50 anni dal ’73: un anno di cruciali accadimenti

50 ANNI DAL ’73:

UN ANNO DI CRUCIALI ACCADIMENTI

Gli USA si ritirano dal Vietnam – Il golpe di stato in Cile – Lo shock petrolifero

Un anno, il 1973, destinato a ricorrere negli annali di storia per la rilevanza dei fatti accaduti e le conseguenze politiche ed economiche che hanno influenzato gli anni a venire. Vediamo, in sequenza, i tre principali accadimenti.

I) Dal 1964 la più ricca e potente nazione mondiale era in guerra per sconfiggere un movimento rivoluzionario in un piccolo paese agricolo dell’Asia. Gli Stati Uniti hanno sganciato in Vietnam 7 milioni di tonnellate di bombe. I morti vietnamiti sono stimati in 1,5 milioni. Gli Usa hanno impiegato (in Vietnam, Laos e Cambogia) 3 milioni di soldati, di cui 700 mila di leva. Età media: 19 anni. Morti: 58.226; feriti: 303.704. Nel corso del conflitto si è sviluppato negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente un grande movimento contro la guerra che ha giocato una parte fondamentale nella cessazione delle ostilità. Di quel movimento in Italia fece certamente parte la FLM e il Comitato direttivo provinciale dei metalmeccanici, nell’ultima riunione del 1972, prende posizione sul tema con questo comunicato:

“Il Comitato direttivo nel prendere atto della unilaterale interruzione delle trattative di pace da parte degli USA ed alla intensificata ripresa dei bombardamenti in tutto il territorio Nord Vietnamita con il freddo obiettivo della distruzione di città e popolazioni… Nell’interpretare l’indignazione e la ferma condanna dei metalmeccanici della provincia esprime viva protesta contro la criminale aggressione americana, ribadendo la completa solidarietà a sostegno dell’eroica lotta delle popolazioni vietnamite alle quali più volte i metalmeccanici italiani hanno portato la loro testimonianza e disponibilità per iniziative antimperialistiche… Esprime indignata preoccupazione per il complice silenzio del governo italiano e chiede concrete iniziative politiche tese a garantire la pace nel mondo, la libertà dei popoli, la condanna dei bombardamenti americani, il riconoscimento della Repubblica democratica del Vietnam del Nord. Invita tutte le forze democratiche del nostro paese a denunciare con ogni mezzo una guerra genocida le cui responsabilità sono dal mondo intero addebitate alla amministrazione Nixon”.[1]

Il 27 gennaio 1973 gli Stati Uniti annunciano a Parigi il ritiro delle truppe dal Vietnam, riconoscono il Vietnam del Nord e si impegnano a non interferire nei futuri assetti politici del paese. Per Enrico Deaglio questa: è “la più grande notizia politico-militare dopo la fine della Seconda guerra mondiale, destinata a cambiare buona parte degli scenari mondiali, a cominciare dalle alleanze, alla Guerra fredda, al ruolo della Nato”. La vittoria del presidente Ho Chi Minh e del generale Giap, del Vietnam del Nord, con cui tutta la gioventù del mondo ha solidarizzato sarà completa il 1° maggio 1975 con la conquista di Saigon.[2]

II) Il 12 settembre 1973 sciopero generale di protesta per i drammatici fatti che stanno accadendo in Cile. Il giorno prima un colpo di stato militare sostenuto dagli Stati Uniti ha destituito il governo di Unidad Popolar e il Presidente, il socialista Salvador Allende, è morto con le armi in pugno nel Palazzo presidenziale della Moneda, attaccato dalle truppe del generale Pinochet e bombardato dall’aviazione. Per informare e discutere con i lavoratori la FLM decide una fermata di 15 minuti. Eletto in libere elezioni nel 1970, Allende, che governa insieme alla Democrazia Cristiana, in tre anni ha nazionalizzato banche, miniere di rame, ha espropriato cinquemila latifondi e istituito l’istruzione obbligatoria e gratuita. Specie per la nazionalizzazione delle miniere di rame gli interessi americani si sentono danneggiati dall’esperienza socialista. In Italia l’emozione e l’impressione per ciò che sta accadendo in Cile è enorme. A stupire è l’organizzazione e la ferocia del golpe: duemila morti nella prima settimana, migliaia di oppositori rinchiusi nello stadio di calcio di Santiago e la polizia segreta da subito operativa. Il movimento sindacale italiano ha manifestato, sin dall’indomani del golpe, la sua piena solidarietà con i lavoratori e il popolo cileno nella lotta per il recupero della libertà e della democrazia. Ad Alessandria tra i primi a mobilitarsi la Lega FLM della zona (F. 50). Dopo due anni di questo impegno la federazione CGIL-CISL-UIL e le federazioni delle categorie dei lavoratori metalmeccanici, chimici e dei lavoratori portuali hanno deciso di puntare, non solo all’isolamento morale e politico, ma di impegnarsi nel colpire anche economicamente la Giunta cilena boicottando, in particolare, il trasporto in Italia e la lavorazione nelle fabbriche italiane del rame di produzione cilena.[3] Nonostante la distanza la situazione politica cilena presenta alcuni elementi in comune con la nostra. Entrambi i paesi sono sotto la protezione economica degli Stati Uniti e hanno due grandi formazioni politiche di massa: l’alleanza di comunisti e socialisti di Unidad Popular e la Democrazia Cristiana, presieduta dal conservatore Eduardo Frei, che cercano nel governo la strada di un difficile compromesso. Il timore che nel caso di una vittoria elettorale della sinistra fatti analoghi potessero accadere anche da noi, spinge Enrico Berlinguer, il segretario del Pci a teorizzare su “Rinascita” l’impossibilità per i partiti di sinistra di governare con il 51% dei consensi e ad avanzare la proposta, diventata famosa come “compromesso storico”, di un governo con l’intera Democrazia Cristiana.

Iniziò un dialogo che occuperà i successivi cinque anni e si concluderà, tragicamente, con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Mentre la decisione di Berlinguer e del Pci chiude definitivamente le porte alla proposta di costruire una “alternativa di sinistra”, sostenuta nel PSI da Riccardo Lombardi. Secondo Deaglio una parte dell’estrema sinistra: “vede nel finale golpista cileno il possibile epilogo della situazione italiana e ne trae le conseguenze: una volta preso il potere bisogna armare il proletariato”.[4]

III) Anche se indotto dall’esito di un conflitto, il terzo accadimento dell’anno è meno cruento, ma le sue conseguenze saranno altrettanto dirompenti. All’indomani della quarta guerra arabo-israeliana, iniziata da egiziani e siriani il 6 ottobre 1973 durante la festività religiosa ebraica dello Yom Kippur, i paesi produttori di petrolio dell’Opec decidono di quadruplicare il prezzo e di ridurre la fornitura ai paesi occidentali che hanno sostenuto Israele. Il prezzo di un barile di petrolio passa così da 3 a 12 dollari. Nel 1979 un secondo aumento farà triplicare ancora il prezzo, che solo alla fine degli anni ottanta tornerà ad essere, in termini reali, quello del 1974. Lo shock è generale, ma risulterà più grave per l’Italia che, con il governo Rumor, stava alimentando la ripresa produttiva con meccanismi inflazionistici. Una condizione che porterà a un enorme disavanzo della bilancia commerciale e a un aggravio drastico dell’inflazione.[5] Ma lo shock petrolifero mette anche in evidenza la scarsità della principale risorsa energetica che non è illimitata e non si può riprodurre. Una denuncia che l’anno prima il rapporto del Club di Roma, promosso dall’italiano Aurelio Peccei, aveva evidenziato con il rapporto “I limiti dello sviluppo”, senza suscitare un particolare allarme. Le misure di risparmio e razionamento energetico prese dal governo sono numerose, ma quella che più colpisce e viene ricordata è il blocco totale del traffico automobilistico della domenica che inizia il 2 dicembre. Il divieto viene generalmente rispettato e accolto anche da una certa euforia. Si riscopre l’uso della bicicletta e non manca chi impiega i cavalli. La grandiosa motorizzazione del dopoguerra che metteva sulle strade 1,4 milioni di automobili ogni anno e rappresentava il simbolo più evidente del miracolo economico italiano è costretta a fermarsi e non si ripeterà negli anni a venire. Anche ad Alessandria la prima giornata di austerity è trascorsa senza problemi. “Silenzio, filobus affollati, taxi in piena attività… qualche bicicletta, alcuni calessi trainati da cavalli, volti sorridenti di chi ha riscoperto il piacere di camminare”. Così descrive la prima domenica senza auto il cronista de “Il Piccolo” che sottolinea come: “La città ha assunto un aspetto diverso e assai migliore da un punto di vista umano: scambi di saluti e frizzi da un marciapiede all’altro, richiesta di impressioni, consigli su come organizzarsi in futuro”.[6]

Il servizio dei filobus è stato potenziato per permettere ai tifosi dei Grigi, impegnati nel derby con il Derthona, di raggiungere lo stadio Moccagatta. In tutta la provincia solo undici le contravvenzioni elevate da Carabinieri e Polizia stradale. Se la crisi ha come conseguenza l’aumento del debito pubblico e dell’inflazione – il primo passa dal 41,2% del 1971 al 60,3% del ‘75 e la seconda si attesta tra il 1974 e il ‘75 al 20-25% – ciò non sembra preoccupare il governo e il Parlamento. Tra Natale e Capodanno maggioranza e opposizione votano compatte il decreto che consente ai dipendenti pubblici di andare in pensione con 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi per le donne con figli; 20 anni per tutti gli altri statali; 25 per i lavoratori degli Enti locali. La norma sarà cancellata nel 1995 dal governo Dini e nei 22 anni in cui è rimasta in vigore ne hanno beneficiato oltre mezzo milione di italiani.

Sul piano politico-elettorale la DC è stata la forza politica che più ha tratto vantaggio dal provvedimento, ispirato a una società che assegna, in prevalenza, alle donne compiti di cura: nei confronti dei figli e degli anziani. Mentre i crescenti costi per il sistema previdenziale pubblico sono stati messi a carico delle future generazioni.

Renzo Penna

Alessandria, 17 settembre 2023

  1. Nota 1: “Sul Vietnam del Nord Un ordine del giorno dei metalmeccanici”. In “Il Piccolo”, 3 gennaio 1973, pag. 1
  2. Nota 2: Enrico Deaglio: “Patria 1967-1977”. Feltrinelli, 2017, pag. 426
  3. Nota 3: Emilio Gabaglio: “Boicottiamo Pinochet!”. Dal numero speciale di FLM notizie, 7 settembre 1976
  4. Nota 4: Enrico Deaglio: “Patria 1967-1977”. Feltrinelli, 2017, pag. 347
  5. Nota 5: Guido Crainz: “Storia della Repubblica”. Donzelli, 2016, pag. 174
  6. Nota 6: “Pedoni sorridenti, ciclisti e cavalli in una città dal volto più umano”. In“Il Piccolo”, mercoledì 5 dicembre 1973, pag. 1

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