Un altro segnale negativo. Stavolta sugli “ogm”.

Giorgia Meloni non perde occasione per ricordarcelo. A lei (e a tutti i suoi) non interessano diatribe sul fascismo, su “fiamme” dentro o fuori simbolo, ancor meno posizionamenti discutibili pro Putin o pro Orban…Va avanti per la sua strada, lascia a qualche “bersaglio” laterale, periodicamente, di rispondere su foibe, campi di concentramento, armi agli ucraini, alleanze ferree con Nato e amici di ieri e di oggi…tutto fa brodo. Il suo obiettivo è un altro: “Io sono Giorgia” e sono convintamente conservatrice, moderata, vicina alla maggioranza (che mai, lei, definirà “silenziosa”). Il mix, elaborato a tavolino, di attenzione alle pulsioni più elementari della popolazione italiana (lavorare, ma non molto, avere comunque soldi da spendere, vacanze – anche poche, ma vacanze – , partita alla domenica e tresette al bar…), di attenzione al perbenismo (anche qui non “borghese” ma semplicemente delle “persone per bene” che fa tanto fine), di ascolto dei colossi dell’industria, del commercio e dell’agricoltura. Non un passo sbagliato, lisciando le persone giuste al momento opportuno, di solito nei loro ambiti specifici. In questo quadro di restaurazilone di fatto e di allineamento con lo zoccolo più duro e tradizionalista dell’Europa, si inserisce in pieno la votazione di ieri che ha visto una sola forza chiaramente contraria, molte – purtroppo favorevoli – e alcune colpevolmente assenti o silenziose. Infatti con la benedizione e le pressioni delle lobby agricole ieri il Governo Meloni con il voto di fiducia alla Camera al Ddl Siccità ha sdoganato la sperimentazione in campo delle nuove varietà vegetali biotech, che la Corte di Giustizia Ue ha equiparato ai “vecchi” OGM. Tranne il gruppo Alleanza Verdi-Sinistra, tutte le opposizioni tacciono alla richiesta, sollevata dalle Associazioni della Coalizione Italia Libera da OGM (*), di rispetto delle normative vigenti in tema di valutazione del rischio, tracciabilità, etichettatura, divieto di sperimentazione in campo a protezione della biodiversità agricola e naturale che costituisce il nostro capitale naturale, un patrimonio inestimabile per il nostro Paese.

Il nuovo decreto, inoltre, abolisce tutti i controlli necessari ad evitare eventuali effetti negativi su ambiente e salute. L’Italia abbandona, così, la sua ventennale linea di una agricoltura rigorosamente libera da OGM. Una posizione – dati alla mano – necessaria data l’impossibilità, considerando le caratteristiche del nostro territorio, di evitare le contaminazioni con le coltivazioni biologiche e convenzionali. L’Italia era stata fra i primi in Europa a dire di no agli OGM, altri 16 Paesi e quattro regioni hanno poi seguito il nostro esempio: oggi rompiamo quel fronte, spalancando così le dispense degli italiani al cibo geneticamente modificato.

L’ipocrisia e le contraddizioni della maggioranza di Governo sono evidenti: da una parte si dice di voler difendere l’agricoltura nazionale e il “Made in Italy” e dall’altra si liberalizza la sperimentazione in campo di colture create artificialmente in laboratorio. Tutto questo solo per tutelare particolari interessi economici che attraverso i nuovi OGM vogliono rafforzare il loro controllo e potere sulle filiere agroalimentari del nostro Paese, ignorando il grave danno economico che questo provvedimento porterebbe alle filiere biologiche, a quelle convenzionali e all’industria sementiera stessa.

Sui prossimi passi non ci esprimiamo, stiamo a vedere e ci auguriamo che i silenzi di questi giorni vengano messi in discussione almeno da qualche voce autorevole di PD, Italia Viva e, se possibile, anche di altri. Vedremo.

 

(*) Aderiscono alla Coalizione…
Acu, Agorà, AltragricolturaBio, Assobio, Associazione rurale italiana Ari, AIAB, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Centro internazionale Crocevia, Civiltà contadina, Coltivare Condividendo, Coordinamento ZeroOgm, Custodi di semi, Deafal, Demeter Italia, Equivita, European Consumers Aps, Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace, ISDE, Legambiente, Lipu, Navdanya, RIES -Rete Italiana Economia Solidale, Ress, Seedvicious, Slow food Italia, Associazione Terra!, Terra Nuova, Transform!, Usb, Verdi Ambiente e Società, WWF

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*