Cena con delitto – Knives out di Rian Johnson

Dopo l’esperienza (per alcuni non propriamente felice, ma per altri sì) dell’ottavo capitolo della saga di Guerre Stellari “Gli Ultimi Jedi” (2017), Rian Johnson sceglie di tornare a un cinema a lui più vicino, sulla carta più piccolo e originale. Dopo aver affrontato il noir, il thriller e la commedia in “Brick – Dose mortale” (2008) e in “The Brothers Bloom” (2010) e la fantascienza con il bellissimo “Looper” (2012) oltre ovviamente a Star Wars, l’autore ha rivolto lo sguardo all’affascinante genere del Whodunnit (Chi è stato?), il classico giallo deduttivo che trova matrice primaria nella penna di Agatha Christie ma anche nelle storie di Sir. Arthur Conan Doyle. Detective brillanti come Poirot o Sherlock Holmes, casi complessi e un parterre di personaggi che vanno a comporre una trama articolata da risolvere con il potere del ragionamento: il Whodunnit vive di questi essenziali elementi, che Rian Johnson inserisce e rimodella a suo piacimento nel riuscito e tagliente “Cena con delitto – Knives Out”, forse per ora il miglior film della sua carriera.

“Knives Out” è un Whodunnit dall’intreccio serrato e puntuale, che ha il grande valore di essere al contempo un film elegante, spassoso e appassionante ma anche un titolo che come i gialli di Agatha Christie vuole riflettere sulla società contemporanea, per l’esattezza quella americana, trovando una sua dimensione quasi satirica e persino politica; è un prodotto moderno che aggiorna il genere con idee nuove e un intrigo ben architettato.

Rian Johnson si muove con intelligenza e grande perspicacia tra contemporaneità e tradizone, impalcando una storia piena di interrogativi, con un eccentrico e carismatico detective (Daniel Craig), moventi ben calibrati e l’immancabile risoluzione finale tramite la quale tutto viene chiarito, cercando però di farlo attraverso la scrittura di personaggi reali e attuali, che rispecchiano la caotica vita familiare odierna.

I protagonisti scritti dall’autore sono per questo pensati per essere un nucleo con all’interno tante sfaccettature differenti, si va dalla gelosia al tradimento, dall’insoddisfazione all’opportunismo fino all’avidità e all’amore sincero.

Ogni membro della famiglia Thrombey (quella raccontata nel film) è una maschera familiare e sociale indossata superbamente da ogni interprete sullo schermo: un cast corale composto da Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Don Johnson, Toni Colette, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden Martell, Christopher Plummer sorretto magnificamente da Daniel Craig e da una bellissima e stupenda Ana de Armas; questo per il certosino lavoro di rifinitura di Rian Johnson, che non ha voluto lasciare nulla al caso e approfondire all’essenza i rapporti tra i personaggi.

Dato l’interccio discorso deduttivo che comporta il genere, il regista ha scelto di utilizzare un perfetto Daniel Craig come una sorta di Poirot ‘new age’, dall’aspetto sì curato ma un po’ decadente, sigaro in bocca, dall’immancabile parlantina e con un amore sconfinato per le metafore.

Attraverso Benoit Blanc (il personaggio interpretato da Craig), Johnson si diverte a giocare con il Whodunnit e a rendere quasi ridicolo e insopportabile un atteggiamento saccente e intromissivo come quello del Detective Privato, rappresentandolo esattemente come i membri della dinastia Thrombey come un essere umano fallibile, quasi a parodiare l’intera ‘categoria’ letteraria.

Non c’è nulla che non funzioni in “Knives Out”, dalla cura per la messa in scena alla sapiente scelta del comparto musicale, passando per l’ottima elaborazione del montaggio, che si muove avanti e indietro nel tempo con un editing pensato per assecondare il ritmo, le intenzioni narrative del racconto e la metrica sistematica delle rivelazioni.

Muovendosi tra modernità e tradizione, Rian Johnson confeziona un Whodunnit aggiornato alla realtà sociale e familiare odierna, addentrandosi in un complesso intreccio tipico del genere e approfondendo al contempo le relazioni di una famiglia pensata per essere il più reale e attuale possibile.

In “Cena con delitto – Knives Out” funziona tutto magnificamente, dalla costruzione della trama alla scrittura dei personaggi, passando per l’elaborazione del montaggio e il ritmo pacato della narrazione, fatta di interrogatori, flashback, e un susseguirsi costante di rivelazioni e giochi interni alla dinastia Thrombey. Un lavoro di cesello e ammodernamento del genere riuscito e perfezionato a dovere, un film talmente riuscito tanto da sperare che Rian Johnson voglia riutilizzare in futuro il Detective Blanc per una nuova e appssionante indagine.

PS: un piccolo consiglio cinefilo personale: se vi piace il genere “whodunnit” non potete perdervi i film che hanno ispirato Rian Johnson per Knives Out: “Un rebus per l’assassino” (1973), “Assassinio sull’Orient Express” (1974), “Invito a cena con delitto” (1976), “Assassinio sul Nilo” (1978), “Assassinio allo specchio” (1980), “Trappola mortale” (1981), “Delitto sotto il sole” (1982), “Signori, il delitto è servito” (1985) e “Gosford Park” (2001).

Riccardo Coloris

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