Stop al Ddl ZAN. Prima prova di convergenza

Da sempre perplesso sulla formulazione originale del decreto legge Zan, passato con difficoltà alla Camera e ora stoppato al Senato, mi chiedo quale sia il significato vero della bocciatura di oggi (27 ottobre) nell’aula del Senato. Un vero sbarramento, come è noto potrà essere ripresentata una formulazione simile, ma non identica, solo dopo sei mesi, che va ben oltre il dato specifico, quello della tutela di alcune fasce deboli ben definite, ma che fa intravvedere qualcosa di ben più importante e corposo. Gli appelli a silenziare le, peraltro deboli, proteste di operatori dei trasporti e di lavoratori del commercio in qualche modo penalizzati dall’obbligo di utilizzo del “green pass”, ne erano un’altra avvisaglia. L’immagine dell’Italia deve essere fulgida e incrollabile, quasi un modello per le nazioni europee e extraeuropee, proprio a partire da campi difficili come quelli della Sanità pubblica o, in questo caso, dell’integrazione sociale e del superamento di forme sclerotizzate di famiglia e rapporti sociali. Sicuramente un passo indietro che dovrà essere sanato al più presto con una nuova proposta che, per la verità, sarebbe stata possibile già in quest’ultimo mese se una serie di arroccamenti non avessero reso più difficile il dialogo. Parti di  Forza Italia, della Lega e, anche e in minima parte, di Fratelli d’Italia, non vedrebbero in modo negativo una revisione delle tutele per chi non si riconosce nella famiglia tradizionale e propone modalità di vita libera, indipendente e tutelata al di là di ogni razzismo, sessismo e discriminazione. Il fatto è che, al momento, lo scontro è al massimo livello e solo con un miracolo si potrà avere una proposta collettiva dell’attuale area di governo, in modo da silenziare il problema e riportarlo in ambiti più consoni all’attuale profilo istituzionale. Perchè, per chi non l’avesse ancora capito, il problema non è il “decreto Zan” ma la governabilità del Paese con, sullo sfondo, un periodo lunghissimo di gestione da “Partito della Nazione” con quasi tutti dentro.

Assolutamente condivisibile quindi, almeno per lo scrivente, quanto espresso da Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, portavoce dei Verdi  nazionali (Europa Verde) in un duro comunicato:  “Ddl Zan:Europa verde,esito infausto, diritti ignorati  – Brutta pagina nella storia del nostro Parlamento, molto brutta. Nonostante l’apertura alla possibile mediazione del segretario PD Enrico Letta, il confronto nel merito sul Ddl Zan non e’ stato avviato, anzi. L’approvazione a scrutinio segreto della cosiddetta ‘tagliola’ e’ l’esito infausto e purtroppo prevedibile di un dibattito che da mesi sembra aver messo al centro gli interessi contingenti delle singole forze politiche, piuttosto che i bisogni reali e la difesa dei diritti LGBT+“. “Europa Verde auspica che ci sia un impegno rinnovato nel redigere un testo di legge contro l’omolesbobitransfobia condiviso e capace di dare le giuste garanzie e tutele alle persone piu’ fragili e a rischio, riaffermando, come ebbe a dire il Presidente Mattarella il 17 maggio 2021, in occasione della Giornata internazionale dell’omofobia, la transfobia e la bifobia, ‘il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea’“. (ANSA. 2021. 10. 27. b).  Come segnalato in apertura, però, il problema non era tanto il contenuto e tanto meno l’ipotizzata mediazione del segretario PD Letta, ma qualcosa di ben più importante. Il Ministro Brunetta l’aveva anticipato: “Vedrete che tutte le mosse del mio (sic) governo Draghi saranno conseguenti ad una visione moderna, cauta e responsabile della res publica. Arrivo a dire che non mi meraviglierei che il suo governo ottenesse talmente tanto successo da arrivare al 2028″ (Dichiarazione di inizio ottobre al “ForumPA”). Aggiungo che il tira e molla imbarazzante sul nuovo decreto riguardante le Pensioni si inquadra in pieno in questa “normalizierung” . Si comincia a far trapelare che “quota 100” è insostenibile per il nuovo Sistema Italia, che le “aziende soffrono ancora troppo di lacci e lacciuoli sfavorevoli” , a cominciare dal “cuneo fiscale”” fino all’assurdo di riproporre, quasi nella stessa forma, la c.d. “Riforma Fornero” che tanti danni fece. Certo, dobbiamo stare al passo coi tempi, capire che la strada intrapresa dalla locomotiva post-Covid passa da un esteso utilizzo della rete, che le modalità di lavoro (a partire dalle varie forme “smart”)  sono cambiate ma….attenzione: il famigerato “piatto di lenticchie” da fornire a chi è periferico ai nuclei (ammesso che ci siano) della “ripresa resiliente”, non funziona più. E i segnali che vengono dal mondo sindacale, in questo senso, sono molto confortanti.

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