Intervista ad Andrea Roventini

Pubblichiamo su segnalazione del Presidente Renzo Penna l'intervista al prof Andrea Roventini cui il M5S voleva affidare il Ministero dell'Economia.

La flat-tax non fa crescere l’economia. Servono investimenti pubblici e sostegno agli ultimi

Pubblicato il 11 giugno, 2018 da “Forum Diseguaglianze Diversità”

In Italia sono profonde le disuguaglianze geografiche e inter-generazionali, di reddito e di ricchezza, a cui porre rimedio attraverso una maggiore progressività fiscale, un forte aumento degli investimenti nell’istruzione pubblica e l’utilizzo di meccanismi di contrasto alla povertà.

Intervista ad Andrea Roventini*

D.Lei era la persona a cui il Movimento 5 stelle voleva affidare il Ministero dell’Economia. Ora, il governo Lega-M5S propone la Flat-Tax. Quali effetti avrà sulle disuguaglianze in un paese dove, secondo stime presentate al nostro seminario “I numeri e i luoghi delle diseguaglianze”, la percentuale di ricchezza dei 5000 adulti più ricchi è passata dal 2% al 10%? E quali effetti presumibili avrà sulla crescita? 

R. La flat tax non avrà nessun effetto sulla crescita economica mentre aumenterà ulteriormente la disuguaglianza del nostro Paese e peggiorerà il deficit pubblico. La flat tax è un regalo alle classi più abbienti – il famoso top 1% di cui scrive Piketty – che pagheranno meno tasse e risparmieranno di più, senza stimolare l’economia. Le minori entrate fiscali aumenteranno il deficit, riducendo le risorse pubbliche per l’istruzione, la sanità ed i trasferimenti alla popolazione più bisognosa.

D. Nel suo piano, presentato al Sole 24 Ore lo scorso 1° marzo, lei suggeriva alcune ricette: “no alle privatizzazioni, spazio alla crescita e agli investimenti per abbattere il debito, rispetto “flessibile” dei parametri sul deficit/Pil, ripartenza dai piani Cottarelli (sulla spending review) e Giavazzi (sui trasferimenti improduttivi alle imprese)”. E’ sopravvissuta qualcuna di queste idee nel contratto di Governo?

R. Nel contratto di Governo, alla cui stesura vorrei precisare che non ho contribuito, alcune buone idee di politica economica di matrice 5 Stelle sono per fortuna sopravvissute. Mi riferisco alla banca pubblica per gli investimenti o al reddito di cittadinanza, anche se trovo aberrante che si pensi di destinarlo solo ai cittadini italiani. Purtroppo, se si sprecheranno risorse con la flat tax sarà molto difficile rilanciare la crescita economica stimolando gli investimenti pubblici e attuando una seria politica industriale.

D. Lei fa parte di una generazione di economisti che, come lei stesso ha sottolineato in un passaggio di un discorso che ha tenuto proprio dalla scuola Superiore Sant’Anna di Pisa dove insegna, aspirano ad essere “scienziati rinascimentali che sappiano programmare nuovi modelli di sviluppo facendo tesoro degli errori del passato”. Vede in questo governo queste stesse intenzioni e questo rinnovamento? E un rapporto nuovo con tecnici ed esperti? 

R. Non sta a me giudicare le intenzioni di questo governo. L’operato di un governo si giudica dai fatti e dalle politiche economiche attuate. Siamo solo agli inizi, vedremo.

D. Sempre nell’articolo del Sole 24 Ore citato prima, lei dichiara “C’è troppa disuguaglianza in questo Paese. E la disuguaglianza è dannosa per la crescita e la stabilità economica, come evidenziato anche dal Fondo Monetario Internazionale.” Qual è la disuguaglianza che ritiene maggiormente dannosa e cosa farebbe per ridurla?

R. In Italia, come in altri Paesi OCSE, c’è una forte disuguaglianza del reddito e della ricchezza. Inoltre, ci sono profonde disuguaglianze geografiche e inter-generazionali che esasperano ulteriormente la situazione, fomentando un’emigrazione che impoverisce il nostro Paese. Le ricette economiche per ridurre la disuguaglianza sono chiare: una maggiore progressività fiscale, un forte aumento degli investimenti nell’istruzione pubblica e l’utilizzo di meccanismi di contrasto alla povertà come un REI potenziato o il reddito minimo condizionato proposto dal Movimento 5 Stelle.

D. Un’ultima domanda che anticipa la prossima #parolaperpensare. Che ruolo gioca l’Europa nel nostro futuro economico e sociale e nell’aiutarci a riconnettere in un tessuto coeso primi, resilienti, vulnerabili, penultimi e ultimi? E cosa dovrebbe fare la leadership europea per riguadagnare consenso rispetto alla prospettiva dell’Unione tra le fasce meno abbienti del popolo europeo?

R. Il nostro futuro è legato indissolubilmente a quello dell’Unione Europea. Non ci sono vie alternative. L’Italia deve partecipare attivamente al processo di riforma dell’Unione con proposte concrete. Il presidente francese Macron ha presentato un ambizioso piano di riforme: è un momento favorevole che non va sprecato. È necessario rafforzare l’Unione con una politica fiscale comune, una riforma dell’ESM per una maggiore condivisione dei rischi, ed un sussidio di disoccupazione europeo, come suggerito recentemente anche dal ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz.

* Andrea Roventini è professore associato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

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