Ingannata senza alcuna dolcezza

Anni fa lessi un commovente libro-diario “ Ingannata con dolcezza“, scritto da Angelica Garnett, nipote di Virginia ( Woolf) e figlia di Vanessa ( sorella della Woolf), che raccontava della sua infanzia a Bloomsbury, luogo di artisti, letteratura e trasgressioni. Un luogo che in apparenza poteva offrire il sentore della più libera libertà, ma che ha invece lasciato incurabili ferite nell’anima della piccola Angelica.

Pur se nulla avvicina i due inganni, ho ri-provato in me lo stesso sapore aspro che il tradimento porta in sè, in questo caso un tradimento inferto, senza dolcezza alcuna, a Giuditta Sommaruga Faini, imprenditrice  e filantropa, nata a Milano nel 1875.

E ancor più forte è in me questo aspro sapore, perchè è stata proprio la Giunta Regionale della Lombardia a tradire Giuditta dopo la sua morte, donna già ampiamente colpita in vita da traversie familiari e dal dolore per la morte della figlia Emilia.

Giuditta lascia nel 1964, anno della sua morte, 17 milioni di euro all’Ospedale Maggiore con la clausola che l’area di Gioia, 12mila metri quadri, doveva diventare sede di un padiglione di medicina pubblica, dedicato alla figlia “per lenire le sofferenze dell’umanità”.

Ma non sarà così, “povera Giuditta, tradita nei desideri e nella generosità” ( scrive nel bell’articolo a lei dedicato, Chiara Vanzetto su Il giornale di domenica 25 luglio). “La propietà passa nel 1983 a Niguarda che decide di venderla  e ottiene – in barba alla defunta e alle sue volontà – l’autorizzazione della Giunta Regionale aggirando i vincoli, così che nel 1989 viene acquistata da un’importante impresa di costruzioni e nel 2000 viene destinata al futuro Palazzo Lombardia”.

La famiglia di Giuditta era propietaria sin dal 1760 di uno stabilimento ortofrutticolo con piante esotiche d’ogni genere; da fuori di Porta Comasina, lo stabilimento viene trasferito dal bisnonno, Costantino Longone, in via Melchiorre Gioia, dove Giuditta viveva in una bella villa con giardino al numero 39, vivaio che è continuato a vivere formando negli anni un bosco urbano soprannominato dal quartire “Il Bosco della Gioia”.

Ma non è bastato quel primo grande tradimento a Giuditta, ora anche il Bosco della Gioia, nonostante 15mila firme, un ricorso al Tar e l’intervento del Premio Nobel Dario Fo, viene abbattuto e in pochi giorni circa 200 alberi, tra cui alcuni storici e significativi, saranno spazzati via dalla sola qualità umana oggi imperante: una perversa cieca ignoranza.

Quando osservo il ritratto che Bernardino Palazzi fece a Giuditta rimango  ogni volta senza parole. Guardo il suo sguardo che mi guarda interrogandomi: come avete potuto?  Nel dolore della perdita di mia figlia, il solo sollievo era sapere che qualcosa sarebbe rimasto del nostro amore, un padiglione per lenire le sofferenze dell’umanità, questo avevo desiderato e non l’avevo chiesto a nessuno, l’avevo donato come solo si dona qualcosa: generosamente appassionatamente gratuitamente.

Come avete potuto!

E non è più un’interrogazione che Giuditta mi fa, ma è una condanna, per quello che siamo diventati.  Uomini senza più capacità di amore, senza memoria per chi non c’è più, uomini incapaci anche di mantenere non solo una parola data, ma anche una parola scritta e firmata, un impegno  che un tempo non si sarebbe mai tradito. Significava onore rispetto dignità, significava un umano che oggi tradiamo quotidianamente e senza alcuna dolcezza.

di Patrizia Gioia

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