“SPID”

Devo avere un cervello stranamente funzionante.

La parte attiva elabora la valutazione della realtà da cui conseguono le azioni quotidiane, come tutte le persone normali, mentre l’altra si perde nelle immagini della mente. Questa parte non smette di procedere motu proprio, ripescando qua e là ricordi lontani o azioni recenti che ricomparendo sono soggetti ad un severo quanto inutile riesame.

Il fatto è che abitudini da tempo acquisite cui fare riferimento sono state modificate al punto di emarginare coloro che, come me, faticano o rifiutano di adeguarsi per scarsa attitudine a recepire le novità in merito all’uso dei nuovi strumenti di comunicazione. Troppo repentino il cambiamento rispetto ad una decina di anni fa, aggravato dalla pandemia, quando buona parte delle attività in presenza sono avvenute per via telematica scoprendo che, in certi casi, è risultato più conveniente proseguire in questa condizione a lungo alienante di cui già si intuiscono le conseguenze.

Lo stato di necessità impone di adattarsi ma non sempre è possibile accettarlo per pigrizia o inutile puntiglio, come pensare di viaggiare in carrozza ritenendolo più romantico ed elegante o servirsi d’un piccione viaggiatore per comunicare.

Infine è arrivato lo Spid, che se non hai l’applicazione corri il rischio di essere escluso dalla possibilità di accedere alla Pubblica Amministrazione o ad altri servizi di cui ignoro l’esistenza. Ho resistito fino a poco tempo fa: “semplicissimo arrivarci, basta andare in Comune ed è cosa fatta” , mi dicevano quelli normali. Risultato: fila ad un primo sportello per avere l’appuntamento ad un altro sportello … dopo un mese.

Convinta di concludere, mi ritrovo in mano un semplicissimo foglio d’istruzioni al termine del quale si è dovuto contattare telefonicamente l’addetto per giungere a conclusione con il sostegno d’un megalaureato che, con mio segreto compiacimento, ha impiegato un bel po’ di tempo a terminare l’operazione.

Non sono in grado di trarre una valutazione competente in merito a tutta questa presunta semplificazione per via telematica che si inoltra in altri aspetti delle nostre vite, riducendo i rapporti umani e penso anche i posti di lavoro.

Ancora in nome della “semplificazione” succede che al ristorante compaia a darmi noia un infame quadratino arzigogolato, in vece del menu da consultare in modo rilassato da rendere più gradevole l’occasione d’una cena. Quando mi è capitato di richiederlo in alcuni locali dal servizio “giovane”, non mi è sfuggita l’espressione compassionevole del cameriere che ha dovuto reperirne uno cartaceo.

I Cinesi, di antichissima civiltà, ti presentano accurati menu con fotografia così che il cliente possa cogliere l’estetica della preparazione, in molti casi corrispondente alla grammatica della portata e dell’accoglienza.

Tornando allo Spid confesso d’ignorare tuttora come servirmene, salvo rivolgermi ai servizi sociali.

Marina Elettra Maranetto

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*