moneta riportante il lituo e la leggenda in greco, “di Tiberio Cesare”,TIBEPIOU KAICAPOS, anche se al posto della K si legge una C.

Sul sinistro invece è stato identificato un simpulum con la seguente leggenda TIBEPIOU KAICAPOS LIS e cioè “di Tiberio Cesare anno 16°”, corrispondente al 16° anno di regno di Tiberio, ossia il 29/30 d. C., ossia a ridosso della data di crocifissione di Cristo, che, secondo la maggioranza degli esegeti, corrisponde al 7 aprile del 30.

Se così fosse, si tratterebbe di una prova incontestabile dell’autenticità della Sindone, dato che nessun falsario medievale avrebbe potuto pensare a questi particolari. E non dobbiamo meravigliarci se al posto della K troviamo la C, gli errori erano  frequenti nella battitura delle monete(ci sono anche oggi). Spesso gli incisori non avevano dimestichezza con una lingua straniera o semplicemente sapevano appena leggere e scrivere.

Sono stati trovati lepton di Pilato con lo stesso errore, sicuramente provenivano dal medesimo conio.

La domanda che sorge è però un’altra: perché presso un popolo monoteista, rigidamente fedele alle norme della Torah, era presente la consuetudine di porre due monete sugli occhi di un defunto?

Non certo per chiudere gli occhi, rimasti aperti per il rigor mortis. Sarebbero state necessarie due grosse monete, quelle in questione sono piccole.

Non era una forma di “obolo di Caronte”,perché in questo caso i parenti ponevano una moneta  nella mano o sulla lingua del defunto.

Di solito si trattava di una moneta di rame consumata per il notevole uso.

Il morto, al momento di attraversare l’Acheronte, avrebbe consegnato l’obolo a Caronte, puro e semplice traghettatore di anime,diverso dal demone dell’opera dantesca.

Le monete sugli occhi appartengono sicuramente ad un’altra tradizione. Secondo alcuni studiosi è una pratica che ha radici addirittura nella civiltà ebraica pre-monoteista, diffusa a tutti i livelli sociali, come dimostrano i ritrovamenti archeologici citati dal prof.Baima Bollone in “Sindone,storia e scienza”.

Un’alternativa alle due monete erano due cocci di terracotta.

Alle perplessità di alcuni sul comportamento ai confini della superstizione da parte dei seguaci di Cristo, si può rispondere affermando che intanto erano persone semplici, spesso poco istruite, cresciute nel contesto religioso e culturale dell’Ebraismo.

I discepoli di Gesù sono fedeli della religione ebraica. Non a caso coordina le operazioni di sepoltura Giuseppe di Arimatea, membro dell’establishment israelita.

Non dimentichiamo che nei primi momenti di diffusione del nuovo credo religioso ci fu confusione(o identificazione) fra Cristianesimo ed Ebraismo. Quindi tutto avvenne in un campo noto della ritualità.

Ancora oggi, nonostante la bimillenaria presenza del Cristianesimo, in alcune aree del nostro meridione sono presenti pratiche funebri di chiara matrice pagana.

Una volta confermata la presenza di queste due monete ci si dovrebbe chiedere il perché di due pezzi in buono stato di conservazione e proprio di Pilato.

Agli esperti la risposta.

Un altro aspetto numismatico della Sindone riguarda le emissioni bizantine successive allo scontro iconoclastico(VII/IX secolo).

Una volta ripreso il culto delle immagini, gli imperatori tornano a coniare monete con il volto di Cristo, anche per affermarne l’aspetto umano. E quale modello migliore di quello tratto dalla Sindone, presente a Costantinopoli fino al sacco del 1204(IV crociata)?

Per molto tempo il telo venne conservato piegato in modo tale da far vedere solo il volto.

Per saperne di più sono sempre valide le opere del prof. Baima Bollone,”Sindone, storia e scienza” e”Sindone 101 domande e risposte”.

Impressionante la somiglianza del volto di Cristo sul solido di Giustiniano II emesso durante il suo regno(685-711).

Le proporzioni corrispondono a quelle dell’immagine sindonica. Si notano i lunghi capelli dietro la spalla destra e davanti a quella sinistra, con un ciuffetto in mezzo alla fronte e la barba divisa in due parti. Inoltre la mano di Gesù mostra solo quattro dita, come nella Sindone. Si può parlare addirittura di corrispondenza fotografica. Non c’è casualità.

Le monete sono i mass-media dell’antichità e quelle di Giustiniano II rappresentano la sua visione teologica e la volontà di far discendere dalla vera immagine di Cristo la legittimazione a rappresentarlo.

Egidio Lapenta

2 Commenti

    • La ringrazio per l’intervento, aggiungo inoltre di aver letto il suo lavoro prima di scrivere il mio breve articolo.
      Un cordiale saluto.
      Egidio Lapenta

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