Il nucleo tecnico per il PNNR: le nomine di Draghi

Città Futura presenta a voi lettori questo articolo di Giulio Marcon, apparso sulla rivista online ‘Huffington post’, il quale illustra il profilo dei commissari nominati da Draghi nella nuova struttura  appositamente istituita per dirigere il PNRR e la montagna di soldi relativi che si dovranno gestire.

Marcon stigmatizza il fatto che le personalità scelte per un ruolo così delicato siano tutte appartenenti alla area culturale iper – liberista e che questo dato connota una scelta politica di fondo di Mario Draghi, che caratterizza così il suo governo come ministero fortemente intriso da concezioni appartenenti alle destre. Medesime conclusioni le trae Marco Bersani sul ‘Manifesto’ del 19 giugno, e inoltre il sottosegretario Giuseppe Provenzano del PD, si è lasciato scappare una dichiarazione forte dopo che ha conosciuto le nomine nel nuovo apparato tecnico, ‘Nella più grande stagione di investimenti pubblici è opportuno chiamare degli ultras liberisti? Le parole dell’ex sottosegretario hanno aperto nel PD un dibattito vivace sul carattere di questo governo, dibattito sul quale sarà inevitabile tornare. In sostanza si pone la questione di come valutare il governo Draghi, se solo un governo di emergenza oppure un governo pienamente politico che peraltro sposta gli equilibri politici più a destra nel paese. Inoltre, si pone il tema di come affrontare il problema delle destre che ci sono al governo e che pesano all’esterno di esso non poco, ( si pensi allo sbalorditivo dialogo fra Draghi e la Meloni di pochi giorni fa ), e di quanto le forze liberali e progressiste possono arrischiarsi a fare con esse una alleanza e sperare di ‘civilizzarne’ le espressioni più indigeribili. Per ora auguriamo buona lettura nella certezza che non mancherà spazio e tempo per approfondire i temi in esso contenuti e sottesi, grazie.

Ultraliberismo al governo

Il governo ha nominato cinque consulenti per la realizzazione del PNRR, una squadra dove il marchio liberista è ben evidente.

Carlo Stagnaro è direttore del comparto ricerche e studi del sancta sanctorum del liberismo italiano; l’Istituto Bruno Leoni, dove possiamo trovare interventi contro l’acqua pubblica, l’imposta di successione e l’intervento pubblico in economia. Niente di strano per un istituto che ha per titolo: “idee per il libero mercato”. In uno dei suoi ultimi interventi Stagnaro fa le pulci alla proposta G7 della tassazione delle multinazionali che evadono.

Altro liberista è Riccardo Puglisi. Ha un blog dove campeggia il post “In lode di Alberto Alesina”, il capostitipe (scomparso) insieme a Giavazzi dei liberisti italiani. Un tributo scontato. Nei suoi tweet se la prende con la Mazzucato e il keynesismo. Promotore del think thank molto mainstream Tortuga è Francesco Filippucci, che ritwitta lo stesso Puglisi, Calenda e Cottarelli. E poi ci sono Carlo Cambini (Politecnico di Torino) e il bocconiano Marco Percoco, favorevole alla liberalizzazione dei trasporti. Un pezzo di Percoco per la voce.info ha per titolo “L’unica via per la mobilità urbana è la competizione”. Largo ai privati.

Si tratta di una decisione molto grave, a fronte di un impianto del PNRR  che collima in molti punti con l’impostazione e la filosofia liberista e tecnocratica: assenza di politica industriale, incentivi “orizzontali” alle imprese, privatizzazioni, allentamento dei vincoli e dei controlli, governance verticistica, monitoraggio con metodi McKinsey Nel PNRR ci sono poi diversi “favori” a grandi gruppi industriali (come Leonardo ed ENI/SNAM).

La politica economica del governo Draghi – e del PNRR – non solo strizza gli occhi ai liberisti, ma li recluta per controllare meglio la realizzazione dei progetti e delle iniziative previste. Avevamo sperato che – come effetto della crisi gravissima che stiamo attraversando – ci fosse un ripensamento anche in Italia nelle politiche economiche, con l’archiviazione dell’austerità e dei vincoli europei, ma il nostro ottimismo è stato smentito. Si ritorna sulla vecchia strada: al governo Draghi vince la linea di Salvini (e di Forza Italia). Pd, Cinque Stelle e LeU facciano sentire la loro voce.

In Italia non mancano esperti e consulenti competenti ed equilibrati, ma avere scelto proprio questi nomi è un segnale ben preciso in che direzione si vuole andare. Quella sbagliata.

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